Messianismo Chabad e la redenzione del mondo/Tenacia nell'attesa messianica: differenze tra le versioni

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Rabbi Yosef Yitzchok credeva di vivere nel tempo in cui il Messia sarebbe stato rivelato e interpretò le difficoltà imposte al popolo coi pogrom e l'Olocausto quali doglie di parto per l'avvento del Messia. Ciò diventa evidente nel fatto che chiamò questi tempi "il periodo di ''ikvesa diMeshicha''", un termine midrashico che significa "le orme del Messia", che implica il periodo alla fine dell'esilio.<ref>Schneersohn 1999:7-8; ''Sotah'' 9:15.</ref> In altre parole, questo era il tempo della generazione che seguiva le orme del Messia,<ref>''Igros Kodesh of the Rebbe Rayatz'', vol. I 1986:488.</ref> a significare che secondo lui la venuta del Messia era vicina. Inoltre, il mondo era alla "vigilia della redenzione", un tempo che, secondo {{passo biblico2|Isaia|24}}, sarà caratterizzato da un'estrema agitazione, che Rabbi Yosef Yitzchok interpretava come "le doglie del parto di ''Moshiach''". Queste infatti avevano già avuto un effetto su "tutti noi", disse, stabilendo così il fatto che tali tempi difficili erano già nel mondo e che loro, leader e seguaci, vi ci si trovavano tutti insieme.<ref>Schneersohn 2001:230.</ref>
 
Sebbene non venga fatto alcun riferimento alla ''Tanya'', in quelle sezioni in cui Rabbi Yosef Yitzchok scrive che i tempi sono maturi per l'avvento del Messia, cita invece fonti rabbiniche, ma è chiaro che si esprime nello stesso modo di Zalman prima lui. In ''Iggeret ha-Kodesh'' e ''Kuntres Acharon'', Zalman scrive dell '"avvento del Messia", בעקבות משיחא, un'espressione che letteralmente significa "sullesulla ormescia del Messia" o "suisulle orme del Messia/alle passicalcagna del Messia". La ''Tanya'' parla anche di נשמות דורותינו אלה דעקבי משיח — "le anime delle nostre generazioni che vivono nel periodo precedente alla venuta del Messia". <ref>''Iggeret ha-Kodesh'' cap. 9; ''Kuntres Acharon'', saggio 8. La ''Tanya'' fa riferimento a ''Sotah'' 49b, Rashi e ''Ez Chayim'' (per le implicazioni mistiche). Questo è un gioco di parole su {{passo biblico2|Salmi|89:52}}.</ref>
 
Se qualcuno è "alle calcagna" di qualcun altro, non c'è tempo da perdere o spazio per ritardare. Se la generazione in cui viveva Zalman era sulla scia del Messia, le sue aspettative messianiche erano immediate e attive. Allo stesso modo è impossibile non vedere l'interpretazione di Rabbi Yosef Yitzchok dei tempi in cui viveva (200 anni dopo Zalman) come meno acuta riguardo alla venuta del Messia. Naturalmente Rabbi Yosef Yitzchok menziona questo fatto più frequentemente, ma gli eventi del tempo, come la pressione costante della guerra e della persecuzione, possono averlo spinto a farlo. Le parole e l'interpretazione del tempo nella linea temporale escatologica sono le stesse della ''Tanya''.
 
Inoltre, Rabbi Yosef Yitzchok offrì speranza dicendo che le doglie del parto del Messia non erano del tutto terribili, poiché il tempo orrendo in cui vivevano avrebbe avuto un effetto purificatore sulla nazione ebraica e l'avrebbe purificata da ogni lordura corporea. Il Rebbe afferma: "il problema, Dio non voglia, durante la fine dell'esilio non è solo una punizione per il passato, ma anche una causa del bene ultimo, la completa Redenzione".<ref>Schneersohn 1999:100, 107, 142-143, 196. Rabbi Yosef Yitzchok basa le sue argomentazioni su {{passo biblico2|Ezechiele|20:33}}, {{passo biblico2|Esodo|13:14}} ("Shemos") e ''Sanhedrin'' 98b.</ref> Proprio come l'acqua bollente purifica, così fanno le difficoltà e le tribolazioni. Ciò che stava accadendo nel mondo doveva anche essere paragonato agli intensi preparativi per il pasto dello [[w:Shabbat|Shabbat]], appena prima del momento dell'accensione delle candele. In tal senso, il giorno dello Shabbat è imminente — l'ultimo giorno di Shabbat in cui tutte le difficoltà sarebbero finite.<ref>''Igros Kodesh of the Rebbe Rayatz'', vol. II 1986:531.</ref>
 
Non solo erano questi i tempi in cui stava nascendo il Messia, ma sarebbe finito l'esilio (mistico) spirituale e fisico, esilio che rappresentava un'altra minaccia per il popolo ebraico. Rabbi Yosef Yitzchok paragonò la fine di questo esilio all'esodo dall'Egitto, dove gli Israeliti dovettero affrontare gli [[w:Amaleciti|Amaleciti]], che cercarono di far estraniare gli israeliti dalla Torah e dai comandamenti. Secondo Rabbi Yosef Yitzchok, il tempo appena prima dell'avvento del Messia sarebbe stato simile al tempo degli Amaleciti: ci sarebbero stati coloro che avrebbero tentato di rendere gli ebrei insensibili alle promesse di Dio rivelate nella Torah.<ref>306 Schneersohn 1999:113.</ref>
 
Nel capitolo 47 della ''Tanya'' c'è una spiegazione della schiavitù dell'anima come forma di schiavitù in Egitto. Zalman dice che ci deve essere anche un Esodo per l'anima, il che significa superare tutti gli ostacoli per servire Dio:
{{q|Al tempo dell'esodo originale dall'Egitto, gli insolenti Amaleciti calarono sugli ebrei per farci raffreddare nei riguardi della Torah, delle ''mitzvos'' e del Divino. Proprio come fu allora, così è prima della Redenzione finale. Ci sono quelli che cercano di rendere gli ebrei frigidi e insensibili alle promesse di Dio rivelate nella Torah e tramite le parole dei nostri profeti e saggi di benedetta memoria.|Schneersohn 1999:113<ref>Schneersohn 1999:113. Schneersohn fa riferimento a ''Tanhuma, Teitze'' 9 e a Rashi su {{passo biblico2|Deuteronomio|25:18}}.</ref>}}
Secondo Rabbi Yosef Yitzchok, il tempo del Messia era il tempo in cui gli ebrei si sarebbero raffreddati nella loro fede e nello ''yiddishkeit''. Era ovviamente il momento giusto per prendere coscienza delle promesse contenute nelle profezie bibliche e per vederle adempiute. L'Esodo diventa sia per Zalman che per Rabbi Yosef Yitzchok un simbolo di ciò che deve avvenire durante i giorni prima dell'avvento del Messia. L'anima ebrea doveva affrontare ostacoli da superare: ostacoli all'obbedienza dei comandamenti, che a loro volta devono essere adempiuti per rendere questo mondo un luogo per Dio. Come spiegato nel Capitolo tre, secondo la ''Tanya'' il compito di rendere la terra una dimora per Dio è lo scopo messianico della creazione.
 
 
 
 
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