Estetica contestuale: differenze tra le versioni

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Estetica contestuale
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Se per [[w:estetica|estetica]] intendiamo quella parte della [[w:filosofia|filosofia]] che si interessa della percezione, della considerazione dell'aspetto esteriore, per 'estetica contestuale' vorremo intendere quel tipo di estetica che considera la percezione, e lo studio di essa finalizzato all'arte, come qualcosa non di isolato, ma di profondamente connesso con l'ambiente, con il contesto.
 
Tutto e nulla, tutto e oltre il nulla, ma comunque pur meno del nulla, una specie di nulla che urge alla forma inizia con una specie di lettera impossibile e improbabile che un insegnante di retorica, grammatica e linguistica scrive a Socrate, che pure non amava la scrittura.
 
'''[[w:Socrate|Socrate]]''' è l'iniziatore del sentire e ragionare moderno, che pure dura tuttora da migliaia di anni e che del resto esisteva anche nella 'preistoria'.
 
Con '''Socrate e [[w:Platone|Platone]]''' ha inizio l'estetica storica, logica, socratica appunto.
 
Con '''[[w:Aristotele|Aristotele]]''' tocca limiti oltre i quali vagano le avanguardie alla ricerca d'unaancora puroggi semprepoco improbabileci masi possibileè Itacainoltrati.
 
 
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== Scrittura mediata e scrittura immediata ==
 
Se quest’ultimoil primo, Socrate, rielabora e presenta le teorie del primo, divenendo a sua volte fonte e punto di riferimento, specie in absentia auctoris, ossia una volta persa la voce stessa dell’autore, allora il secondo, Platone, diviene in pratica un autore che contenga anche il primo: un '''metautore'''.
 
Quando poi si conservi l’originale, come in larga parte della poesia epica, o in parte della poesia comica, si tratta non di sostituzione d’una voce ad un’altra, come fra maestri e discepoli, ma di emulazione in sede tematica e stilistica.
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Il concetto quindi di relazione concerne quei rapporti di dipendenza ideale, ma anche pratica e stilistica che legano a livello espressivo e culturale i poeti, gli scrittori, i parlanti tutti.
 
Oltre la cortina della solitudine, la cecità di [[w:Omero|Omero]] e la follia di [[w:Edipo|Edipo]], sta la parola, che lega e separa, parola e racconto, che discerne e concilia.
 
E come suonano adatte le parole di [[w:Seneca|Seneca]], quando alla madre Elvia scrive dal suo esilio ... io invece preferisco por fine al dolore, non ingannarlo.
 
Perciò ti conduco là dove devono rifugiarsi coloro che sfuggono alla cattiva sorte: agli studi letterari.
 
Ma una relazione scolastica non è solo avvertire le ‘corrispondenze’ che [[w:Foscolo|Foscolo]] o [[w:Baudelaire|Baudelaire]] coglievano fra gli elementi dell’universo.
 
Occorre, per redigere un commento, una relazione su una poesia, un brano di letteratura, un’opera più ampia come una tragedia, una commedia, un poema, leggere molto attentamente l’opera, cercando di cogliere i vari piani del racconto, per comprendere quale sia il livello dei fatti e quello delle idee.
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Un contatto diretto fra personaggi o fra Autore/mittente e lettore/ destinatario è dato dalla seconda persona, che consente approcci esortativi o fàtici.
 
A tale proposito valgono le essenziali organografie di '''[[w:Jakobson|Jakobson]]''' su fattori del messaggio e funzioni linguistiche.
 
Dallo stile partono indicazioni che mi spiegano aspetti sostanziali.
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E viceversa.
 
E’ come se dalla luce di una [[w:stella|stella]], lontana anni luce e forse non più esistente – giacché la luce delle stelle è la loro ‘letteratura’‘[[w:letteratura|letteratura]]’, il loro messaggio capace di viaggiare per anni anche dopo l’esplosione o l’implosione dell’astro – noi fossimo capaci di rilevare conoscenze sulla sua conformazione.
 
Così dal comportamento espressivo dei personaggi dobbiamo rilevare informazioni etiche, sociali, politiche.
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Una volta che, letto Edipo Re, ne ho brevemente narrato la vicenda in una parafrasi, passo, senza che il lettore colga fratture, a parlare delle idee, dei temi che rilevo nell’opera.
 
Se ho letto attentamente l’opera, le letture antologiche e critiche e se ho una minima sì sensibilità personale, riuscirò ad individuare nel dolore dell’abbandono subìto, nella destrezza a sciogliere enigmi provenienti dalla sfera d’Apollodi [[w:Apollo|Apollo]], nell’ignoranza della propria storia, nella violenza imposta al viandante di cui nemmeno sa il nome, nella conquista del potere ottenuto come in una favola e della rovinosa autopunizione l’attualissima tematica edipica, cui non va tolta la complessa analisi freudiana.
 
