Pluralismo religioso in prospettiva ebraica/Ebrei e altri: differenze tra le versioni

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L'autopercezione di Israele come il Popolo Eletto di Dio si è evoluta per un lungo periodo di tempo in modo che nei documenti letterari dell'antica religione israelita, la [[w:Tanakh|Bibbia ebraica (תנך‎, ''Tanàkh'')]] si possono trovare diversi punti di vista del paradigma dell'Alleanza. Alcune voci nella Bibbia vedono esclusivamente il patto con Dio, sottolineando la dimensione particolaristica di rapporti di alleanza, mentre altri danno al patto un taglio inclusivo, evidenziando l'aspetto universalistico del monoteismo ebraico. Nel [[w:Periodo del Secondo Tempio|periodo del Secondo Tempio]] (538 p.e.v.–70 e.v.), il lascito dell'antico Israele, compreso il significato di Elezione, continuò ad evolversi, mentre Israele canonizzava le sue tradizioni letterarie nelle Scritture e gli ebrei in Giudea discutevano lo status, il significato e la portata degli insegnamenti canonici. Una di queste interpretazioni – quella dei [[w:Farisei|Farisei]] – emerse come l'interpretazione dominante della tradizione, e si articolò quale ebraismo normativo nelle mani di una piccola élite accademica, i [[w:Rabbinismo|rabbini]]. Questi studiosi di diritto ebraico emersero come guida legale e spirituale degli ebrei, che non solo erano dispersi in tutto il Vicino Oriente, ma che avevano perso anche il centro amministrativo e religioso della vita ebraica quando il [[w:Assedio di Gerusalemme (70)|Secondo Tempio di Gerusalemme fu distrutto dai romani nel 70 e.v.]] L'interpretazione rabbinica dell'antica religione israelita alla fine sarebbe stata accettata come ebraismo normativo.<ref>Per un resoconto succinto dell'ascesa dell'ebraismo rabbinico, si veda Shaye J. D. Cohen, ''From the Maccabees to the Mishnah'' (The Westminster Press, 1986).</ref>
 
L'ebraismo dei rabbini era fondato sulla nozione di una duplice Torah, articolata per prima dai Farisei. Secondo questo punto di vista, al Sinai, Dio diede alla nazione d'Israele tramite il profeta [[w:Mosè|Mosè]] non solo una Legge Scritta, ma anche la Legge Orale, che la interpreta. Gli insegnamenti legali, teologici ed etici dei rabbini furono sviluppati in relazione e sulla base delle scritture canoniche, ma si presentarono come Torah Orale obbligatoria per tutti gli ebrei. Poiché gli stessi rabbini nutrivano una varietà di prospettive che si sono evolute nel tempo (dal primo al sesto secolo), è abbastanza difficile generalizzare sull'[[w:Ebraismo rabbinico|ebraismo rabbinico]]. Si possono sempre trovare dati in conflitto nell'ambito di una data lettura. Tuttavia, mi azzarderei a proporre una certa lettura del paradigma dell'alleanza così come emerge dagli insegnamenti dei rabbini. Il modello del patto spiega perché gli ebrei hanno resistito, e continuano a resistere, a qualsiasi forma di omogeneizzazione religiosa e culturale.
 
== Il paradigma dell'alleanza: universalità particolare ==
In primo luogo, il [[w:Alleanza (Bibbia)|paradigma del'alleanza]] creò un quadro all'interno del quale l'ebraismo interpretò il rapporto tra il popolo ebraico e le altre nazioni. In effetti, il paradigma dell'alleanza stabilì una relazione dialettica tra il benessere di Israele come sperimentato nella storia e l'impegno di Israele verso Dio. Quando Israele è esclusivamente fedele a Dio, il vero sovrano dell'universo, e ottempera i desideri di Dio, Israele fiorisce e prospera. Ma quando Israele dimentica l'alleanza speciale con Dio e adotta le vie di altri "dèi", incorre in grandi sofferenze.<ref>La dialettica dell'alleanza viene espressa molto chiaramente in {{passo biblico2|Deuteronomio|8:1-20}}. Serve da principio organizzativo della storiografia israelita nel [[w:Libro dei Giudici|Libro dei Giudici]] e nei [[w:Libri dei Re|Libri dei Re]] e serve quale giustificazione dei rimproveri dei Profeti.</ref> Per il suo tradimento, Dio punisce giustamente Israele consegnandolo al controllo di altre nazioni, fino al punto di esiliare il Popolo Eletto dalla terra che Dio diede come garanzia del rapporto speciale. Pertanto, il modello dell'alleanza fornisce il prisma attraverso il quale Israele interpreta il suo status nel mondo, inclusa la sua relazione con altri "dèi". È la lealtà ebraica all'alleanza che sta al centro della resistenza ebraica ad altre visioni religiose del mondo.
 
