Messianismo Chabad e la redenzione del mondo/Tenacia nell'attesa messianica: differenze tra le versioni

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Secondo Rabbi Yosef Yitzchok, il tempo del Messia era il tempo in cui gli ebrei si sarebbero raffreddati nella loro fede e nello ''yiddishkeit''. Era ovviamente il momento giusto per prendere coscienza delle promesse contenute nelle profezie bibliche e per vederle adempiute. L'Esodo diventa sia per Zalman che per Rabbi Yosef Yitzchok un simbolo di ciò che deve avvenire durante i giorni prima dell'avvento del Messia. L'anima ebrea doveva affrontare ostacoli da superare: ostacoli all'obbedienza dei comandamenti, che a loro volta devono essere adempiuti per rendere questo mondo un luogo per Dio. Come spiegato nel Capitolo tre, secondo la ''Tanya'' il compito di rendere la terra una dimora per Dio è lo scopo messianico della creazione.
 
Rabbi Yosef Yitzchok descrisse i tempi difficili anche come "spine nella carne". Tali spine erano in realtà prove per il Tempo della Fine, ma Rabbi Yosef Yitzchok ancora una volta fornì ottimismo ai suoi seguaci: a ogni ebreo era stato dato il potere di vincere, in particolare attraverso il potere del sacrificio di sé (מסירת נפש ''mesirat nefesh'').<ref>Il potere di ''mesirat nefesh'' è spiegato da Rabbi Yosef Yitzchok sulla base della ''Tanya'', cap. 51: la principale forza vitale di una persona sta nel cervello, da cui la vita si distribuisce in tutte le parti del corpo. Allo stesso modo l'anima dà vita al corpo, poiché il corpo è in realtà solo un indumento per l'anima. Tutti gli organi del corpo sono soggetti all'anima.</ref> Fa riferimento alla ''Tanya'', ma non ai passaggi della ''Tanya'' che parlano specificamente del sacrificio di sé. Invece egli cita l'insegnamento di Zalman su come il cervello abbia autorità sul cuore. Il punto di Zalman è che è possibile obbedire ai comandamenti — fissandovi intellettualmente la mente e contemplando Dio. Tuttavia, la ''Tanya'', capitolo 51, a cui si riferisce Rabbi Yosef Yitzchok, fa anche un collegamento con la capacità di sacrificio di ogni ebreo, dicendo che l’''Ein Sof'' riempie tutti i mondi, e inoltre che l'essenza di ''Ein Sof'' è la stessa sia nel mondo superiore che in quello inferiore. Il concetto di sacrificio di sé è spiegato nella ''Tanya'' in diverse occasioni. Il motivo per cui Rabbi Yosef Yitzchok sembra così riluttante a fare riferimento alla ''Tanya'', anche se i suoi temi principali sono presi direttamente da essa, non è chiara. È possibile che gli insegnamenti della ''Tanya'' siano così ben noti ai Lubavitcher che non è necessario alcun riferimento. Una teoria più plausibile è che si pensava che le fonti bibliche e rabbiniche avrebbero avuto un impatto maggiore su quei lettori che non erano necessariamente Lubavitcher, e che Chabad voleva raggiungere. Il desiderio di raggiungere una "nuova terra" è evidente nella decisione di stampare materiale in inglese e in altre importanti lingue moderne, tra cui anche l'italiano in tempi recenti. Il messaggio che i Lubavitcher vogliono trasmettere è che sono fermamente fondati sulla Bibbia e su fonti rabbiniche e che la credenza messianica è centrale in tutte queste cose.
 
Rabbi Yosef Yitzchok disse che la forza dell'autosacrificio si sarebbe rivelata ancora più fortemente alla fine dell'esilio che al tempo del Tempio, e quindi le persone in questi ultimi giorni avrebbero avuto sufficiente potenza per sopportare qualunque difficoltà si presentasse. Ciò che è necessario è la semplice fede in Dio e nella venuta del Messia. Anche, come dice Rabbi Yosef Yitzchok, i "semplici ebrei", cioè quelli con fede semplice, superano gli studiosi perché hanno un ''mesirat nefesh'' più grande e avranno la forza di resistere.<ref>Schneersohn 1999:8, 18.</ref> Il concetto di sacrificio di sé è per Zalman connesso alla santificazione di Dio e la rivelazione della gloria di Dio sugli uomini, come quando qualcuno si impegna nello studio della Torah o nel raduno di dieci uomini (מניין ''[[w:minian|minyan]]''). La ''Tanya'' esprime come ogni ebreo abbia la capacità di abnegare completamente se stesso in Dio,<ref>''Tanya'' cap. 6.</ref> e quindi, come fa Rabbi Yosef Yitzchok, di affermare anche lo stesso legame tra il sacrificio di sé e tutti i tipi di ebrei, anche quelli semplici. Nella ''Tanya'', capitolo 18, Zalman scrive: "l’''Ein Sof'' benedetto è rivestito della saggezza dell'anima umana, di qualunque tipo di ebreo essa possa essere".
 
Il popolo di Israele che vive nella Diaspora si trova sempre in diversi tipi di circostanze travagliate. Rabbi Yosef Yitzchok spiega come si sentano angosciati per essere stati banditi dalle loro case, anche se sanno che questo è solo uno stato temporaneo dell'esistenza. Essere un popolo senza casa provoca anche sentimenti di vergogna e di essere inutili. Rabbi Yosef Yitzchok dice che questo è vero anche per le persone benestanti, che sembrano godere dei piaceri fisici nella vita e vivono in armonia con il regime del paese in cui vivono. Egli avverte che dovrebbero prestare attenzione perché i governanti "sembrano amici quando è a proprio vantaggio" (''Pirkei Avot'' 2:3). Inoltre, un popolo in esilio non solo soffre fisicamente, ma anche spiritualmente. Nonostante tutto ciò, le persone possono star di buon animo poiché tutto questo cambierà al tempo del Messia. La consolazione ultima verrà tramite il Messia.<ref>Schneersohn 2001:229-233, 249, 330.</ref>
 
Pertanto, vediamo diversi collegamenti cruciali tra la ''Tanya'' e Rabbi Yosef Yitzchok. Prima di tutto condividono la convinzione che questa sia senza dubbio l'ora della Fine prima dell'arrivo del Messia. La venuta del Messia non è neanche una speranza lontana, ma sia Zalman che Rabbi Yosef Yitzchok sono esempi di un tipo immediato di messianismo. In secondo luogo, entrambi sottolineano la capacità innata in ogni ebreo, nonostante la propria posizione sociale o spirituale, di superare tutti gli ostacoli necessari per accogliere il Messia. Soprattutto, si dovrebbe usare il potere del sacrificio di sé. Al tempo di Rabbi Yosef Yitzchok questi ostacoli erano, ovviamente, le difficoltà e le lotte presentate dalle violente persecuzioni degli ebrei, che rendevano il suo messaggio ancora più disperato.
 
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