 
Naturalmente.
'''qui studet optatam cursu contingere metam, multa tulit fecitque puer, sudavit et alsit...'''
 
il giovane che progetta di raggiungere di corsa il traguardo, deve sopportare ogni avversità, sia il caldo che il freddo ...
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'''Strutture paratattiche e ipotattiche.
Funzioni linguistiche.'''
 
La funzione informativa, propria del parlare di questioni oggettive, quella espressiva, legatissima al mittente e tipica dell’espressione del soggettivo, quella fàtica, quando nel messaggio si cerca il contatto comunicativo, la poetica, se la cura fondamentale è nella ricercatezza del’uso del linguaggio, la metalinguistica, se con la parola si parla del linguaggio stesso, e in fine la esortativa, presente nel messaggio che richiama eticamente il destinatario.
 
Carissimo, perdona la mia imprudenza: non chiedo troppo se invoco il tuo pnèuma, la tua Anima, nella speranza che una qualche energia divina, thèia manìa, non priva della necessaria tecnica espressiva, tèkne, opportunamente illumini i moderni, come un tempo illuminò il sommo fra i discepoli, Platone di Atene.
 
'''== Strutture paratattiche e ipotattiche. ==
 
== Funzioni linguistiche.''' ==
Abbiti un forte saluto.
 
 
La '''funzione informativa''', propria del parlare di questioni oggettive, quella '''espressiva''', legatissima al '''mittente''' e tipica dell’espressione del soggettivo, quella '''fàtica''', quando nel messaggio si cerca il contatto comunicativo, la '''poetica''', se la cura fondamentale è nella ricercatezza del’uso del linguaggio, la '''metalinguistica''', se con la parola si parla del linguaggio stesso, e in fineinfine la '''esortativa''', presente nel '''messaggio''' che richiama eticamente il '''destinatario'''.
 
Carissimo, perdona la mia imprudenza: non chiedo troppo se invoco il tuo pnèuma, la tua Anima, nella speranza che una qualche energia divina, thèia manìa, non priva della necessaria tecnica espressiva, tèkne, opportunamente illumini i moderni, come un tempo illuminò il sommo fra i discepoli, Platone di Atene.
 
Abbiti un forte saluto.
 
'''PS ... e non dimenticare le basi dell'estetica che chiamo contestuale e che Tu stesso hai contribuito a formulare:'''
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Uso della figura retorica e del tòpos...ovvero del leit motiv.
 
 
== Platone ==
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Fra le esperienze che ebbe, vi fu anche quella della schiavitù, e non è disdicevole pensare che proprio la democrazia tanto amata e decantata di stampo ateniese portarono '''Socrate''', il filosofo della ricerca in se stessi d'ogni seme di sapienza, alla condanna a morte e Platone alla perdita temporanea della libertà, così cara ai Greci.
 
Mentre scrivo, il pensiero va al [[w:Fedro]]|, ove '''Platone''' traccia una interpretazione dell'anima umana vicinissima a quella attuale.
 
Un '''cavallo nero''', le passioni e le pulsioni, i desideri e gli appetiti, tira impetuosamente un cocchio insieme ad un destriero bianco, che raffigura il '''lògos''', la capacità di progettare e misurare obiettivi e forze.
 
L'auriga cerca di dominare l'irruenza del cavallo nero e di assecondare la docilità del cavallo bianco.
 
Il '''cavallo bianco''' è capace di imparare dietro qualche insegnamento, è docile, da doceo, insegno.
 
Ma il comportamento del '''cavallo nero''' rischia di rendere pericoloso o almeno rischioso il viaggio.
 
Compito della [[w:filosofia|filosofia]] è comprendere e conoscere, della [[w:matematica|matematica]] arrivare all'essenza numerica della conoscenza, dell'arte sublimare ed eternare universalizzandole le emozioni e le sensazioni.
 
Tutte queste cose sono dirette splendidamente al cavallo bianco, all'anima logica.
 
'''E per il cavallo nero, chi si ingegnerà ad escogitare un filo per uscire dal [[w:labirinto|labirinto]] delle emozioni tumultuose ed incamminarsi in sereno sentiero?'''
 
In realtà, sembra strano se non stravagante, è proprio l'universo caotico di questo cavallo a generare la materia prima, l'energia e la spinta dell'attività epistemica dell'uomo nella sua interezza.
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E' per domare gli impulsi formidabili del suo ego che la tempesta da lui contenuta genera l'arte e la folosofia, madre d'ogni conoscenza, d'ogni sapere.
 
Per '''Platone''' l'arte nasce da una scintilla divina, la '''thèia manìa''', che genera l'ispirazione, ma queste sarebbero vane senza la tèkne, la tecnica sapiente dell'artefice, dello scrittore.
 
