Il Nome di Dio nell'Ebraismo/I settanta volti di Dio: differenze tra le versioni

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Dopo aver analizzato il ruolo di Metatron nel Talmud, questo Capitolo esaminerà lo sviluppo di tali tradizioni sull'Angelo del Nome nella ''[[w:Heikhalot|letteratura Hekhalot]]''. Spero di stabilire che le molteplici stratificazioni angeliche che alcuni studiosi hanno visto come rappresentanti di un monoteismo gravemente compromesso, possano essere lette anche come una sofisticata onomatologia.
 
La maggior parte della letteratura Hekhalot risale al periodo compreso tra il IV e il X secolo p.e.v.<ref>La datazione originale di Gershom Scholem (1965) collocava i testi tra il II e il IV secolo, ma ora è stata soppiantata. Il dibattito è ancora in corso sulla precisa natura del rapporto tra le tradizioni che si trovano nei testi Hekhalot e quei passi simili nel ''Bavli'' (discussi nel [[Il Nome di Dio nell'Ebraismo/Il Nome intenzionale|Capitolo 3]]). Per una panoramica delle opinioni opposte, vedere Ra’anan Boustan (2011), in particolare 499n60.</ref> e comprende diversi testi importanti e alcuni altri brani terziari. I testi principali sono ''Hekhalot Zutarti'' ("I Palazzi Inferiori"), ''Hekhalot Rabbati'' ("I Palazzi Superiori"), ''Ma’aseh Merkavah'' (("Resoconto del Carro")), ''Merkavah Rabbah'' ("Il Grande Carro") e ''[[w:Terzo libro di Enoch|3 Enoch]]'' (noto anche col titolo ''[[w:Terzo libro di Enoch|Sepher Hekhalot]]'', "Libro dei Palazzi"). Diffuso in tutto il ''corpus'' è del materiale relativo alle tradizioni di ''[[w:Shi'ur Qomah|Shi’ur Qomah]]'' ("Misura del Corpo Divino") e ''Sar Torah'' ("Principe della Torah").<ref>Il primo elabora la descrizione di Metatron del corpo di Dio, in modo che il mistico conosca "la misura del nostro creatore". Gli vengono presentati sia nomi arcani impronunciabili che misurazioni incredibilmente enormi per ciascuna delle parti dell'anatomia di Dio, effettivamente traducendo Dio in parole e numeri. Le descrizioni iniziano dalla pianta dei piedi fino ai lineamenti del viso e della corona in testa, spesso includendo le lettere scritte sulla corona e sulla fronte. Il secondo descrive i rituali per far discendere l'angelo (di nuovo spesso Metatron) che assisterà nel compito di memorizzare la Torah.</ref> Tuttavia, è saggio prendere nota delle avvertenze riguardanti la rigida stratificazione di materiale nelle singole unità e della riconosciuta diversità di provenienza e teologia. Joseph Dan ha concluso che la letteratura "non dovrebbe essere vista come il prodotto di una scuola di mistici mossi da una teologia comune" (1998, 233). Tenendo a mente queste informazioni, cercherò di trattare la letteratura Hekhalot come un corpo di tradizione testuale, al fine di trovare le conclusioni che esistono al suo interno.
 
I temi di base dei testi sono l'ascesa metodica di un rabbino, spesso [[w:Rabbi Akiva|Akiva]] o [[w:Rabbi Ishmael|Ishmael]], la loro processione attraverso i vari cieli, oltre i guardiani angelici, e infine la loro partecipazione alla liturgia angelica in lode di Dio. In questi testi, incontriamo molte diverse figure angeliche che hanno nomi individuali, che hanno titoli generali e che incorporano il Nome di Dio, il Tetragramma. Nella letteratura, gli angeli sono spesso descritti come portatori del Nome di Dio. Ciò viene fatto in vari modi: le lettere sono apposte dopo il proprio nome, come nel caso di Akatriel YHWH; sono integrate nel nome dell'angelo, come in SQDHWZYH;<ref>Si veda anche Sem.Rab.29:2, su {{passo biblico2|Salmi|68:18}}: "Un'altra spiegazione di ‘Adonai è tra loro’. I saggi dicono: Il nome di Dio era unito al nome di ogni [angelo], Michele e Gabriele [ecc.]." Cfr. Midr.Tanh. ''Mishpatim'' 18, che tutti gli angeli hanno in comune il Nome di Dio. Questi ultimi passi, tuttavia, si riferiscono certamente alla comune aggiunta della parola ''‘el'' ai nomi angelici. Come osserva Idel (2009, 114), la letteratura Hekhalot differisce dalla letteratura rabbinica normativa nell'uso del Tetragramma piuttosto che ''‘el'' teoforicamente. Sull'iscrizione degli angeli con il Nome si veda il [[Il Nome di Dio nell%27Ebraismo/Perdere il Nome#cite note-14|Capitolo 2, Nota 14]].</ref> oppure le lettere sono istoriate su un mantello, un anello o una corona.<ref>Il gigantesco principe infuocato Keruvi’el indossa una corona di santità "con il sacro nome inciso su di essa" (3En.22:5). Akatriel ha spesso il suo nome inciso sulla corona di Dio (stranamente, poiché il suo nome sembra significare "Corona di Dio". La corona si riferisce quindi all'angelo, o l'angelo alla corona?). In 3En.13 Dio scrive sulla corona di Metatron le lettere con le quali furono creati il ​​cielo e la terra e i loro elementi. Parimenti, Metatron porta le lettere "con le quali furono creati il ​​cielo e la terra e sigillati con l'anello[-sigillo] di ''Ehyeh Asher Ehyeh''" (''Sefer Raziel'' 261-2). In HekhR, Anafiel tiene l'anello-sigillo che porta il suggello del cielo e della terra (§242). Queste lettere sono probabilmente quelle del nome di Dio (cfr. Capitolo 1), e le corone degli angeli potrebbero essere collegate a ''TG Neof.'' e ''Ps.-J.'' a Esodo 32:25ss. che raffigurano gli israeliti che indossano corone d'oro recanti "il nome grande e glorioso". È inoltre possibile che la corona/veste che porta il Nome sia correlata alla veste della creazione (cfr. Fossum, 1985, 290; Gen.Rab.3:4; Pirq. R El.3 e specialmente il geonico ''Sefer HaMalbush'', descritto in Scholem 1996, 136ss.). In ''Odi'' 4:8, gli angeli sono "rivestiti" del Nome. Sulle immagini della corona nel misticismo ebraico, si veda Green (1997).</ref>