In secondo luogo, il paradigma dell'alleanza stabilì uno stretto legame tra il passato e il futuro nell'autocomprensione ebraica. Israele non era stato scelto per essere il popolo di Dio perché era migliore di altre nazioni, ma solo per ragioni note a Dio. Israele fu eletto per adorare Dio solo e ci si aspettava che fosse devoto a Dio osservando i comandamenti di Dio, le [[w:613 Mitzvot|mitzvot]], come articolato nella Torah di Dio (sia Scritta che Orale). Nella misura in cui Israele ha qualche merito, ciò è dovuto agli antenati di Israele, i patriarchi e le matriarche, che erano eccezionali nella loro fede in Dio. Israele, quindi, non potrà mai dimenticare i suoi antenati e deve considerarli come modelli di buona condotta. Mantenere una relazione di alleanza con Dio implica imparare dal passato per prosperare nel presente ed essere ricompensati in futuro. Proprio perché Dio ha promesso un impegno eterno con Israele, il popolo non può mai perdere la speranza in Dio. Non importa quanto Israele soffra nel presente, la speranza per un futuro migliore non potrà mai essere esaurita. Imparando sempre dal passato per assicurarsi un futuro migliore, Israele continua ad affermare la sua lealtà a Dio, nonostante le prove della propria infedeltà al patto. È il legame tra passato, presente e futuro nell'autocomprensione ebraica che mi costringe a studiare il passato storico del popolo ebraico per trarre alcune lezioni sulla nostra difficile situazione nel presente e sulle sfide per il futuro.
 
In terzo luogo, se Israele vuole essere il popolo di Dio, deve comportarsi in modo tale da facilitarne la presenza. Per interagire con Dio entro i parametri dell'Alleanza, Israele deve diventare santo: "Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa" ({{passo biblico2|Esodo|19:6}}). La santità ha dimensioni sia rituali che morali, storicamente riconducibili rispettivamente agli interessi dei sacerdoti e dei profeti. Nell'ebraismo rabbinico, la dimensione rituale e quella morale sono strettamente collegate: Dio può essere presente in Israele solo se Israele osserva correttamente un codice complesso di purezza rituale (molti dei suoi dettagli possono essere compresi a confronto con le pratiche prevalenti nell'antico Vicino Oriente) e se Israele, sia individualmente che collettivamente, si comporta moralmente verso i poveri, le vedove, gli orfani e gli stranieri residenti ([[w:Ger toshav|''ger toshav'', גר תושב]]‎) ({{passo biblico2|Levitico|19:33-34}}).<ref>Nella Bibbia, la condizione dei residenti stranieri o stranieri residenti, viene messa sullo stesso piano di orfani, vedove, e poveri, tutti economicamente emarginati. Le leggi bibliche specificano che questi gruppi hanno il diritto di raccogliere le rimanenze dei covoni di grano lasciate o dimenticate nei campi durante il raccolto ({{passo biblico2|Levitico|23:22}}, {{passo biblico2|Deuteronomio|24:29}}); che debbano essere pagati con giusti salari ({{passo biblico2|Deuteronomio|24:14}}); che non siano oppressi {{passo biblico2|(Esodo|22:20}}); che ricevano una parte delle decime ({{passo biblico2|Deuteronomio|14:29}}); che siano in grado di condividere le festività di gioia ({{passo biblico2|Deuteronomio|16:11,14}}); e che non si perverta la giustizia nei loro riguardi ({{passo biblico2|Deuteronomio|24:17,27:19}}).</ref> Tramite comandi dettagliati, l'ebraismo rabbinico spiegava come si deve diventare santi attraverso la santificazione del tempo, dello spazio, del corpo, delle relazioni umane e delle funzioni rituali. Mediante queste specifiche prescrizioni per la santità, la [[w:Halakhah|Halakhah]] (cioè la legge ebraica, in senso lato) regola tutti gli aspetti della vita ebraica, incluso il rapporto coi non ebrei.
 
La dottrina ebraica dell'Elezione illustra la complessità del pluralismo interreligioso nell'ebraismo. La dottrina, soprattutto nella sua elaborazione rabbinica, è un programma particolaristico con dimensioni universali. È particolaristico nella sua applicazione: solo le persone scelte da Dio, per ragioni note solo a Dio, sono obbligate a osservare cose molto specifiche come modi di comunicare con Dio, siano esse l'osservanza dello [[w:Shabbat|Shabbat]], o le rigide restrizioni dietetiche ([[w:Casherut|''kasherùt'', כַּשְׁרוּת]])‎, o le preghiere. I [[w:613 Mitzvot|613 comandamenti]] specificati dall'ebraismo rabbinico sono obbligatori solo per gli ebrei, i destinatari della Torah di Dio; non riguardano i non-ebrei. Solo gli ebrei sopportano le conseguenze dell'osservanza o della mancata osservanza delle prescrizioni di Dio.
== Il paradigma dell'alleanza: universalità particolare ==
 
 
 
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==Note==
{{Vedi anche|Ebrei e Gentili|Le strutture basilari del pensiero ebraico}}
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[[Categoria:Pluralismo religioso in prospettiva ebraica|Ebrei e altri]]