I caduti di Cornate d'Adda/Panzeri Adamo: differenze tra le versioni

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Il 24 maggio 1915, finalmente attraversammo il Piave di notte per non essere visti dai nemici austriaci.
Dopo un po' di marcia, che fomentava l'orgoglio dei nazionalisti, arrivammo al fiume Isonzo dove ad attenderci c'erano gli austriaci, pronti ad una logorante guerra di posizione.
Intuii subito che si erano ben preparati al nostro tradimento a favore dell' Intesa. Iniziammo a combattere duramente, le condizioni erano pessime ed i rifornimenti scarseggiavano. Non c'era ombra di cibo, se non un pezzo di pane duro ed ammuffito. I colpi dei fucili mi risuonavano nella testa, mentre ero seduto in un angolo a "riposarmi". Una settimnasettimana dopo non riuscivo nemmeno a chudere occhio, non sentivo la stacchezza ma sentivo solo la morte che mi respirava accanto. Gli stessi sentimenti e le stesse sensazioni erano anche nel cuore dei miei compagni che quotidianamente venivano a mancare. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato anche il mio turno, ma non volevo pensarci.
Qualche giorno dopo sentii all'addome fitte, forti contrazioni, pensai che fosse soltanto un semplice mal di stomaco: mangiavamo poco e male dopotutto…
Iniziai a sudare e tutto peggiorò. Nei giorni seguenti divenni stitico, dolori lancinanti mi piegavano, intuii che la malattia stava degenerando e il 7 Aprile 1916 in condizioni ormai pietose venni portato con urgenza nell'ospedale da campo n° 231. Qui l'aria era sovrastata da un odore intenso di creolina e di sudore.