Missione a Israele/Gerusalemme: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m -tag obsoleto
m Corretto: "un accorgimento"
Riga 104:
Il titolo e il ruolo di "profeta" e "cristo" oscillavano nelle scene di falla del quarto evangelista. "Questi è davvero il profeta!" gridano le moltitudini della Galilea ({{passo biblico2|Giovanni|6:14}}). A Gerusalemme "alcuni fra la gente dicevano: «Questi è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Questi è il Cristo!»" ({{passo biblico|Giovanni|7:40}}). Il cieco guarito da Gesù, dice: "È un profeta!" ({{passo biblico|Giovanni|9:17}}). "Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente!" chiede la folla nel Tempio ({{passo biblico|Giovanni|10:24}}). Questo tema di Gesù come profeta appare, mescolato con acclamazioni messianiche, anche negli altri Vangeli. Poco dopo l'Ingresso Trionafale dove l'avevano proclamato "Figlio di Davide", entrando a Gerusalemme le folle di pellegrini spiegano ai gerosolimitani che chiedono spiegazioni: "Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea" ({{passo biblico2|Matteo|21:11}}). E Gesù in ''Q'' si lamenta: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te!" ({{passo biblico2|Luca|13:34}}//{{passo biblico2|Matteo|23:37}}). Il Gesù di Luca antepone un'osservazione a questo lamento, alludendo alla Passione, che applica questa identificazione a se stesso: "Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme" ({{passo biblico2|Luca|13:33}}). E dopo la Crocifissione, due dei suoi discepoli parlano di "Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo" ({{passo biblico2|Luca|24:19}}).
 
Successive tradizioni evangeliche si concentreranno sul termine "Cristo" come designazione più appropriata per Gesù. Ma gli evangelisti formano la base per los viluppo di questa tradizione post-Risurrezione, e ridefiniscono il termine adattandolo a ciò che sannodella vita di Gesù o viceversa. Ma cosa dire di questa acclamazione messianica prima della Risurrezione, quando Gesù era in vita? La testimonianza migliore che abbiamo – senza ambiguità dalle storie evangeliche dell'Ingresso Trionafale; riflettendo inoltre sulle loro descrizioni dell'ultima Pasqua di Gesù in città – è che la folla intorno a Gesù fu la prima a proclamarlo Messia. In Galilea? No. Sulla via verso Gerusalemme. I suoi seguaci più intimi? No: i discepoli sembrano testimoni dell'acclamazione ma non gli iniziatori. Pellegrini, non i suoi stretti collaboratori, sono quelli che danno inizio alle grida di ovazione. Regolarmente? No. ''Solo'' quella Pesach finale. Perché Gesù stesso, agendo in un certo modo – cavalcando in città su un'asina, o rovesciando i tavoli dei cambiavalute nel Tempio – in effetti si proclamò messia per coloro che avevano occhi per vedere, ed i suoi seguaci non fecero altro che riecheggiare questa autoaffermazione? Non credo. L'entrata in città sull'asina seguendo {{passo biblico2|Zaccaria|9:9}} sembra troppo un' accorgimento testuale evangelico. E alla luce del servizio di supporto fornito dai cambiavalute, come anche la vastità della corte del Tempio e la redazione post-70 dei Vangeli, sembra perlomeno incerto se Gesù veramente si adirò con loro. E in ogni caso, un tale gesto non sarebbe proprio sembrato "messianico": il messia combatte i nemici di Israele, non il culto tradizionale di Israele.
 
Allora perché, in questa particolare Pasqua, le folle a Gerusalemme avrebbero proclamato Gesù il Messia? Esaminando questo resoconto – quello dei Vangeli, la nota di Flavio Giuseppe (vedi ''supra''), il successivo risultato degli eventi – gli storici sono come giornalisti che osservano un campo di calcio fangoso giorni dopo la partita, cercando di immaginarsi dal "resoconto" nel fango la sequenza delle varie partite. Quali cause, invisibili o nascoste, potevano plausibilmente aver portato ai risulati noti?