Abulafia e i segreti della Torah/Introduzione 2: differenze tra le versioni

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Una delle domande più sconcertanti relative all'impatto di questo trattato è che, sebbene pretenda di essere una guida, è più un enigma, come Warren Zev Harvey ha elaborato in modo acuto seguendo l'osservazione di Maimonide stesso nella sua introduzione alla ''Guida''.<ref>Si veda Warren Zev Harvey, "The Return to Maimonideanism", ''JJS'' 42 (1980):263, nota 1.</ref> Questo è il motivo per cui la presentazione delle sue opinioni qui di seguito è in una certa misura un tentativo di mettere insieme suggerimenti che non sono mai stati trattati sistematicamente né dallo stesso Maimonide né dai suoi numerosi seguaci. Tale mancanza di sistematizzazione ha molto a che fare con l'esoterismo e con la necessità di nascondere alcune visioni che avrebbero potuto essere considerate eterodosse, in quanto differiscono dalle forme tradizionali di ebraismo o dalla memoria collettiva ebraica; alcune delle sue opinioni erano state aspramente criticate, proprio come il neoaristotelismo suscitò persecuzioni da parte di studiosi musulmani e cristiani proprio nello stesso periodo.
 
Un cambiamento importante nella comprensione di molti elementi trovati in una varietà di tradizioni rabbiniche che Maimonide introdusse all'ebraismo è una sua comprensione molto più naturalistica; cioè l'accettazione di un universo organizzato con leggi costanti, talvolta descritto come natura (il neologismo ebraico medievale ''ṭevaʿ'', che deriva dall'arabo ''ṭabīʿah''), che può essere osservato e compreso come riflesso della sapienza divina. Maimonide porta all'ebraismo la forma di un cosmo stabile come inteso in alcune forme della filosofia greca.<ref>Il ruolo svolto dalla nuova comprensione della realtà nell'ebraismo medievale a causa della nuova visione filosofica di un cosmo ordinato, merita un'indagine a parte. Di seguito, affronteremo uno di questi casi di adozione dell'approccio filosofico verso un universo ordinato. Sulla natura come diversa dalla scelta e dagli incidenti nella tradizione aristotelica, vedere le note a piè di pagina di Simon van den Bergh, traduttore di [[w:Averroè|Averroè]], [[:en:w:The Incoherence of the Incoherence|''Tahāfut al-Tahāfut'' (''L’incoerenza dell'incoerenza'')]] (Londra: Oxford University Press, 1954), 1:272; 2:95, note a 145.4; 148, note a 266.1; 149, note a 271.2 e 272.2.</ref> Le prime forme di ebraismo riguardavano il ruolo svolto dalla volontà divina, che interviene liberamente nella creazione e nella storia; dopo Maimonide, la sapienza divina divenne l'interesse primario tra i suoi principali seguaci.
 
Nel reame dell'[[w:antropologia|antropologia]], questa visione si traduce nell'elevare l'attività intellettuale a un ruolo sublime che non aveva svolto in precedenza, dando così al filosofo la funzione di educatore delle masse, almeno in linea di principio. In molti casi, questo ruolo è stato identificato con quello del profeta. Nel caso dell'opera propria di Maimonide, i suoi [[w:Pirush Hamishnayot#I 13 principi della fede|tredici principi di fede]] rappresentano uno di questi sforzi educativi.
 
La dimensione intellettuale della realtà, un nuovo denominatore comune che si intende trovare in Dio, nella natura e nell'uomo, consentì una nuova dinamica tra questi tre fattori. Per generare un simile quadro, i filosofi delle tre religioni dovevano de-antropomorfizzare Dio e gli angeli, disincantare la natura e ridurre l'attività umana ideale esclusivamente ad atti di pura intellezione. Uno dei concetti principali dell'ebraismo adottato dai filosofi musulmani e, in ultima analisi, dai filosofi ellenistici, è l'[[w:Intelletto#Intelletto agente o attivo|Intelletto Agente]] cosmico, inteso nella maggior parte di queste tradizioni come il più basso dei dieci intelletti separati, che a volte è immaginato in modo ipostatico.<ref>Si veda l'importante monografia di Herbert A. Davidson, ''Alfarabi, Avicenna, and Averroes on Intellect: Their Cosmologies, Theories of the Active Intellect, and Theories of Human Intellect'' (New York: Oxford University Press, 1992).</ref>
 
