Storia della letteratura italiana/Giacomo Leopardi: differenze tra le versioni

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Il conte Giacomo Leopardi nasce il 29 giugno 1798 a Recanati (allora parte dello Stato pontificio), primogenito del conte Monaldo e di Adelaide Antici. La famiglia Leopardi, nonostante si possa annoverare tra le più cospicue della nobiltà terriera locale, versa in condizioni patrimoniali precarie. Per mantenere almeno il decoro esteriore che impone il loro rango, i Leopardi sono costretti a osservare una rigida economia. Il padre è un uomo colto, ma la sua è una cultura accademica e stantìa; professa inoltre idee filoclericali e ha orientamenti politici reazionari e ostili alle idee diffuse dalla rivoluzione francese e dalle campagne napoleoniche. La madre è una donna dalla morale austera e dal carattere autoritario e arcigno. Giacomo cresce dunque in un ambiente bigotto e conservatore, dove la vita familiare si svolge senza confidenze né affetto. Questo in un primo periodo influenza le sue idee e i suoi orientamenti.
 
<u>Leopardi riceve la prima educazione a opera di precettori ecclesiastici</u>. Tuttavia da essi non ha più nulla da imparare quando ha già intorno ai dieci anni d'età. <u>Eccezionalmente portato per lo studio, continua la propria formazione in modo autonomo chiudendosi nella biblioteca paterna per "sette anni di studio matto e disperatissimo", che contribuiscono al deterioramento della sua salute già fragile. In breve tempo impara il latino, il greco e l'ebraico</u>; <u><small>realizza lavori filologici che stupiscono i dotti suoi contemporanei; compone opere erudite</small>,</u> quali la ''Storia dell'astronomia'' (1813) e il ''Saggio sopra gli errori popolari degli antichi'' (1815); <u>traduce classici latini e greci</u> come le ''Odi'' di Orazio, la ''Batracomiomachia'' pseudo-omerica, il primo libro dell<nowiki>'</nowiki>''Odissea'', il secondo dell<nowiki>'</nowiki>''Eneide'' e, infine, <u>scrive moltissimi componimenti poetici (</u>odi, sonetti, canzonette, tragedie). <u>Da questa produzione, sia pure sbalorditiva per un adolescente, emerge comunque una cultura superata, imbevuta di modelli [[../Accademia dell'Arcadia|arcadico]]-illuministici e di un'erudizione arida e accademica</u>. Gli orientamenti politici leopardiani, poi, sono ancora ricalcati su quelli del padre, come dimostra l'orazione ''Agli Italiani per la liberazione del Piceno'' (1815).<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Manzoni e Leopardi | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=121 }}</ref>
 
=== "Dall'erudizione al bello" e dal "bello" al "vero" ===
<u>Tra il 1815 e il 1816 la cultura di Leopardi subisce una conversione,</u> <u>checome egli stesso la definisce, "dall'erudizione al bello</u>". Abbandona gli aridi scrupoli filologici per passare alla lettura appassionata di poeti come Omero, Virgilio e Dante tra gli antichi, Rousseau, Alfieri (in particolare la ''Vita''), Goethe (il ''Werther'') e Foscolo (l<nowiki>'</nowiki>''Ortis'') tra i moderni. <u>Tramite la lettura di Madame de Staël scopre la cultura romantica</u>, nei confronti della quale nutre comunque forti riserve. <u>Il giovane Leopardi trova inoltre la confidenza affettuosa che in famiglia</u> <u>mancava nell'amicizia con</u> l'intellettuale di orientamento classicistico <u>Pietro Giordani,</u> documentata da un folto carteggio. <u><s>Nell'estate del 1817 inizia poi a raccogliere gli appunti che costituiranno lo ''Zibaldone di pensieri''.</s></u>
 
<u>L'atmosfera chiusa di Recanati e del palazzo paterno gli riesce sempre meno sopportabile, al punto da indurlo a tentare la fuga da casa nell'estate del 1819, tentativo che viene scoperto e sventato. Lo stato d'animo che ne consegue, anche dovuto a una malattia agli occhi che non gli permette di leggere, lo getta in uno stato di "nera, orrenda e barbara malinconia". Gli appare allora chiara la nullità di tutte le cose, che sarà il nucleo del suo sistema marcatamente pessimistico. È questa crisi a segnare il passaggio definito da lui stesso dal "bello" al "vero",</u> dalla poesia immaginativa alla filosofia e a una poesia intrisa di meditazione. Il 1819 è anche un anno di intensa sperimentazione: molti filoni sono tentati e altrettanti abbandonati, ma con l<nowiki>'</nowiki>''Infinito'' si inaugura la stagione più originale della poesia leopardiana. Diventano più fitte anche le note dello ''Zibaldone'', il suo diario filosofico e letterario. Negli anni successivi (1820-21) scrive altri idilli e canzoni, la prima delle quali è ''All'Italia'' (1818).<ref name="Baldi122">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Manzoni e Leopardi | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=122 }}</ref>
 
=== Fuori da Recanati ===