Rivelazione e Cabala/Tradizione e rivelazione: differenze tra le versioni

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{{q|We and all those who follow our intellectual Kabbalah [''Qabbalah muskkelet''], [attain] prophecy by means of the combinations of letters; it will teach us the essence of reality as it is, in an easier way in comparison to
all the [other] ways in existence in the world, despite the fact that the knowledge of the essence of reality is apprehended by much thought. What brings it about [this knowledge] is the combination [of letters], and this combination induces it [the knowledge] as immediately as a youth studies the Bible, then the ''Mishnah'' and ''Gemara’'', he will indubitably achieve it quickly, with perseverance, being better than any [other] thought.<ref>Abulafia, ''Sefer ‘Otzar ‘Eden Ganuz'', fol. 90a. Per i differenti significati del termine Cabala in Abulafia, si veda Idel, "On the Meanings of the term ‘Kabbalah’".</ref>}}
Il tema principale da apprendere dalla Cabala secondo questo cabalista è l'essenza della realtà, non i segreti della Torah. Prevalentemente una preoccupazione filosofica, ispirata dal pensiero di [[Maimonide]], questa conoscenza è tuttavia ottenuta combinando le lettere, un approccio al linguaggio che differisce dalla sua interpretazione più convenzionale nelle modalità di pensiero filosofico.
 
Alcuni contemporanei di Abulafia, i cabalisti che produssero la vasta letteratura zoharica tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo in Castiglia, come anche pochi altri, presumevano che una serie di rivelazioni avessero avuto luogo nel lontano passato e fossero codificate in una serie di libri che costituiscono la fonte principale e primaria della Cabala.<ref>Matt, "The Aura of Secrecy" e Yisraeli, ''The Interpretation of Secrets, passim''.</ref> Sebbene i presunti studiosi antichi a cui era attribuito lo ''[[Zohar]]'' fossero descritti come beneficiari di alcune forme di rivelazione, gli argomenti cabalistici erano concepiti come segreti inerenti al testo biblico che dovevano essere estratti tramite una varietà di dispositivi ermeneutici, a volte come parte di una situazione omiletica — un fenomeno che chiamo "arcanizzazione" — e la loro decodificazione come parte di un'interpretazione pneumatica.<ref>Si veda Idel, ''Absorbing Perfections'', 137–163 e ''Kabbalah: New Perspectives'', 234–249. Da allora svariati studiosi hanno adottato questa categoria. Si vedano, per esempio, Burns, ''Hermeneutics Ancient and Modern'', 135 o Wolfson, ''Through a Speculum'', 329.</ref> Di fondamentale importanza per comprendere il concetto di Cabala nella maggior parte di questa letteratura, è una parabola molto influente che descrive come una bella fanciulla comunica i segreti della Cabala a un giovane uomo desideroso di essere iniziato.<ref>Si veda ''[[Zohar]]'', II, fol. 99b. Questa storia ha avuto diverse interpretazioni tra gli studiosi contemporanei. Si vedano, ''int. al.'', Wolfson, "Beautiful Maiden"; Abrams, "Knowing the Maiden"; Asulin, ''The Mystical Commentary''; Idel, ''Kabbalah: New Perspectives'', 227–229; Bacher, "L’exegese biblique", 36–38; Scholem, ''On the Kabbalah'', 55–56; Talmage, "Apples of Gold", vol. 1, 316–317; Tishby, ''The Wisdom of the Zohar'', vol. 3, 1084–1085; Yisraeli, ''The Interpretation of Secrets''; Benin, ''The Footprints of God'', 168–169; Idel, ''Absorbing Perfections'', 304–305 e, in merito ai successivi riverberi della parabola, Lachover, "Al Gevul ha-Yashan ve-ha-H̠adash'', 38–51; per discussioni chassidiche influenzate dalla parabola zoharica della fanciulla, o perlomeno in tale vena, si vedano Wolfson, ''Circle in the Square'', 23–25, e Yisraeli, ''The Interpretation of Secrets'', 207, 240–241. Secondo Abrams, ''The Female Body of God'', 43, la fanciulla rappresenta un'entità superna femminile, che può essere descritta in termini relativi all'ultima sefirah.</ref> Qui la fonte della Cabala è presentata come una potenza femminile, un simbolo della manifestazione divina conosciuta anche in questo corpus letterario come ''[[w:Shekhinah|Shekhinah]]''. Non più il rabbino (maschio) che preserva gli insegnamenti esoterici per il suo allievo avanzato in materia di [[w:Halakhah|halakhah]], bensì una situazione fondamentalmente erotica, in cui lo studio della Cabala è molto più connesso a un incontro emotivo con una realtà spirituale. In effetti la parabola zoharica fa parte di una critica del comportamento rabbinico da parte di una figura che rappresenta una qualche forma di élite secondaria.<ref>Huss, "A Sage is Preferable to a Prophet" e il suo "The Appearance of the Book", 535–542, come anche ''idem'', "Sefer ha-Zohar", 271–274. Molto del materiale trattato in questi articoli si trova ora nel suo ''Like the Radiance of the Sky''.</ref> In ogni caso, va sottolineato che la stessa parabola fa anche parte di un vettore più complesso che può essere descritto come l'apoteosi della femminilità nella Cabala, una delle cui fasi sarà anche discussa di seguito. Così, a differenza delle tendenze più orientate verso il maschio sia di Nahmanide che di Abulafia, la svolta zoharica cambiò drasticamente la direzione esclusivamente maschile che questa successiva letteratura cabalistica avrebbe potuto sviluppare sulla loro base. In effetti, una delle tante differenze tra le due scuole della fine del tredicesimo secolo è la divergenza del loro atteggiamento nei confronti della femminilità. Mentre Abramo Abulafia segue su questo punto l'atteggiamento chiaramente negativo di Maimonide verso gli elementi femminili, la letteratura zoharica mostra un approccio molto più complesso, che include anche alcuni atteggiamenti abbastanza positivi verso la potenza femminile divina, una questione che sarà certamente importante per la nostra discussione futura in questo studio.<ref>Si veda anche Idel, ''Language'', 14–15</ref> Vorrei sottolineare che, nonostante l'importanza della parabola della bella fanciulla, non sostengo che l'ipostasi femminile sia l'unica fonte della Cabala nella letteratura zoarica.
 