Sebbene questo concetto abbia influenzato molti dei pensatori maimonidei, oltre al cabalista Abramo Abulafia, giocò un ruolo piuttosto marginale nelle principali scuole teosofico-teurgiche della Cabala; anche allora, fu utilizzato concettualmente in modo diverso. La costante attività intellettuale dell'Intelletto Agente riflette l'attività intellettuale di Dio da un lato e dall'altro funge da forma di attività intellettuale ideale che deve essere imitata dall'uomo. Così è stato generato quello che [[w:Aron Gurwitsch|Aron Gurwitsch]] chiama un "contesto gestaltico".<ref>Si veda Aron Gurwitsch, "Phenomenology of Perception: Perceptual Implications", in ''An Invitation to Phenomenology'', cur. James M. Edie (Chicago: Quadrangle Books, 1965):21; Idel, ''Hasidism: Between Ecstasy and Magic'', 49, 111, 203, 272, nota 15; Moshe Idel, "‘Adonay Sefatay Tiftaḥ’: Models of Understanding Prayer in Early Hasidism", ''Kabbalah'' 18 (2008):106–7, nota 265.</ref> Questo contesto di [[w:Psicologia della Gestalt|Gestalt]] unifica la comprensione mentalistica di Dio, quella dei suoi principali intermediari (il sistema degli intelletti separati, specialmente l'ultimo, l'Intelletto Agente), la presenza del divino nella natura e la più alta attività umana, l'attività intellettuale, in un ampio continuum costituito dall'elemento intellettuale che permea tutti i livelli dell'esistenza. Reputo che la consonanza tra i vari aspetti significativi della realtà e la conseguente possibilità per la vita umana attiva costituiscano una profonda struttura noetica che caratterizza sia il pensiero di Maimonide che quello di Abulafia.
{{Nota
|allineamento = destra
|larghezza = 240px
|titolo = I 13 principi della fede<br /><small>(dal ''Pirush Hamishnayot''<ref>''[[w:Pirush Hamishnayot|Pirush Hamishnayot]]'' ebr. di ''Commentario alla Mishnah''.</ref> di Maimonide)</small>
|contenuto = <div style="font-size: .85em;">
#Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, è il Creatore e la Guida di tutti gli esseri creati, e che Egli solo ha creato, crea e creerà tutte le cose.
#Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, è Uno; che non vi è unicità in alcun modo come la Sua, e che Egli solo è nostro Dio, lo è stato, lo è e lo sarà sempre.
#Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, è incorporeo; che non possiede alcuna proprietà materiale; che non esiste assolutamente alcuna somiglianza (fisica) a Lui.
#Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, è il Primo e l'Ultimo.
#Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, è il solo a cui è giusto pregare, e che non è giusto pregare ad altri che a Lui.
#Credo con fede assoluta che tutte le parole dei Profeti siano vere.
#Credo con fede assoluta che la Profezia di [[w:Mosè|Mosè]] nostra Guida, la pace sia con lui, è vera; e che egli è stato il capo dei [[w:Profeti|Profeti]], sia di quelli che l'hanno preceduto, sia di quelli che l'hanno seguito.
#Credo con fede assoluta che tutta la [[w:Torah|Torah]] che ora possediamo, è la stessa che fu data a [[w:Mosè|Mosè]] nostra Guida, la pace sia con lui.
#Credo con fede assoluta che questa Torah non sarà mai sostituita, e che non vi sarà alcuna altra Torah data dal Creatore, benedetto sia il Suo Nome
#Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, conosca tutte le azioni e tutti i pensieri degli esseri umani, come è scritto:"Egli è colui che, solo, ha formato il cuore di loro tutti, che comprende tutte le opere loro." ([[w:Salmi|Salmi]] 33:15).
#Credo con fede assoluta che il Creatore, sia benedetto il Suo Nome, ricompensa coloro che osservano i Suoi Comandamenti e punisce quelli che il trasgrediscono.
#Credo con fede assoluta nella venuta del [[w:Messia#Nell.27ebraismo|Messia]] e, anche se dovesse tardare, pur tuttavia attendo ogni giorno la sua venuta.
#Credo con fede assoluta nella [[w:risurrezione|risurrezione]] dei morti all'ora che sarà volontà del Creatore, benedetto sia il Suo Nome e glorificata sia la Sua rimembranza nei secoli dei secoli.</div>
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Questo concetto unificante fu inteso da Alessandro d'Afrodisia, una delle principali fonti del neoaristotelismo medievale e uno dei principali commentatori antichi di Aristotele, come una potenza che lega insieme l'intero universo, che è inteso come un organismo le cui diverse parti sono permeate da una dimensione spirituale. Questa visione si trova in una serie di testi che a volte sono attribuiti allo stesso Alessandro d'Afrodisia e talvolta a un antico saggio anonimo. Non può essere trovato nelle fonti greche esistenti, ma si trova in Averroè, che propone la teoria secondo cui esiste una potenza intellettuale che lega la totalità della realtà.<ref>Si vedano i tre commentari sulla ''Guida dei perplessi'', Rabbi Shem Tov ibn Falaquera, ''Moreh ha-Moreh'', cur.. Yair Shiffman (Gerusalemme: World Union of Jewish Studies, 2001), 186. Inoltre, sotto la sua influenza, Rabbi Joseph ibn Kaspi, 'Maśkiyyot ha-Kesef'', cur. S. Werbluner (Frankfurt am Main, 1848), rist. in ''Šlošah Qadmonei Mefaršei ha-Moreh'' (Gerusalemme: 1961), 74–75, e Rabbi Moses Narboni, ''Commentario sulla Guida'', in ''Der Commentar des Rabbi Moses Narbonensis, Philosophen aus dem XIV. Jahrhundert, zu dem Werke More Nebuchim des Maimonides'', cur. Jakob Goldenthal (Vienna: K.K. Hof- und Staatsdruckerei, 1852), fol. 16b — tutti riflettono una visione già proposta da Averroè; cfr. Van den Bergh, ''Incoherence of Incoherence'', 1:253–54; 2:143, nota 254.2, che è una discussione che serve da maggior condotto dalle fonti greche del pensiero ebraico. In una delle discussioni presenti in ibn Falaquera, questa potenza è chiamata "pre-eterna", ''qadmon'', proprio come nel testo di Averroè. Se questo concetto specifico avesse o meno influenzato la discussione importante di Maimonide nella ''Guida'', 1:72, Pines, 187–89, dove il mondo intero è considerato un solo organismo, è una questione che necessita di ulteriori indagini. Per altre influenze di Alessandro di Afrodisia su Maimonide, cfr. l'introduzione di Pines alla ''Guida'' , 1:lxiv–lxxv. È possibile ched questa teoria abbia a che fare col tema stoico del cosmo che consiste di una simpatia universale. Per una visione simile nel concetto di Abulafia in merito alle forze naturali che vincolano, si veda la Sezione IV e note. Cfr. anche Idel, ''Studies in Ecstatic Kabbalah'', 79–80, 87, nota 36, e la versione di questa ipotesi presente in ''Theology of Aristotle'', cap. 8.</ref>