Messianismo Chabad e la redenzione del mondo/Esempi di attività messianica chassidica: differenze tra le versioni

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La [[w:Eretz Israel|Terra di Israele]] è sempre stata importante nei movimenti messianici. Si è sempre creduto che la redenzione della nazione fosse collegata alla venuta del Messia in Terra di Israele. Ciò trova i suoi motivi in {{passo biblico2|Genesi|15:18}}: "In quel giorno il Signore concluse un'alleanza con Abramo, dicendo: «Alla tua discendenza io do questa terra»". La Terra d'Israele era centrale anche nella credenza del peccato della nazione, a causa della quale gli ebrei furono allora esiliati. Il pentimento dei peccati a sua volta avrebbe portato ad un ritorno alla Terra. Tale processo di ritorno iniziò coi cabalisti messianici.<ref>Altshuler 2006:152, 156-157. Uno dei primi a trasferirsi nella Terra d'Israele per zelo messianico fu il rabbino [[w:Joseph ben Ephraim Karo|Joseph Karo]] che si stabilì a Safed nel 1536 sia per essere redento sia per redimere mediante mezzi cabalistici. L'immigrazione messianista continuò anche dopo il fallimento del movimento sabbatiano, ma immigrarono anche i discepoli del Gaon di Vilna, i cosiddetti "[[:en:w:perushim|perushim]]", e l'ultimo gruppo ad immigrare con pathos messianista prima dell'ondata sionista furono gli ebrei yemeniti nel 1881. La maggior parte di queste immigrazioni erano legate a credenze e profezie riguardanti la [[w:Fine del mondo|Fine dei Tempi]] e gli immigrati credevano di agire per conto dell'intera nazione ebraica, proclamando il tempo della redenzione.</ref>
 
Le aspirazioni del Besht di andare in Terra d'Israele, così come il suo sostegno ad altri che miravano a Gerusalemme (come [[:en:w:Jacob Joseph of Polonne|Jacob Joseph of Polonne]]), furono messe da parte a causa del suo incontro con il Messia, un'esperienza che concluse anche le suasue aspettative dell'imminente venuta del Messia. Ma non fu così per i discepoli del Besht. Nel 1777 un gruppo di chassidim, discepoli di Rabbi Yechiel Michel di Zolochiv, partì per un viaggio messianico verso la Terra di Israele. Erano guidati da Rabbi [[:en:w:Menachem Mendel of Vitebsk|Menachem Mendel di Vitebsk]] (1730-1788) e dal suo assistente Rabbi [[:en:w:Abraham Kalisker|Abraham di Kolyshki]].<ref>Questi due sono anche conosciuti con i nomi di Rabbi Menahem Mendel di Horodok o Rabbi Mendele Horodoker, e Rabbi Avraham (Katz) di Kalisk o Rabbi Avraham Kalisker. Il primo è oggetto di molte delle storie in ''I racconti dei Chassidim'' di [[w:Martin Buber|Martin Buber]] (anche ital., Guanda, 1992). Il libro di Zalman, la ''Tanya'', potrebbe essere basato sulle sue lettere e Rabbi Abraham di Kolyshki potrebbe essere un contributore della quarta parte della ''Tanya'', ''Iggeret ha- Kodesh''. Divenne il rebbe di Zalman dopo la morte del rabbino Menahem Mendel.</ref> Il primo era il rebbe di Zalman. Zalman esortò i suoi seguaci a sostenere gli immigrati in Israele nelle sue lettere pastorali, ''Iggeret ha-Kodesh''. Aveva creato un fondo per tale compito, ''[[w:Colel Chabad|Collel Chabad]]'' (כולל חב"ד‎), e disse ai suoi chassidim di dare ogni anno il più generosamente possibile a tale fondo, per amore della Terra Santa.<ref>''Lessons in Tanya'', vol. IV 2004:236.</ref>
 
Il 1777 fu un anno di grandi aspettative messianiche, probabilmente originate dai circoli sabbatiani, e si vociferava persino che il Messia fosse arrivato. Queste speranze furono intensificate dalla situazione politica dell'epoca.<ref>Altshuler 2006:67, 172. La Russia ottenne vittorie in Polonia e Turchia durante questo periodo.</ref> Il gruppo voleva stabilirsi in Terra d'Israele per salutare il Messia. Nel tentativo di incentivare la venuta del Messia, pubblicarono l’''Epistola del Besht'', sperando che rivelare i misteri inclusi nella lettera avrebbe perfezionato gli sforzi messianici che il Besht stesso aveva avviato. La lettera fu pubblicata più o meno nello stesso periodo in cui le voci indicavano la redenzione di Israele.<ref>Altshuler 2006:9, 67.</ref> I chassidim che erano immigrati nella Terra di Israele nel 1777 interpretarono il fatto che ci fossero ebrei che immigravano da così tanti luoghi e strati diversi come un segno che il Messia stava sicuramente arrivando.<ref>Altshuler 2006:173. Altshuler scrive a p. 12: "Un movimento messianico di questo tipo non fa distinzione tra la redenzione dell'individuo e la redenzione del popolo ebraico, tramite il quale anche l'individuo sarà redento; il leader del movimento è visto anche come il redentore della nazione; l'anelito alla redenzione si trasforma nella coscienza del credente da visione utopica a forza motrice, attiva nella storia; e le aspettative del credente sono focalizzate sulla Terra d'Israele, ritornando alla quale è come compiere in modo concreto il processo redentore".</ref>