Missione a Israele/Gerusalemme: differenze tra le versioni

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Sia le scene del processo ebraico sia l'udienza davanti a Pilato, come si trovano ora in tutti i Vangeli, sono formate da una successiva apologetica cristiana. Gli evangelisti pongono l'onere dell'incriminazione di Gesù e l'insistenza che muoia sulle spalle dei sacerdoti a Gerusalemme — non più esistenti al momento che scrivono. Anche le "folle", "il popolo" di Gerusalemme che urla davanti a Pilato chiedendo la morte di Gesù, sono cenere del passato recente. Infatti, la confessione che Matteo mette sulla bocca di queste persone quando chiedono la morte di Gesù – "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli!" ({{passo biblico|Matteo|27:25}}) – gli evangelisti sapevano che si era già verificata: la città ed i suoi residenti erano stati totalmente distrutti dopo una sola generazione dalla morte di Gesù. Pilato, che in queste storie successive rappresenta la giustizia romana, in contrasto cerca di liberare Gesù. Esortando Gesù a difendersi contro le accuse dei capi sacerdoti ("Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia" {{passo biblico2|Marco|15:10}}), egli fa ogni sforzo per liberarlo, infine acconsentendo alla richiesta dei sacerdoti solo perché è ansioso di "dar soddisfazione alla moltitudine" ({{passo biblico|Marco|15:15}}).
 
La folla ostile è quindi solo un'invenzione (apologetica) degli evangelisti? Non lo sappiamo per certo, ma potrebbe non esserlo. La presenza in città durante la festività di una folla violentemente opposta a Gesù, come anche una folla energeticamente entusiasta, in effetti acutizza la decisione di Pilato: con un solo atto può placarne una mentre simultaneamente ne deflaziona un'altra. Altre ricostruzioni sono meno plausibili. La vaga designazione degli evangelisti ("la folla") non può riferirsi alla ''stesso'' gruppo di persone a causa del modo vigoroso in cui condensano l'azione: i sacerdoti non hanno abbastanza tempo per far cambiare l'opinione popolare nel corso di questo tumultuoso singolo intervallo tra sera (quando Gesù è così popolare che deve essere arrestato in un'imboscata per non creare incidenti) e mattina (quando la folla chiede la sua morte). Né la folla ostile poteva essere "la maggioranza". Se Gesù fosse stato così impopolare, Pilato si sarebbe veramente mosso per ucciderlo (accontentando quindi i numerosi opponenti di Gesù), ma non avrebbe avuto ragione di crocifiggerlo. L'unico gruppo storicamente necessario in entrambi i casi, tuttavia, è la folla numerosa e entusiasticamente vociferante. Senza folla, Pilato non aveva ragione di crocifiggerlo.
 
Il resto dei resoconti evangelici della Passione, quando Gesù va da Pilato alla croce, è stracolmo di temi teologici e ovviamente dà forma alle testimonianze bibliche. Gli evangelisti estraggono i dettagli descrittivi della morte di Gesù da Isaia, Salmi, Zaccaria. Pertanto Gesù si sottomette in silenzio alla calunnia ({{passo biblico2|Isaia|53:7}}) e agli abusi ({{passo biblico2|Isaia|50:6}}). Rifiuta vino e mirra {{passo biblico2|Proverbi|31:6}}) o vino e fiele ({{passo biblico2|Salmi|69:21}}). Le sue vesti vengono spartite ({{passo biblico2|Salmi|22:18}}); grida dalla croce ({{passo biblico2|Salmi|22:1,31:5}}). Una volta morto, i soldati non gli spezzano le ossa ({{passo biblico2|Salmi|34:20}}), sebbene uno gli trafigga il fianco ({{passo biblico2|Zaccaria|12:10}}). Queste narrazioni servono ad uno scopo teologico piuttosto che storico. Dimostrano che Gesù, alquanto letteralmente, morì "secondo le Scritture". Non ci danno molte informazioni storiche ad eccezione del fatto che la sua crocifissione seguì rapidamente al suo arresto.
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