Introduzione allo Zohar/Capitolo X: differenze tra le versioni

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Fu in questo periodo che lo ''Zohar'' venne considerato non solo un libro antico e sacro, ma anche un testo ''canonico'', autorevole quanto la Bibbia o il Talmud. L'autorità dello ''Zohar'' come fonte primaria di verità mistica era stata già presa in considerazione dai cabalisti del quattordicesimo secolo, alcuni dei quali erano arrivati a stimare la sua parola come superiore a quella di Naḥmanide, per esempio, a causa della presunta maggiore antichità. Naḥmanide era considerato da questi come una fonte "moderna", la cui parola poteva esser messa da parte da una citazione contraria presa dall'opera di Rabbi Shim’on figlio di Yoḥai. Tuttavia, nel sedicesimo secolo si arrivò a dire che lo stesso Elia era apparso a Rabbi Shim’on, e allora l'autorità dello ''Zohar'' divenne quella del Cielo stesso. Meir ibn Gabbai tracciò la tradizione cabalistica indietro fino al Sinai, affermando che i segreti zoharici furono dati a Mosè insieme alla Torah Scritta.
 
[[File:Brockhaus and Efron Jewish Encyclopedia e13 783-0.jpg|thumb|<small>[[w:Sabbatai Zevi|Sabbatai Zevi]] ritratto secondo un testimone oculare, Smirne, 1666</small>]]
[[File:Nathan of Gaza.jpg|thumb|<small>[[w:Nathan di Gaza|Nathan di Gaza]]</small>]]
[[File:Jakub Frank.jpg|thumb|<small>[[:en:w:Jacob Frank|Jacob Frank]]</small>]]
Lo ''status'' canonico, nel contesto dell'ebraismo, comporta in sé un'autorità halakhica oltre che un prestigio mistico. Se lo ''Zohar'' conteneva il "vero" significato sia della Torah Scritta che di quella Orale, poteva essere usata anche come fonte di autorità legale, specialmente in materie rituali e liturgiche? Tale questione emerse tra gli studiosi halakhici, specialmente in quei rari casi in cui lo ''Zohar'' sembrava contraddire l'opinione maggioritaria dei rabbini che decidevano la legge sulla base di precedenti talmudici e la sua formulazione in [[w:storia dei responsa nell'ebraismo|responsa]] e codici. In effetti, come hanno dimostrato gli studiosi, questi casi si collegano a usanze locali — lo ''Zohar'' costumanze franco-tedesche o spagnole antiche, mentre la ''halakhah'' decideva in favore di altre. Un esempio classico di tali dispute halakhiche che coinvolga lo ''Zohar'' riguarda l'indossare i ''[[w:tefillin|tefillin]]'' nei giorni intermedi di [[w:Pesach|Pesaḥ]] e [[w:Sukkot|Sukkot]]. Lo ''Zohar'' si esprime alquanto fortemente sulla questione, considerando che indossare i tefillin in quei giorni sia un insulto alla festività e un virtuale sacrilegio. Sebbene i codici halakhici in maggioranza tendessero all'incontrario, alcune autorità halakhiche accettarono la versione dello ''Zohar'' e l'uso dei ''tefillin'' in quei giorni venne rifiutato da tutte le comunità [[w:sefarditi|sefardite]] (e in seguito [[w:Chassidismo|chassidiche]]).
 
Grazie all'influenza del revival degli studi mistici a Safed, la Cabala divenne largamente conosciuta tra gli ebrei dell'Europa orientale nel diciassettesimo secolo. Le opere di Rabbi [[w:Isaiah Horowitz|Isaiah Horowitz]], un cabalista di Praga che in seguito si stabilì a Gerusalemme, portò gli insegnamenti di Ibn Gabbai e Cordovero, tra gli altri, a predicatori in tutte le comunità aschenazite. Anche qui, lo ''Zohar'' venne citato molto spesso e diffusamente. I libri di preghiera con commentari cabalistici, inclusi quelli sia di Cordovero che di Horowitz, portò il pensiero cabalistico nel reame della reale pratica sinagogale. La Cabala alquanto mitica di [[w:Naftali Hertz Ben Yaakov Elchanan|Naftali Bacharach]], autore tedesco di ''Emeq ha-Melekh'' (Valle del Re) del XVII secolo, è soprattutto influenzata da linguaggio e immagini dello ''Zohar''.
 
