Missione a Israele/Appendice: differenze tra le versioni

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Ho sostenuto che furono le folle riunite durante la Pesach a Gerusalemme, e non questi seguaci intimi di Gesù, che proclamarono Gesù il Messia. Lo fecero in parte perché furono spinte dal loro entusiasmo per il suo messaggio autorevole che il Regno era in arrivo: il Regno sarebbe stato accompagnato dal Figlio di Davide. E lo poterono fare proprio perché ''non'' lo conoscevano. A differenza di coloro che nel suo gruppo centrale lo avevano seguito durante la sua missione,, e quindi sapevano perfettamente quanto Gesù fosse distante da una qualsiasi idea di candidatura messianica, questi pellegrini non avevano altro contesto per Gesù se non quello in cui lo avevano incontrato per la prima volta: durante la festa di pellegrinaggio nella città di davide durante la Pasqua, nell'eccitazione, cerimoniale e ricostruzione rituale della festività che commemorava la liberazione e redenzione del loro popolo. Il loro entusiasmo per Gesù e per il suo messaggio aveva causato direttamente la sua morte sulla croce.
 
La crocifissione di Gesù quale Re dei Giudei fu un trauma per i suoi seguaci più intimi. Anche le loro esperienze della sua presenza continua dopo la morte, secondo la testimonianza dei Vangeli, li sorpresero. Cercando di comprendere ciò di cui erano stati testimoni, si rivolsero alla Scrittura. E lì trovarono vari modi di concepire il loro leader rivendicato dalla risurrezione. Le lettere di Paolo, i Vangeli, gli Atti degli Apostoli, e altri scritti che sarebbero stati poi inclusi nel Nuovo Testamento — tutti testimoniano le meditazioni creative di questa prima generazione apostolica e di quei credenti che si unirono alla comunità dopo di loro. In questi testi Gesù viene sempre considerato come lo avevano percepito i suoi primi seguaci durante la sua missione: un vero profeta, inviato da Dio. Tramite Isaia, essi considerarono Gesù il Servo Sofferente:
{{q|Egli è stato trafitto per i nostri delitti,<br/>
schiacciato per le nostre iniquità.<br/>
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;<br/>
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.|{{passo biblico2|Isaia|53:5}}}}
Il linguaggio di Levitico offrì immagini di sacrificio sull'altare di Dio: allora Gesù poteva essere ritenuto un sacrificio, un Korban: "Ecco l'agnello di Dio!" ({{passo biblico2|Giovanni|1:36}}). Egli era il Figlio dell'Uomo che appare alla Fine dei Tempi, agli inizi sofferente, ma poi ritornando sulle nubi del cielo: "A lui diede potere, gloria e regno... e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto" ({{passo biblico2|Daniele|7:14}}; {{passo biblico2|Marco|13:26}}). Ed egli era l'unto di Dio, campione del Regno, suo messia.
 
Quest'ultima designazione era nata specificamente dagli eventi che circondarono l'ultima Pasqua dei discepoli con Gesù — l'acclamazione popolare giubilante, la disastrosa esecuzione come Re dei Giudei. Ma la loro esperienza della risurrezione di Gesù mise in una luce nuova tutti questi eventi precedenti. Nella retrospettiva post-Risurrezione dei seguaci intimi di Gesù, "messia" – di certo modificato in vario modo, alla luce di tale retrospettiva – venne a rappresentare il titolo più adatto di tutti.
 
<center><big>~ * ~</big></center>
 
Il Gesù di questa mia ricostruzione è un profeta che predicò l'arrivo del Regno di Dio apocalittico. Il suo messaggio è coerente con quello del suo predecessore e mentore, Giovanni il Battista, e con quello del movimento che sorse in suo nome. Questo Gesù ''non'' è primariamente un riformatore sociale con un messaggio rivoluzionario; né è un innovatore religioso che ridefinisce radicalmente le idee tradizionali e le pratiche della sua religione natia. Il suo urgente messaggio ebbe in vista non tanto il presente quanto il futuro.
 
Inoltre, ciò che distinse il messaggio profetico di Gesù da quello di altri fu innanzitutto il tempo e non il contenuto. Come Giovanni il Battista, egli enfatizzò la propria autorità nel predicare la venuta del Regno; come Teuda, l'Egiziiano, i profeti dei segni, e ancora come il Battista, Gesù si aspettava che arrivasse presto. Ma la convinzione vibrante dei suoi seguaci anche decenni dopo la Croficissione, insieme al fenomeno senza precedenti della missione a Israele e l'inclusione di Gentili, suggerisce che Gesù avesse anticipato il tempo del Regno da ''presto'' a ''ora''. Nominando effettivamente il giorno o la data dell'arrivo del Regno, forsanche proprio per quella Pasqua che diventò la sua ultima, Gesù galvanizzò le folle raccolte a Gerusalemme che non erano state preparate dalla sua missione – vale a dire, il suo tenore pacifista, la sua enfasi sull'azione divina piuttosto che umana – e che nel lodare il Regno in arrivo lo proclamarono Figlio di Davide e Messia. Fu una miscela combustibile di fattori – l'eccitata acclamazione popolare, nella Gerusalemme densamente popolata da pellegrini festanti, quando Pilato era in città specificamente per tener d'occhio la popolazione – e ''non'' il suo insegnamento in quanto tale, né le sue argomentazioni con altri ebrei sul significato dello Shabbat, del Tempio, della purezza, o un qualche altro aspetto della Torah, che portò Gesù direttamente alla sua esecuzione come Re dei Giudei.