Missione a Israele/Contesti sociali: differenze tra le versioni

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La Pesach finale di Gesù, come nei sinottici, inizia con l'Ingresso Trionfale: folle di pellegrini inneggianti lo accolgono con "Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, ''il re d'Israele!''" ({{passo biblico|Giovanni|12:12-13}}). E Giovanni, similmente a Matteo, cita {{passo biblico2|Zaccaria|9:9}} quando Gesù cavalca in città sul dorso di un'asina: "Non temere, figlia di Sion! Ecco, ''il tuo re viene'', seduto sopra un puledro d'asina!" ({{passo biblico|Giovanni|12:15}}). Gesù dice alla folla che egli deve morire per crocifissione; gli altri controbattono "che il Cristo rimane in eterno" (vv. 32-34).
 
Questa è l'ultima volta che vediamo un grande raduno di seguaci di Gesù nel Vangelo di Giovanni. Tre lunghi capitoli di alta cristologia intervengono tra l'ingresso di Gesù in città ed il suo arresto la notte prima della notte del ''seder'' da un gruppo misto di soldati romani e ufficiali della guardia templare. ({{passo biblico|Giovanni|18:1-11}}). Lo conducono ad un breve interrogatorio davanti ad [[w:Anna (sommo sacerdote)|Anna]], precedente sommo sacerdote; da lì all'attuale sommo sacedote, suo genero [[w:Caifa|Caifa]] (vv. 13-24); e infine da Pilato. Il dialogo tra Gesù e Pilato, e la successiva scena della Crocifissione, ridondano di titoli, immagini e linguaggio regali ({{passo biblico|Giovanni|18:33-19:21}}). Gli ''Ioudaioi'', radunati fuori dal praetorium di Pilato, insistono nel richiedere la morte di Gesù. Gesù viene appeso sotto il ''titulus'' scritto dallo stesso prefetto romano: '''[[w:Titulus crucis|Gesù il Nazareno, Re dei Giudei]]'''.
 
Riassumendo: nonostante le differenze nelle rispettive presentazioni dell'itinerario di Gesù, sia i sinottici sia Giovanni chiaramente presentano quella porzione della popolazione ebraica favorevole a Gesù come, in maggioranza, galilea. I suoi seguaci giudei chiaramente non erano così numerosi, sebbene in effetti ne avesse.<ref>Il Quarto Vangelo specifica Maria, Marta, Lazzaro, e "molti" dei loro conoscenti, {{passo biblico2|Giovanni|11:1,18,45}}; e Luca, che non sviluppa mai una missione giudea come fa Giovanni, cionondimeno fa protestare il consiglio dei capi sacerdoti e scribi davanti a Pilato che Gesù "solleva il popolo, ''insegnando per tutta la Giudea'', dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui [Gerusalemme]" {{passo biblico|Luca|23:5}}.</ref> Pertanto, il Vangelo di Giovanni rende esplicito ciò che Luca riporta brevemente e che gli altri due implicano soltanto: Gesù portò la sua missione a sud, in Giudea e anche a Gerusalemme, come anche ai villaggi della Galilea, e radunò seguaci anche da questi luoghi.
{{Immagine grande|Ecce homo by Antonio Ciseri (1).jpg|800px|<small>''[[Ecco l'uomo|Ecce Homo]]'', dipinto di [[w:Antonio Ciseri|Antonio Ciseri]] (1880), raffigurante Ponzio Pilato che presenta Gesù flagellato alla gente di Gerusalemme</small>}}
=== ''Il Gesù di Giovanni, il Gesù di Marco, la crocifissione'' ===
In che misura possiamo basarci su Giovanni per informazioni storiche su Gesù? Né la narrazione dell'evangelista né i suoi discorsi ispirano fiducia come storia. L'itinerario del suo Gesù è frammentato e a volte senza senso.<ref>Famosamente, nel sobbalzo tra {{passo biblico|Giovanni|5:47}} e {{passo biblico|Giovanni|6:1}}, Gesù va direttamente da Gerusalemme "all'altro lato del Mar di Galilea", con la moltitudine ''de rigueur'' già al seguito.</ref> Ed i suoi dialoghi e lunghi soliloqui, stracolmi di teologia, sono virtualmente impossibili da immaginare in un ambiente realistico. Se il Gesù storico ebbe veramente dei seguaci, egli non avrebbe potuto far loro questo tipo di discorsi.
 
 
=== ''Il Gesù di Giovanni, il Gesù di Marco, la crocifissione'' ===
{{Immagine grande|Ecce homo by Antonio Ciseri (1).jpg|800px|<small>''[[Ecco l'uomo|Ecce Homo]]'', dipinto di [[w:Antonio Ciseri|Antonio Ciseri]] (1880), raffigurante Ponzio Pilato che presenta Gesù flagellato alla gente di Gerusalemme</small>}}
 
 
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=== ''Ancora il Tempio'' ===
[[File:Hombre de Giv'at ha-Mivtar..jpg|right|300px|thumb|<div style="color: teal; font-size: 0.9em;">Crocifissione di [[w:Yehohanan ben Hagkol|Yehohanan ben Hagkol]] (I sec. e.v.): immagine del calcagno e rappresentazione dell'inchiodamento. L'osso è stato rinvenuto a [[:en:w:Givat HaMivtar|Givat ha-Mitvar (Gerusalemme)]] nel 1968.<br/>
«Nel ricostruire la crocefissione abbiamo utilizzato i reperti scheletrici assieme a osservazioni di Haas, di Barbet e delle fonti storiche antiche. Secondo tali fonti il condannato non portava mai la croce completa, come si ritiene di solito, invece veniva portata la traversa, mentre il palo verticale era collocato permanentemente nel sito, dove era utilizzato per le esecuzioni successive. Inoltre, sappiamo da Giuseppe Flavio che durante il primo secolo il legname era così scarso a Gerusalemme che i Romani furono costretti a recarsi a dieci miglia da Gerusalemme per procurarsi il legname necessario per le macchine d'assedio. Perciò si può ragionevolmente assumere che la scarsità di legno possa essersi tradotta nell'economia della crocefissione nel fatto che la traversa e il palo verticale venissero usati ripetutamente. Così la mancanza di lesioni traumatiche nell'avanbraccio e nei metacarpi della mano sembra suggerire che le braccia del condannato fossero legate alla croce anziché inchiodate. Vi sono ampie evidenze letterarie e artistiche sull'uso di corde al posto di chiodi per fissare il condannato alla croce. Inoltre, in Egitto, dove secondo una fonte ebbe origine la crocefissione, la vittima non veniva inchiodata ma legata. È importante ricordare che la morte per crocefissione era il risultato del modo in cui il condannato era appeso alla croce e non delle ferite traumatiche causate dai chiodi. La sospensione dalla croce determinava un penoso processo di asfissia, in cui i due sistemi muscolari utilizzati per respirare, i muscoli intercostali e il diaframma, si indebolivano progressivamente. Col tempo il condannato moriva per l'incapacità di continuare a respirare adeguatamente.» (J. Zias e E. Sekeles, 1985)</div>]]
 
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