Abulafia e i segreti della Torah/Introduzione 1: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
testo
testo
Riga 18:
[[File:Mircea Eliade young.jpg|240px|thumb|<small>[[w:Mircea Eliade|Mircea Eliade]] (1933)</small>]]
[[File:Gershom Scholem 1935 (cropped).jpg|240px|thumb|<small>[[w:Gershom Scholem|Gershom Scholem]] (1935)</small>]]
Le teorie della dissimulazione sono presenti nel pensiero di questi due studiosi in modo piuttosto significativo ma opposto. Possono essere intesi come rappresentanti di due diverse mentalità, riflettendo una famosa opposizione formulata da [[w:Karl Jaspers|Karl Jaspers]]: Strauss rappresenta la mentalità assiale ed Eliade la mentalità preassiale. In altre parole, mentre Strauss abitava un universo intellettuale e abbracciava una critica lontana e implicita dell'essenza dell'ordine sociale e politico ordinario, Eliade credeva personalmente, soprattutto nella sua giovinezza, in quello che io chiamo un universo magico. Questo universo magico è un tipo di realtà – pieno di omologie cosmiche, corrispondenze, segreti e simpatie – che è il luogo di eventi straordinari e miracoli che riflettono una realtà ontologicamente porosa, e non solo antiche credenze religiose.<ref>Si veda Idel, ''Mircea Eliade'', Introduction. Si veda anche il [[Abulafia e i segreti della Torah/Persecuzione e segreti 3|Capitolo III.3]].</ref>
 
Per Strauss, la filosofia occidentale – una preoccupazione preminentemente elitaria – implica una dimensione esoterica in molti casi importanti. Per Eliade, invece, la vera religione – cioè quella arcaica – è essenzialmente essoterica, sebbene il "sacro" possa essere camuffato e quindi possa essere segretamente presente nella natura e negli eventi storici (cioè il profano). Eliade specifica che è all'interno del "banale" che il sacro viene eventualmente mimetizzato. Entrambi gli studiosi furono pensatori conservatori, preoccupati della conservazione della situazione attuale piuttosto che tentare di innescare o far fronte al cambiamento. In un certo senso, i due studiosi consideravano gli eventi antichi – il processo di Socrate ad Atene per Strauss e le visioni del mondo nelle religioni arcaiche per Eliade – come una forma di esperienza sia formativa che superiore rispetto a quella che viene chiamata tradizione giudaico-cristiana.
 
In ciascuno di questi sistemi accademici, possiamo parlare di tipi più universali di attività umane che trascendono i tipi specifici più particolaristici di orientamenti religiosi prevalenti nel presente; ciò che Eliade chiama "orizzonti mentali". In un certo senso, Eliade sottoscrive una forma di ''philosophia perennis'',<ref>Si veda il successivo [[Abulafia e i segreti della Torah/Studi e insegnamento 2|Capitolo II.2]]. Su Eliade e il movimento esoterico nell'Europa Occidentale, si vedano Marcel Tolcea, ''Eliade Ezotericul'', II ed. (Bucharest: EST, 2012); Antoine Faivre, "Modern Western Esoteric Currents in the Works of Mircea Eliade: The Extent and the Limits of their Presence", in Wedemeyer e Doniger, ''Hermeneutics'', 147–57; e Steven M. Wasserstrom, ''Religion after Religion: Gershom Scholem, Mircea Eliade, and Henry Corbin at Eranos'' (Princeton: Princeton University Press, 1999).</ref> come fa Strauss (almeno nella misura in cui lo descrive [[w:Shlomo Pines|Shlomo Pines]]), ma mentre il primo cercava un'ontologia arcaica presocratica, il secondo prendeva come punto di partenza per le sue riflessioni la forma dialogica di Socrate e le sue preoccupazioni politiche come si trovano in Platone.<ref>Pines, "On Leo Strauss".</ref> Tuttavia, mentre Strauss è interessato allo ''status'' dell'élite individuale rispetto alla comunità o società più ampia come parte di un confronto nascosto, Eliade è interessato alla cosiddetta popolazione; vale a dire, con le persone che partecipano alla vita religiosa all'interno della propria società. In effetti, concepisce il punto di svolta nella storia della religione come la violenta imposizione della fede monoteista alla popolazione ebraica da parte di quella che chiama "l'elite ebraica".<ref>Si veda Moshe Idel, ''Ascensions on High in Jewish Mysticism: Pillars, Lines, Ladders'' (Budapest/New York: Central European University Press, 2005), 216–23.</ref>
 
A differenza di Strauss, che si occupava esclusivamente di decodificare il contenuto nascosto di documenti scritti composti esclusivamente da figure d'élite, Eliade era molto più interessato a spiegare i significati religiosi di simboli e rituali naturali che sono caratteristici delle culture per lo più pre-alfabetizzate, cioè con simboli e riti collettivi. Presumeva, tuttavia, che gli uomini arcaici comprendessero una sorta di saggezza segreta per mezzo di pratiche rituali che, sebbene successivamente oscurate dagli sviluppi storici, non sono del tutto irrecuperabili oggi. Nel 1943, osservava nel suo ''Jurnalul Portughez şi alte scrieri (Diario portoghese)'':
{{q|The act of creation,<ref>In questo contesto significa procreazione.</ref> the Eros, is capable of untying primordial powers and visions, of a strength that surpasses by far the contemporary mental horizon; cf. the mystique of the archaic orgies, Dionysus, etc. [...]. If there are certain archaic secrets that are accessible to man as such, to the raw man/animal, then those secrets reveal themselves only to the person who embodies the total Eros, the cosmic one, without problems, without neurasthenia.<ref>Mircea Eliade, ''Jurnalul Portughez şi alte scrieri'', trad. {{en}} Mihai Zamfir, cur. Sorin Alexandrescu (Bucharest: Humanitas, 2006), 1:200–201 — sono in possesso della sola traduzione inglese, che lascio in tale lingua per non farne una terza traduzione in italiano. Sui "segreti dell'universo" in Eliade, si veda anche Idel, ''Mircea Eliade'', 7, 11, 36. Altrove parla dei segreti di diventare divini, cfr. Idel, 13; per discussioni della sua "vita segreta", cfr. 34. Forse si dovrebbe confrontare l'affermazione di Eliade sugli orizzonti mentali perduti i cui segreti possono essere rivelati per mezzo di orge sessuali al concetto ricorrente di "orizzonte dei misteri"; cioè, il regno spirituale dell'uomo presente in diversi scritti del suo amico un po' più anziano di lui, [[w:Lucian Blaga|Lucian Blaga]], inizialmente stampati intorno al 1937 su ''Ştiinţă şi creaţie'' vol. 1, ''Trilogia valorilor'' (Bucharest: Humanitas, 1996), 200–216; ''Artă şi valoare'', vol. 3, ''Trilogia valorilor'' (Bucharest: Humanitas, 1996), 31–32, 154; e ''Diferenţialele divine. Aspecte antropologice. Fiinţa istorică'' (Bucharest: Humanitas, 1997), 143, 147.</ref>}}