Anche la '''tèkne''' sarebbe nulla senza il momento della follìa divina che soggioga il poeta, che come un indovino, un sacerdote di Apollo si sente preso, invasato, e parla esprimento un messaggio che è in parte sua invenzione, in parte energia e motivazione che viene da un Dìo.
 
Follia, sì, ma follia quale '''esuberante energia conoscitiva e creativa, capace di trasmettere conoscenza, tecnica, ma tecnica che nasce dopo un impulso divino.'''
 
Follia, ma follia quale esuberante energia conoscitiva e creativa, capace di trasmettere conoscenza, tecnica, ma tecnica che nasce dopo un impulso divino.
Ossia qualcosa di razionale, di logico che lavora su un terreno illogico, irrazionale, praticamente sulla follia.
 
Il tema della '''follia''' non era estraneo alla cultura primigenia delldella terra di '''Ellade.'''
 
Il '''[[w:mito|mito]]''', nato in tempi remoti, forse con il ragionamento stesso, era il racconto, e quindi presupponeva l'esistenza della parola, del lògos, che per i greci era ragione, ma anche parola.
 
L'epos era il racconto anche poetico, solenne delle gesta degne di klèos, di fama.
 
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Il mito non era però il semplice e puro racconto.
 
Era il racconto che nasceva da un eroe, da un dio, da una situazione particolarmente ed iterativamente incisiva.
 
Il mito trasformava quel dio\eroe\situazione in un monito, un didàskalos èpos, un raccontare edificante ed educativo, tanto che con il tempo diveniva indipendente ed autonomo rispetto ad esso.
 
 
La parola.
 
 
== La parola. ==
 
 
Epos e lògos.
 
Ma siamo proprio sicuri che sia un attributo assolutamente 'umano'?
Nella Bibbia un serpente parla ad Eva.
Ed Eva gli rispondeva.
 
Nella [[Bibbia|Bibbia]] un serpente parla ad Eva.
Come poteva la prima donna già parlare e addirittura fare la stessa cosa un rettile?
Ed Eva gli rispondevarisponde.
 
Come poteva mai, sia pure nella finctio phàbulae, nella finzione del racconto fantastico, la prima donna già parlare e addirittura fare la stessa cosa un rettile?
In effetti, tutte le cose, gli animale, le piante 'parlano', hanno un proprio linguaggio, ma pur sempre un linguaggio.
 
In effetti, tutte le cose, gli animaleanimali, le piante 'parlano', hanno un proprio linguaggio, diverso, lontano nella tecnica e nella forma, ma pur sempre un linguaggio.
Parlare vuol dire esprimere un'emozione, un'idea, un concetto non necessariamente con un sistema complesso e strutturato come quello che Sausurre ci va spiegando con le sue teorie linguistiche.
 
Parlare vuol dire esprimere un'emozione, un'idea, un concetto non necessariamente con un sistema complesso e strutturato come quello che [[w:Sausurre|Sausurre]] ci va spiegando con le sue teorie linguistiche.
Per questo motivo, potremmo sospettare che il linguaggio sia in effetti sempre esistito, il linguaggio universale, visto che la memoria umana
di per sé applica alla conoscenza le tecniche del linguaggio ordinario, trasformando un oggetto, una persona, un'idea in un'entità impalpabile paragonabile ad un nucleo simbolico astratto.
 
Per questo motivo, potremmo sospettare che il [[w:linguaggio|linguaggio]] sia in effetti sempre esistito, il '''linguaggio universale''', visto che la memoria umana di per sé applica alla conoscenza le tecniche del linguaggio ordinario, trasformando un oggetto, una persona, un'idea in un'entità impalpabile grafica e fonica paragonabile ad un nucleo simbolico astratto.
Quando è nato il linguaggio come noi lo intendiamo, con suoni e parole, successivamente ordinati grammaticalmente e sintatticamente, è stato perché qualcuno ha intenzionalmente legato dei suoni a certi significati ed ha convinto altri a fare altrettanto rispettando suoni omologhi corrispondenti a significati analoghi.
 
Quando è nato il '''linguaggio''' come noi lo intendiamo, con suoni e parole, successivamente ordinati grammaticalmente e sintatticamente, è stato perché qualcuno ha intenzionalmente legato dei suoni a certi significati ed ha convinto altri a fare altrettanto rispettando suoni omologhi corrispondenti a significati analoghi.
 
 
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[[w:Dante|Dante]] intuisce la naturalezza della diversità e dell'arbitrio linguistici ben prima di Sausurre.
 
Se non esistesse una capacità universale di comunicare, come farebbe il neonato a far capire così bene certe sue esigenze, e le piante a comunicarci sensazioni ed emozioni, ed il Sole a renderci note certe transitorie atmosfere della giornata?
 