Un'altra area di crescente canonicità dello ''Zohar'' è riflessa nel suo uso in contesti liturgici e la sua presenza nella pratica religiosa quotidiana. Vari ''Tiqqunim'' "Ordini" cabalistici furono pubblicati lungo tutto il corso del XVII e XVIII secolo. Questi includono molto raccolte di passi dello ''Zohar'' da recitarsi durante le vigilie di ''Shavu’ot'' e ''Hosha’na Rabbah'', alla tavola del Shabbat, e in varie altre occasioni. Si venne a ritenere in questo periodo che la recitazione orale dello ''Zohar'' fosse efficace anche per coloro che non comprendevano il suo significato. Nel diciannovesimo secolo, edizioni vocalizzate dello ''Zohar'' furono stampate per permettere tale situazione e assicurare che la recitazione fosse comunque svolta con un certo grado di accuratezza. Ci furono inoltre vari digesti prodotti per la recitazione/studio quotidiani, specialmente nel diciottesimo secolo. Il più diffuso di questi era intitolato ''Ḥoq le-Yisra’el'' (Cairo, 1740), che includeva passi da recitarsi ogni giorno dalla Torah, da Profeti, Hagiographa, Mishnah, Talmud, ''Zohar'', guide etiche e digesti legali. La ''Ḥemdat Yamim'', un compedio anonimo di prassi cabalistica (Izmir, 1731/32), prescrive letture dallo ''Zohar'' per tutte le occasioni nell'anno liturgico ebraico. In entrambi questi ''compendia'', vediamo lo ''Zohar'' all'apice della sua accettazione e integrazione nel regime quotidiano della vita spirituale ebraica.
 
Nel tardo diciassettesimo secolo e primi del diciottesimo, il movimento messianico intorno a [[w:Sabbatai Zevi|Sabbatai Zevi]] (1626-1676) si diffuse per tutte le comunità ebraiche. Nelle forme più radicali di sabbatianismo, lo ''Zohar'' ebbe ancor più peso man mano che autorità della legge talmudica veniva messa in dubbio. Il sistema cabalistico di [[w:Nathan di Gaza|Nathan di Gaza]], (1643/4-1680), il grande profeta del sabbatianismo, si basa sulle immagini dello ''Zohar'' e la sua devozione venne fortemente propagandata in tutta la storia del sabbatianismo. Alcuni dei successivi sabbatiani aschenaziti – seguaci di [[:en:w:Jacob Frank|Jacob Frank]] – vennero a chiamarsi "Zohariti", ebrei che seguivano l'autorità dello ''Zohar'' mentre rifiutavano quella del talmud e dei rabbini. Questa sarebbe stata comunque un'affermazione spuria se si fosse chiesta l'opinione degli autori dello ''Zohar'', i quali non avevano assolutamente nessuna intenzione di ribellarsi all'autorità del Talmud. Ma di quei tempi (e in quei circoli) lo ''Zohar'' veniva letto attraverso le lenti di interpreti radicali quali il ''Ra’aya Meheimna'', il ''Sefer ha-Qanah'' del XV secolo, l'opera anonima ''Galei Razayya'', e gli scritti di Nathan di Gaza. Visto quale fonte di questa tradizione letteraria, lo ''Zohar'' poteva veramente essere interpretato come opera molto radicale.
 
[[File:Adolf jellinek 1860.jpg|thumb|<small>[[w:Adolf Jellinek|Adolf Jellinek]]</small>]]
Il declino del sabbatianismo a metà del XVIII secolo precedette solo di alcuni decenni l'inizio dell'[[w:Illuminismo|Illuminismo]] nell'Europa occidentale e l'ammissione degli ebrei in una società più aperta e religiosamente tollerante. Man mano che vasti numeri di ebrei si entusiasmavano e sostenevano ciò che reputavano fosse la loro emancipazione, si diffusero letture di ebraismo che supportavano o si adattavano a tale nuova situazione. Una caratteristica di questo emergente ebraismo post-Illuminismo, sia nella sua versione [[w:Ebraismo riformato|riformata]] che in quella [[w:Ebraismo ortodosso|ortodossa]], fu un manifesto rifiuto o un tacito accantonamento della Cabala e dello ''Zohar'' in particolare. Scholem scrisse un saggio in merito a diversi oscuri personaggi del diciannovesimo secolo che designò "Gli Ultimi Cabalisti in Germania". Abbiamo già parlato delle opinioni negative di [[w:Heinrich Graetz|Heinrich Graetz]] sullo ''Zohar'', posizione che venne largamente condivisa dai suoi contemporanei. Sebbene ci fossero alcuni studiosi nel periodo della ''Wissenschaft des Judentums'' ([[w:Adolf Jellinek|Adolf Jellinek]] di Vienna è il più notevole) che studiarono lo ''Zohar'', questi venne in gran parte trascurato dagli ebrei occidentali per tutto il XIX secolo e inizi del XX.