Pensare Maimonide/Maimonide e Shekhinah: differenze tra le versioni
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La ''shekhinah'', come Dio, discende, ma solo figurativamente. Proprio come Dio non viene veramente in una densa nube, così anche la ''shekhinah'' di Dio non discende veramente, o ascende, o si muove. Tutte queste espressioni devono essere comprese come termini figurativi, esempi della Torah che adotta un linguaggio umano.<ref>In ''Guida'' i.26 (citato appresso) Maimonide menzione il dictum rabbinico "la Torah parla nel linguaggio dei figli dell'uomo". Su questa espressione di Maimonide, si veda Nuriel, "Torah Speaks in the Language of Man", 93-9. Sulla nozione dell'adattamento alla debolezza umana che vi si implica, si veda Funkenstein, "Scripture Speaks the Language of Man" e Benin, ''Footprints of God''. Per l'uso di questa espressione nel Talmud, si veda Harris, ''How Do We Know This?'', 33-43.</ref>
Proprio come il venire di Dio è figurativo, così è anche il Suo andare, come apprendiamo in ''Guida'' i.23 (pp. 52-3): "Dice conseguentemente, «Io me ne andrò e tornerò al mio luogo» (Osea {{passo biblico|Osea|5:15}}), il cui significato è che la ''shekhinah'' che era stata tra noi se n'è andata. Questa rimozione viene seguita dalla privazione di provvidenza, per quanto ci riguarda." Dire che la ''shekhinah'' di Dio è stata rimossa è un altro modo di dire, perlomeno in certi contesti, che la cura provvidenziale di Dio è stata ritirata. Ma la provvidenza, come Maimonide ci tiene ad osservare, dipende
Non sorprende che la discussione più estesa della ''shekhinah'' da parte di Maimonide sia nel capitolo dedicato al termine ''shakhon'' (''Guida'' i.25; p. 55):
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