Missione a Israele/Gerusalemme: differenze tra le versioni

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Paolo chiaramente contatta questi primi apostoli – nonostante la sua insistenza sulla propria autorità in [[w:Lettera ai Galati|Galati]] – per confermare la validità della sua predicazione. Giacomo invia uomini da Gerusalemme ad Antiochia per esaminare, forsanche sorvegliare, la comunità là ({{passo biblico|Galati|2:11}}). E Paolo sollecita contrinuti dalle sue comunità gentili in Macedonia ed Acaia per il sostentamento dei "poveri che sono fra i santi in Gerusalemme" ({{passo biblico2|Romani|15:25-26}}; cfr. {{passo biblico2|1Corinzi|16:1-4}}; {{passo biblico2|2Corinzi|8-9}}).
 
Cosa colma il divario tra Gesù che inizia la sua missione qualche tempo dopo il suo contatto in Giudea con Giovanni Il Battista e questa rete di ''ekklēsiai'' di varie misure ed etnie in piccoli villaggi, in grandi centri urbani, e in Gerusalemme – ''la'' Città Santa – forse nel corso di un decennio? Gli studiosi che si concentrano sulle radici galilee del movimento reputano la regione settentrionale quale vera matrice: arena principale dei discorsi e degli insegnamenti di Gesù; residenza della comunità-Q, gruppi che preservavano o valutavano primariamente gli insegnamenti di Gesù, e non le storie su di lui. Le origini del movimento di Gesù, dicono, si identificano nella Galilea nella religiosità (nella sua indifferenza verso le regole della purezza orientate dal Tempio), nella politica (articolo l'identità storica israelita indipendente rispetto alla Giudea sacerdotale aristocratica), e nella sociologia (formata e basata nelle piccole città, era intrinsecamente contadina e rurale). Gerusalemme, in questa prospettiva, ''sembra'' solo importante a causa dell'enfasi teologica del Vangelo diLuca e degli Atti degli Apostoli. Intensi studi regionali della Galilea sono il modo migliore, sostengono gli studiosi, per capire la prima, e in un certo senso la più autentica, fase del movimento di Gesù.
 
Questo orientamento reflette la corrente preferenza accademica per i Vangeli sinottici nella ricerca del Gesù storico. Una parte di questa preferenza si basa sulla più grande plausibilità storica dell'immagine di Gesù come guaritore, insegnante, e figura profetica riportata in Marco, Matteo e Luca. Un'altra parte si basa anche sugli incidenti documentativi: tre dei quattro Vangeli canonici condividono una relazione letteraria, e quindi sembrano convergere sulla stessa rappresentazione. Nonostante si sappia molto bene che Matteo e Luca quasi sicuramente derivano la loro rappresentazione di Gesù e le loro cronologie narrative da Marco, gli studiosi scivolano facilmente nel pensarli erroneamente come tre testimoni differenti ("In tutti e tre i Vangeli troviamo che..."). Di conseguenza, i sinottici si combinano insieme per superare in "peso" l'autorevolezza delle tradizioni in [[w:Vangelo secondo Giovanni|Giovanni]].
 
Ovviamente Galilea e Giudea erano due regioni differenti con le loro storie e tradizioni particolari. Di certo le loro rispettive realtà politiche divergevano in modo significativo, specialmente una volta che la Giudea cadde sotto il diretto dominio romano e la Galilea mantenne il suo sovrano ebreo, nonostante fosse cliente di Roma. E naturalmente Gerusalemme non era un luogo come gli altri.
 
Ma Gesù non sembra avesse organizzato il suo percorso pensando secondo i nostri termini politici, sociologici e religiosi. Ottenne il suo senso della propria missione tramite Giovanni Battista, presso il Giordano nel sud; e portò il suo messaggio a nord nei villaggi della sua Galilea natia, attraverso villaggi in Giudea e, ripetutamente, anche a Gerusalemme. '''La sua missione fu una missione a ''Israele'''''.
 
La prova di questa più ampia e vastamente disseminata missione è sparsa nei sinottici, ma è lì nondimeno. Una volta arrivato a Gerusalemme, il Gesù di Marco è come se già avesse dei contatti in zona: "Ora quando furono giunti vicino a Gerusalemme, verso Betfage e Betania, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte e, appena entrati in esso, troverete un puledro d'asino legato, sul quale nessuno è ancora salito; scioglietelo e conducetelo da me» ({{passo biblico2|Marco|11:1-2}}).
{{q|Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?". Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? "|{{passo biblico2|Marco|14:12-14}}}}
Il punto naturalmente non è che queste conversazioni accaddero veramente: come potremmo mai saperlo? Piuttosto, il punto è che persino Marco, l'evangelista la cui rappresentazione dell'itinerario di Gesù è così importante per il messaggio del suo Vangelo e che investe così tanto significato nella traiettoria drammatica, a senso unico, Galilea→Gerusalemme — persino Marco sa quando la storia non può andare avanti senza che qualcuno in Gerusalemme faciliti le azioni di Gesù.