Diritto d'autore, copyright e licenze aperte per la cultura nel web/Tipologie di contenuto/Open data: differenze tra le versioni

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Indice del libro

49. Cosa sono gli Open Data?

Gli Open Data (dati aperti) sono dati accessibili a tutti, possono essere liberamente utilizzati, riutilizzati e redistribuiti da chiunque. In base alla licenza d’uso sotto la quale sono distribuiti sono soggetti eventualmente alla citazione della fonte e diverse modalità di condivisione.

Secondo la definizione data dalla Open Knowledge Foundation «un contenuto o un dato si definisce aperto se chiunque è in grado di utilizzarlo, ri-utilizzarlo e ridistribuirlo, soggetto, al massimo, alla richiesta di attribuzione e condivisione allo stesso modo».

Le caratteristiche principali degli Open Data (OD) sono:

  • Disponibilità e accesso;
  • Riutilizzo e ridistribuzione;
  • Partecipazione universale.

Gli Open Data sono definiti anche linked (Linked Open Data) quando possono essere combinati e collegati con altri pur avendo produttori diversi e sono conservati in repository differenti.

Riferimenti:

50. Qual è la differenza tra dati e metadati?

I dati sono le informazioni singole che descrivono un determinato oggetto (es. “Édouard Manet, La primavera, 1881”).

I metadati sono una serie di informazioni sui dati che hanno lo scopo di descriverne il contenuto, la struttura e il contesto (ad esempio “autore”, “titolo”, “anno”...). Esistono diversi sistemi di metadati, ovvero degli insiemi di informazioni come il Dublin Core Metadata Initiative, che rappresenta uno standard per lo scambio di informazioni. Differenti funzionalità di metadati conducono a differenti tipologie:

  • Amministrativi gestionali (usati per la gestione e amministrazione delle risorse informative, p.es. MAG o METS);
  • Descrittivi (dal MARC al Dublin Core);
  • Strutturali;
  • Conservazione (compresa migrazione);
  • Tecnici (comportamento dei metadati e funzionamento dei sistemi);
  • Utilizzo (relativi al livello e al tipo di utilizzo dell’utente).
References:

51. Dove pubblico i miei Open Data?

Esistono diversi portali web (regionali, nazionali, internazionali) dove pubblicare gli Open Data, sia gestiti da istituzioni pubbliche (CulturaItalia, Europeana), sia gestiti da fondazioni no-profit (Wikimedia Foundation), online repository (Internet Archive, Github, Zenodo) o Open Access data journal. Gli Open Data possono essere pubblicati anche sul sito web dell’istituto in formato aperto.

Riferimenti:
  • Dati.gov.it, Dati.gov.it. URL consultato il 22 febbraio 2021.
  • Wikimedia Foundation, su wikimediafoundation.org, Wikimedia Foundation. URL consultato il 22 febbraio 2021.
  • Europeana, su europeana.eu, Europeana. URL consultato il 22 febbraio 2021.
  • Internet Archive, su archive.org, Internet Archive. URL consultato il 22 febbraio 2021.
  • Zenodo, su zenodo.org, Zenodo. URL consultato il 22 febbraio 2021.
  • Directory of Open Access Journals, su doaj.org, Directory of Open Access Journals. URL consultato il 22 febbraio 2021.

52. In che formati pubblico i miei Open Data?

Gli Open Data devono essere pubblicati in formato aperto, ovvero in un formato non proprietario che garantisce la lettura da parte di qualsiasi programma e non presenta alcuna restrizione legale per il suo utilizzo.

I formati più usati per la pubblicazione dei dati aperti sono:

  • XML usato per la definizione dei dati sul web;
  • CSV usato per le informazioni con struttura tabellare;
  • JSON usato per l’interscambio di dati;
  • GeoJSON, KML, GML per i dati geografici;
  • ODT per documenti testuali;
  • ODS per i fogli di calcolo;
  • ODP per documenti di presentazione;
  • RDF per i Linked Open Data (LOD).