'''Ma poi un giorno un gruppo dialcuni mercanti babilonesidella [[w:Mesopotamia|Mesopotamia]] che avevano l'esigenza di controllare le merci escogitano un gruppo di segni dei quali si servivanoserviranno per catalogare i pezzi e le unità di derrata.'''
 
E da quell'espediente è nato l'[[w:alfabeto|alfabeto]] greco, figlio del fenicio, e quello cumano, etrusco, osco, romano, cirillico ...
 
[[Economia|Economia]].
 
Economia.
Legge della casa.
 
Dalla legge per la sopravvivenza della casa è nato il concetto di scambio e di [[commercio|commercio]].
Dal commercio è nato lo strumento linguistico attuale, il sistema comunicativo per antonomasia:
l'alpha\bèto.
 
Tutto quanto [[w:Omero|Omero]] compose, lo compose a memoria.
 
E' probabile che non conoscesse l'alfabeto.
 
Nella sua mente la dea [[Mnemosyne|Mnemosyne]], Memoria, agiva come se esistesse un sistema di [[w:scrittura|scrittura]] universale, utile alla [[w:poesia|poesia]], non ancora [[w:letteratura|letteratura]].
 
Omero era cieco.
 
Sembra incredibile, ma se per sua sventura vivesse oggi, non potrebbe insegnare Greco in un nostro semplice Ginnasio.
 
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Perché da noi i ciechi ... non possono insegnare greco.
 
Il creatore della letteratura non conosceva alfabeto, probabilmente si stava diffondendo nel mondo ellenico prorpioproprio ai suoi tempi, creava con la Mente e pur essendo il Padre dei Poeti, nel nostro paese avrebbe fatto un mestiere diverso dall'insegnare lettere greche.
 
E' anche probabile che, conosciuto l'alfabeto ideato dai fenici, sia stato fra i diffusori, in qualche modo, dello stesso, o fra i primi utenti.
 
Possiamo immaginarlo, non ancora cieco, intento a combattere con quei segnetti su grossi fogli di papiro in una casa di [[w:Smirne|Smirne]], visto che praticava l'Asia minore più che le contrade contigue ai regni di [[w:Micene|Micene]], [[w:Argo|Argo]] o [[w:Tirinto|Tirinto]].
 
'Ma Platone dice altro nella Repubblica, a proposito dell'Arte, della Poesia.
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un intellettuale figlio della sua classe sociale, organico, al suo servizio, ed uno invece tradizionale, disimpegnato o meno, a seconda delle opportune convenienze.
 
E' divenuto famoso il termine 'crociano' per indicare l'atteggiamento dell'intellettuale per nulla compromesso con aspetti e problemi di struttura, pratici, materiali, in quanto per [[w:Benedetto Croce|Benedetto Croce]] la Poesia, l'Arte, non si deve confondere con il pratico, ma deve seguire il senso dell'intuizione e della contemplazione estetica.
 
Poesia e struttura, appunto, sono i binari dell'arte\poesia.
 
E' struttura tutto quanto si versa nel mare della materia: economia, storia.
 
E' poesia quanto, sempre che abbia a che fare con la trasmissione della conoscenza, tende ad interessarsi delle verità più astratte e sublimi.
 
All'interno della poesia stessa è possibile vedere in opera questa dicotomia.
 
La teoria platonica della '''utilità dell'arte''' fu ripresa e sviluppata da un suo allievo: [[w:Aristotele|Aristotele]].
 
Nella Poetica questo grande studioso formula la teoria suggestiva della natura terapeutica dell'arte in generale, del teatro e più specificatamente tragico in particolare.
 
Assistendo allo spettacolo tragico lo spettatorespettatoreche sia incline alla commozione viene spinto a rinunciare agli eventuali atteggiamenti pericolosamente irrazionali e passionali della vita sua precedente ed a intraprendere un itinerario di vita più retto e cònsono alle convenzioni della pòlis, al '''contesto''' ambiente.
 
E' la teoria della natura catartica del [[w:teatro|teatro]] tragico e dell' [[w:Arte|Arte]] in generale.
 
L'arte quindi, la [[w:Poesia|Poesia]], non sarebbero attività in sé e per sé, ludiche in senso restrittivo, edonistiche, capaci solo di distrarre dai problemi, ma assumerebbero un vero ruolo politico e sociale quali '''fattori catastematici''', ossia '''rasserenatori''', come sarebbero stati definiti successivamente dagli epicurei i piaceri non dannosi.
 
La '''metriòtes''', la misura, la temperanza, il 'modus in rebus' orazianodi [[w:Quinto Orazio Flacco|Quinto Orazio Flacco]] e degli [[w:Epicurei|Epicurei]], epicurea, era la virtù precipua per Aristotele, e lo sarà per gli allievi di [[w:Epicuro|Epicuro]].
 
Continua in '''[[Estetica contestuale 2|Estetica contestuale 2]]'''.