Divina Commedia/Inferno/Canto I: differenze tra le versioni

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*'''la diritta via''': più precisamente degli altri commentatori (che in generale danno come spiegazione: «la via della virtù»), Pietro di Dante ha penetrato il vero valore di questa espressione: l'origine dell'anima umana è il cielo, e l'anima naturalmente desidera tornare nella sua patria, cioè a Dio; altrimenti devia dalla strada diritta, cosa che l'uomo può fare, unico nella natura, grazie al libero arbitrio. Tale senso profondo della «via diritta», che porta l'uomo al suo fine, cioè a Dio – metafora anch'essa ben antica e radicata nel ''Vangelo –'' regge, come si vedrà, tutta l'invenzione del viaggio dantesco.
 
*'''era smarrita''': e non perduta, notano già gli antichi commentatori, perché poteva ancora ritrovarla: «questa via...si smarrisce...perché chi vuole la può ritrovare, mentre nella presente vita stiamo» (Boccaccio). Tuttavia in questo momento essa appare ben lontana. Questo terzo verso, con la sua precisa cadenza, mantiene e conclude la linea piana dei primi due. Il «sermo humilis» (stile umile), a tutti accessibile, e proprio della Scrittura secondo S. Agostino, sembra voler intonare fin dal principio il sacro poema dell'aldilà («è di tono dimesso e umile» dirà danteDante del linguaggio della ''Commedia'' in ''Ep.''. XIII 31). Ma tale linguaggio è il risultato di un'arte profonda. Si osservi come questa prima terzina imposti la situazione in modo tanto perentorio quanto semplice: prima il tempo e lo spazio – cioè le dimensioni esteriori – e infine la dimensione interiore, e tragica, che è il reale punto di partenza della storia.
 
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