La ragione fondamentale per cui è importante chiarire il significato di “aperto” e del perché utilizzare proprio questa definizione, può essere identificata nel concetto di interoperabilità, ovvero la capacità di diversi sistemi e organizzazioni di lavorare insieme (“inter-operare”) o di combinare una base di dati con altre.

53. Quale licenza applico agli Open Data?

Una licenza è uno strumento giuridico che trasmette un diritto, accompagnato da una promessa, da parte del concedente, di non citare in giudizio il beneficiario, qualora tale diritto venisse esercitato; è una sorta di autorizzazione a fare qualche cosa o a usare un bene che altrimenti, senza licenza, non sarebbe consentito per legge. Nel contesto delle norme sui diritti di proprietà, una licenza è un permesso unilaterale di usare una proprietà di qualcun altro. Così avviene anche per i beni immateriali. Non è sufficiente applicare una licenza al fine di rendere una risorsa “aperta”, ma la risorsa deve essere “aperta” in termini di interoperabilità reale ed efficace, evitando l’uso di licenze soltanto come qualcosa di moda. Esistono licenze chiuse e licenze aperte. Le licenze vanno applicate dal detentore dei diritti e sono applicabili al materiale soggetto a tutela. A grandi linee le tipologie di licenze aperte si dividono in:

  • Creative Commons (CC);
  • Open Government Licence (OGL);
  • Open Data Commons (ODC);
  • Public Domain (PD).

Nel settore dei beni culturali vengono utilizzate anche le licenze Rights Statements sviluppate specificatamente per le piattaforme di aggregazione come Europeana I differenti tipi di informazione (codice, contenuti, dati) necessitano di licenze adatte alle diverse tipologie di materiale che possono presentare uno status di diritti differenziati. Per esempio esistono licenze progettate per contenuti - come le licenze Creative Commons o le licenze specifiche per il codice, tipiche degli ambienti Free Software, o F/OSS. Sulla scia delle Creative Commons nasce il movimento “Open Data Commons” che prevede licenze specifiche per i “dati”, ma essendo il più giovane tra i movimenti fratelli è tuttora circondato da una certa confusione nel declinarne la definizione stessa di “Open Data”.

CC0 1.0 dedica al pubblico dominio, nessun diritto d’autore, è uno strumento legale con il quale il titolare dei diritti dichiara che non è necessario attribuire l’opera al suo autore in quanto l’autore ha rinunciato ai diritti (anche morali, nelle legislazioni ove è ammesso) e consente all’utente di modificare, condividere l’opera anche a scopo commerciale.

54. I raw data (o “dati grezzi”) possono essere soggetti a diritto d’autore?

Il singolo dato in quanto tale non possiede sufficiente “creatività” da garantire l’insorgenza di un diritto d’autore su di esso. Vige, infatti, il principio generale della non proteggibilità del dato in sé ai sensi della legge sul diritto d’autore. Tuttavia, in base alle normative europee esistenti, può sussistere un diritto d’autore sul complesso dei dati prodotti, nei casi in cui tale complesso di dati venga pubblicato per la prima volta in assoluto oppure vengano introdotte delle innovazioni, nel contenuto o nella forma di correlazione dei dati, tale da giustificare una protezione del lavoro inedito svolto.

55. Cosa sono i FAIR data?

Per “FAIR data” si intendono i dati aperti prodotti in ambito di ricerca universitaria e/o scientifica e messi a disposizione del pubblico, secondo i cosiddetti “principi FAIR”, ossia:

  • Findability: i dati devono essere facilmente rintracciabili nella loro interezza;
  • Accessibility: i dati devono essere liberamente accessibili da tutti nella loro interezza;
  • Interoperability: i dati devono essere pubblicati in formati e con protocolli di scambio che permettano il più ampio riutilizzo possibile, possibilmente open source;
  • Reusability: i dati devono essere pubblicati con una licenza che ne permetta il più ampio riutilizzo possibile.
Riferimenti: FAIR Principles, su go-fair.org, Go FAIR. URL consultato il 22 febbraio 2021.