Pur diverse che siano le due scuole cabalistiche della fine del tredicesimo secolo, condividono comunque un importante denominatore comune: credevano che ciò che un cabalista innova ricorrendo a dispositivi esegetici "cabalistici" sia Cabala, creando così la prima e più importante crisi dell'approccio nahmanideo, che aveva identificato la Cabala con la tradizione esoterica come un tipo chiuso di conoscenza. Non meno importante è l'assunto in questa parabola che la mediazione umana delle preziose informazioni che dovrebbero essere attentamente preservate sia emarginata in nome di un incontro con il reame spirituale, sia esso l'Intelletto Agente cosmico inteso come entità maschile, o la ''Shekhinah'', rimuovendo così l'autorità rabbinica dal processo di ricezione o creazione della Cabala. In ogni caso, vorrei sottolineare il fatto che l'innovazione legata all'esegesi e all'esperienza della rivelazione si combinano in queste due scuole, rappresentando un forte allontanamento dagli orizzonti tradizionali di Nahmanide e dei suoi seguaci. Sebbene possano apparire indipendenti l'uno dall'altro, i due approcci sono spesso combinati, creando quella che propongo di chiamare "interpretazione pneumatica". Così l'affidabile cabalista come unica fonte di segreti trasmessi oralmente fu soppiantato da un'entità superiore, maschio o femmina, e la fedeltà della trasmissione fu sostituita dall'ingegnosità dell'applicazione di alcuni dispositivi esegetici cabalistici.
 
A mio parere, la crisi della tradizione esoterica nella Cabala del tredicesimo secolo fu creata da una varietà di processi: da un lato, dal processo sociale di ascesa di un'élite secondaria,<ref>Idel, "Kabbalah and Elites", 5–19.</ref> e dall'altro, dall'arrivo di tecniche esegetiche libere e dalla forgiatura di nuovi e complessi strumenti esegetici che gli stessi cabalisti adoperarono nella seconda parte del tredicesimo secolo.<ref>Si veda Idel, ''Absorbing Perfections'', 430–437; ''idem'', "On angels".</ref>
 
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