Missione a Israele/Verità evangeliche: differenze tra le versioni

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In breve, mentre l'insegnamento di Gesù fu orale e il suo contesto ebraico, aramaico, rurale e palestinese, quello degli evangelisti è scritto, misto (cioè, sia ebraico che gentile), linguisticamente greco e probabilmente nella matrice della città diasporica. Gettati oltre il divario tra queste distinzioni, attraverso tempo, spazio, cultura ed etnia, stanno i filamenti umani della tradizione orale. In definitiva, molte storie e detti presentati nei Vangeli probabilmente risalgono, tramite queste varie frontiere, ai seguaci originali di Gesù. Tuttavia, la testimonianza oculare non è mai scientifica o obiettiva, prima di tutto perché il testimone è umano. In questo caso particolare, la loro convinzione che Gesù fosse risorto dai morti, o che egli fosse l'agente speciale di Dio che compiva nella storia la redenzione di Israele e del mondo, avrebbe inevitabilmente influenzato i resoconti che tali testimoni diedero poi: altri testimoni, non così convinti, avrebbero parlato differentemente, e forse lo fecero.<ref>Cfr. {{passo biblico2|Matteo|28:17}}.</ref>
 
Inoltre, queste storie furono dette e ridette – da quelli delle generazione originale durante le proprie vite; da successive e intermedie generazioni poi – prima di raggiungere la stabilità relativa della scrittura. Revisione e amplificazione inevitabilmente corre lungo questa catena di trasmissione, anche perchèperché i suoi anelli sono umani. Poiché non esiste modo di confrontare tradizioni orali successive con quelle precedenti, il grado di cambiamento o distorsione introdotto nella tradizione mentre si evolve, come le persone stesse che la ricevette e trasmise, si perde, silenziato dalla morte.
 
Né il conseguimento finale della forma scritta stabilizzò completamente tali tradizioni da e su Gesù, come mostra un semplice confronto di questi quattro Vangeli. I Vangeli differiscono tra di loro. A volte la questione è innegabile ma apparentemente senza importanza: per esempio, in {{passo biblico2|Marco|8:27}} Gesù chiede ai suoi discepoli: "Chi dice la gente che io sia?"; ma in {{passo biblico2|Matteo|16:13}} egli chiede: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?" Ma esistono divergenze ben più grandi. Alla fine di questa scena, la Confessione a Cesarea di Filippo, Gesù rimprovera Pietro chiamandolo Satana in Marco e Matteo ({{passo biblico|Marco|8:33}}/{{passo biblico|Matteo|16:23}}: "Vattene via da me, Satana!"); in Luca Gesù non dice niente (cfr. {{passo biblico|Luca|9:22}}); il Vangelo di Giovanni manca di tale scena (sebbene cfr. {{passo biblico|Giovanni|6:68-69}}). Mentre il Gesù di Marco sembra apertamente ostile alle osservanze ebraiche tradizionali,<ref>Cfr. per es. {{passo biblico2|Marco|7:1-23}} e il commento di Marco al v. 19.</ref> il Gesù di Matteo, nel [[w:Discorso della Montagna|Sermone della Montagna]], le sostiene attivamente ("Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento", {{passo biblico|Matteo|5:17}}). E via dicendo.