Missione a Israele/Gerusalemme: differenze tra le versioni

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Questo è un punto letterario, che si basa su un'analisi della narrazione marciana. La narrazione di Giovanni, così com'è, trasmette meno interesse di quanto non abbia Marco sulla forma dell'itinerario missionario di Gesù. Giovanni investe il suo interesse nei suoi soliloqui [[w:belcanto|belcanto]] di Gesù sulla propria identità teologica. L'attenzione di Giovanni sull'itinerario è perlomeno casuale, e di tanto in tanto incredibilmente sciatto. Ciò non rende i particolari della sua presentazione dell'itinerario di Gesù ''ipso facto'' più affidabile di quella di Marco storicamente. Ma potrebbe ben significare che, poiché l'evangelista è meno impegnato nell'itinerario di Gesù, dato che non lo subordina alla sua teologia nel modo che fa Marco, l'impressione della forma della missione di Gesù data dal suo Vangelo potrebbe essere più affidabile, perché è meno rielaborata. Giovanni trasmette esplicitamente ciò che Marco implica soltanto, e ciò che Luca suggerisce ma non rappresenta (cfr. [[Passo biblico2|Luca|23:5}}), vale a dire, che Gesù e la sua missione – come Giovanni Battista e la sua – comprendevano Galilea ''e'' Giudea, e specificamente anche Gerusalemme.
 
Questa osservazione basata sulla storia di Marco – un argamentazione letteraria – può essere amplificata esaminando i dati storici. Altre fonti antiche, per esempio Flavio Giuseppe, affermano che i galilei frequentemente facevano pellegrinaggio a Gerusalemme: che anche Gesù lo facesse non è poi così rimarchevole.<ref>Persino Luca, che segue la cronologia dimarciana Marcodel Gesù adulto che va solo una volta a Gerusalemme del Gesù adulto, ciononostante rappresenta Gesù da bambino che va annualmente a Gerusalemme, specificamente per la Pesach, coi genitori, {{passo biblico|Luca|2:41}}.</ref> Tutt'altro: data l'evidente intensità religiosa di Gesù, il suo impegno per fede e tradizioni di Israele, sarebbe molto strano se non l'avesse fatto. Inoltre, poco dopo la sua morte, il suo movimento si diffuse rapidamente e ampiamente in entrambe le regioni, Galilea e Giudea, sia nelle città che nelle campagne. Perché insistere allora su una sorta di quintessenza rurale di questo movimento che rende la sua attestata vasta crescita così più difficile da comprovare? Il messaggio di Gesù fu ascoltato, e la gente reagì, in entrambe le sedi.
 
Ciò non vuol dire negare la caratteristica rurale di molte delle tradizioni in ''Q'' e Marco. Gesù stesso era un galileo e pertanto, come asseriscono quegli studiosi particolarmente impegnati in studi regionali, la Galilea poteva ben giocare un ruolo essenziale nel plasmare il suo temperamento, il suo pensiero, e quindi il suo insegnamento. Nelle situazioni narrative delle parabole possiamo comunque notare tale mondo di mercati di villaggi e piccole fattorie. Ma nel costruire, invero nel concepire, la sua missione, Gesù sembra aver attinto da un universo molto più vasto e più ampiamente condiviso: il mondo della ''[[w:Shemà|Shema]]'' e dell'Alleanza, dei Profeti e dei Dieci Comandamenti; il mondo della redenzione, rivelazione, e promessa realizzata codificata nelle festività stagionali di Pesach, Shavuot e Sukkot; il mondo della Bibbia e del Dio della Bibbia, il Dio dell'universo, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Gesù proclamò una chiamata al pentimento, al rinnovo morale, alla purezza etica, all'impegno, alla comunanza, alla preparazione per il Regno di Dio. Poteva essere ed era ascoltato sia dagli abitanti di città e sia dalla gente di campagna. Gesù chiamò non solo né primariamente i contadini della Galilea, bensì '''''Israele'''''.<ref>Un particolare a caso, fornito da Marco: i nomi dei figli nella famiglia di Gesù ({{passo biblico|Marco|6:3}}). Risalgono all'età eroica della nazione, le narrazioni patriarcali della Bibbia: Giacomo/Ya’acov, nome del figlio di Isacco, nipote di Abramo, che lottò con l'angelo e gli fu dato il nome Israele; Ioses/Yosef, in Genesi uno dei dodici figli di Giacobbe, probabilmente il più importante, salvatore del suo popolo;, Giuda/Yehudah e Simone/Shimon, nella narrazione biblica due dei figli di Giacobbe, fondatori di due delle dodici Tribù di Israele; infine, il nome stesso di Gesù, '''Yehoshua''', il biblico Joshua/[[w:Giosuè (condottiero biblico)|Giosuè]], successore di Mosè, che condusse il suo popolo fuori dal deserto, al di là del Giordano, nella Terra d'Israele. È un po' come chiamare una sfilza di figli Washington, Jefferson, Hamilton, Franklin, Lincoln: i nomi stessi trasmettono una stretta identificazione con il passato fondamentale della nazione.</ref>
 
Infine, questa impressione, basata sul Vangelo di Giovanni, di una missione peripatetica, stabilita sia in Galilea e sia in Giudea sin dagli inizi, non solo spiega il perché il movimento si sia parimenti stabilito in entrambe le regioni subito dopo la morte di Gesù. Ma spiega anche il paradosso che ha guidato questa nostra indagine, vale a dire, che quando Pilato agì contro Gesù, Gesù fu l'unico del suo movimento a morire.
 
Secondo questa ipotesi del suo itinerario missionario, Gesù era stato nella città di Gerusalemme molte volte durante la sua missione, quasi sicuramente per le festività di pellegrinaggio. Il luogo più naturale di trovare una folla durante quei giorni era proprio dove si trovavano sacerdoti e romani, cioè il Tempio. Su questo sia Marco che Giovanni sono d'accordo: quando Gesù insegnava a Gerusalemme, egli insegnava nella corte del Tempio.
 
La Pasqua rappresentata da Marco, in altre parole, quasi sicuramente ''non'' era la prima volta che Gesù aveva insegnato a Gerusalemme in merito al Regno di Dio durante i giorni prima della festa. Il tipo di incontri narrati da Marco tra Gesù e i capi sacerdoti, gli scribi, i Sadducei ed i Farisei, potevano accadere ogniqualvolta Gesù si trovava là ({{passo biblico2|Marco|11:27-12:44}}). Quando Gesù fu arrestato durante quelle che sarebbe stata la sua ultima Pasqua nella città, egli fu una presenza nota - ai sacerdoti, sicuramente, ''e'' a Pilato. Poiché, se Gesù era ripetutamente andato a Gerusalemme durante le festività, egli era sempre stato in città ogniqualvolta c'era anche il prefetto.
 
Pilato crocifisde Gesù. Lo giustiziò, cioè, specificamente come un insurrezionalista politico. Ma Pilato sapeva perfettamente bene che Gesù ''non'' era un insurrezionalista, e quindi non aveva bisogno di catturare anche altri del suo movimento. L'esperienza della comunità post-Risurrezione a Gerusalemme conferma lo stesso punto.
 
 
Ciò non vuol dire negare la caratteristica rurale di molte delle tradizioni in ''Q'' e Marco. Gesù stesso era un galileo e pertanto, come asseriscono quegli studiosi particolarmente impegnati in studi regionali, la Galilea poteva ben giocare un ruolo essenziale nel plasmare il suo temperamento, il suo pensiero, e quindi il suo insegnamento.
 
== Il Messiah Crocifisso ==