Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Francia-6: differenze tra le versioni

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Come disciplina la Francia aveva un decreto, il N.75-675 del '75, che era più dettagliato di quello analogo italiano del '78, e proibiva tra l'altro l'introduzione di pubblicazioni 'moralmente nocive' con tanto di una apposita lista, mentre l'obiezione di coscienza era riconosciuta solo in tempo di pace (così da rendere paradossalmente possibile obiettare solo quando non c'era da combattere..). La libertà sindacale e di sciopero era vietata, come del resto anche nelle F.A. italiane.
 
Come dotazione di armi, il fante francese aveva il FAMAS, ottima e compatta arma mentre quello italiano avrebbe ottenuto lo stesso risultato solo con molto tempo e molta spesa con l'AR 70/90. La mancanza di mitragliatrici leggere per la squadra non era invece un segno di progresso 'positivo', mentre la squadra italiana aveva la mitragliatrice MG 42/59 da 7.62 mm. Però i francesi avevano altri vantaggi, come quello di avere un lanciarazzi APILAS e un LRAC. Tutto sommato un armamento sbilanciato alla lotta controcarro: un lanciarazzi e una mitragliatrice leggera sarebbero stati ben più bilanciati, ma in questo caso nessuno dei due eserciti era equipaggiato in maniera adatta. Forse i francesi erano troppo entusiasti per i lanciarazzi come armi di supporto, oppure la minaccia corazzata era valutata con troppa preoccupazione. I mezzi corazzati AMX-10P erano superiori e non di poco ai VCC-1 e soprattutto ai VCC-2. Inoltre i francesi avevano massicce formazioni di VAB. I battaglioni francesi, tedeschi e del Patto di Varsavia avevano blindati ruotati, mentre dopo la riorganizzazione del '76 l'E.I era dotato di 'battaglioni motorizatimotorizzati' che erano sostanzialmente solo auto-trasportati con veicoli tattici non corazzati. I mortai francesi, ancorché più pesanti (600 kg) avevano una minore flessibilità di trasporto rispetto ai 120 mm italiani (in realtà si trattava di armi francesi Brandt, ma del vecchio tipo ad anima liscia e non rigata) dato che questi erano più leggeri e scomponibili in 3 carichi, ma come arma campale con 6.500 m di gittata contro 13.000 (con proiettili a razzo) dell'arma francese non era utilizzabile come artiglieria campale a medio raggio, ma essenzialmente solo come arma di supporto a breve raggio. Il mortaio francese era solo trainato, quello italiano era possibile da usare sugli M113. L'ordinamento francese vedeva tutti i 6 mortai da 120 mm sistemati in un unico plotone a livello di reggimento (malgrado che in effetti erano due plotoni e quindi una compagnia), mentre in Italia erano 8 armi per un battaglione in una apposita compagnia mortai, alle dipendenze dei comandanti di battaglione con i comandanti di plotone erano gli osservatori avanzati. Nessuno dei due eserciti aveva armi antiaeree a livello più basso, né elicotteri che erano assegnati solo -in entrambi i casi- a livello di corpo d'armata. I sistemi di mira notturna nelle F.A. francesi erano più diffusi come anche i simulatori di tiro, mentre nell'esercito italiano era piuttosto indietro, ma per i sistemi MILAN erano in corso l'acquisto di sistemi di mira termica come da anni era stato fatto dai francesi. Le soluzioni francesi erano per certi aspetti migliori e per altri peggiori di quelle italiane; queste ultime avevano tra l'altro il vantaggio, a livello di battaglione, di conservare in tempo di guerra tutti gli organi direttivi, mentre i francesi avevano come vantaggio unità esplorative a livello reggimentale, soppresse in Italia dopo il '75, mentre come formazione l'addestramento delle reclute avveniva nel reggimento (sempre come in Italia fino ai primi '70). Questo sistema creava problemi di infrastrutture e poligoni, ma permetteva di addestrare i soldati fin da subito nell'unità operativa, tra l'altro limitando l'impatto sul morale e la disciplina delle reclute, che in Italia erano addestrate un mese al CAR e poi spedite alle unità operative, giusto in pasto ai 'nonni'. La Francia aveva pro e contro per l'organizzazione del suo esercito, ma nell'insieme aveva una struttura e addestramento superiori. Del resto il PIL speso era del 3.7% contro l'1,7% che all'epoca era investito dall'Italia in cui erano presenti anche spese extra-difesa.
 
===ALAT, al 1993<ref>A&D Apr 1993</ref>===