Missione a Israele/Contesti sociali: differenze tra le versioni

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Oppure si consideri Gesù quale Persona-Spirito etica, egalitaria. Predicava e esortava un'etica di compassione; e inoltre usava un linguaggio del Regno non apocalitticamente ma metaforicamente, come modo per evocare la visione di una nuova socvietà più amorevole. Ma le regole della purezza distinguono e discriminano. Esse rinforzavano la ripida gradazione della piramide di potere del Secondo Tempio, con ai vertici le famiglie sacerdotali aristocratiche e possidenti, e i loro sottoposti – scribi, legali, Farisei – raggruppati vicino a loro il più possibile sui gradienti più alti. Alla base di questa pila stavano le masse deprivate, contadini che l'elite della purezza considerava degradati, impoveriti, sacrificabili e impuri. Gesù quale profeta sociale, impegnato in una critica sociale radicale, prdicando un'etica universale di amore e compassione, sovvertì queste regole nella sua missione e insegnamento. Le elite predicavano una politica di purezza; Gesù sosteneva la politica della compassione. Pertanto, quando andò a Gerusalemme quella fatidica Pasqua, questo Gesù rovesciò i banchi, accusando simbolicamente il Tempio ed il sistema religioso che supportava. Il suo gesto simbolizzò non la distruzione del Tempio, ma il suo rifiuto. L'azione di Gesù nel Tempio ripudiava la purezza e tutte le relative opere: l'oppressione politica, sociale e spirituale che incarnava e imponeva.
 
Oppure consideriamo il Gesù antinazionalista. Questo Gesù cercava di riformare la sua religione natia in parte concentrandosi specificamente sulle leggi della purezza. Tali leggi discriminavano contro gli infermi, ritenendoli impuri ritualmente e quindi tagliati fuori dal popolo di Dio. Ma Gesù, col messaggio "Dio vi ama", si rivolse agli infermi. Accolse i poveri e gli emarginati. Rifiutò le ossessioni dei suoi correligionari per l'esclusività e la purezza (che fosse rituale o razziale; quest'ultima sosteneva le distinzioni tra ebreo e Gentile, puntellando pertanto l'identità minacciata di Israele). Il Tempio supportava tutte queste cose, e anche solo per questa ragione Gesù l'avrebbe condannato. Ma peggio: il Tempio stava quale centro simbolico del violento nazionalismo dell'ebraismo. Quando andò a Gerusalemme per l'ultima Pesach, Gesù mise in atto una profezia della distruzione del Tempio. Se gli ebrei non avessero abbandonato le loro ossessioni nazionaliste, il Tempio sarebbe stato distrutto. Certamente non da Gesù stesso, ma da Dio, che avrebbe operato tramite l'agenzia di un esercito straniero, Roma, come aveva fatto nei giorni dell'Esilio babilonese. (E, ahimè, gli ebrei non ascoltarono; e così la profezia di Gesù si realizzò.) Gesù denunciò l'azione militare; esortò radicalmente che si amassero i propri nemici. Israele doveva essere una luce per le nazioni, non una potenza nazionale arida, cattiva, xenofoba. Allora, con un gesto altamente drammatico, Gesù emanò il giudizio di Dio sul tempio e predisse la sua reale distruzione militare.
 
Queste ipotesi sono state presentate, ripetute, riaffermate, e pubblicate di sovente in tomi accademici e in formato popolare continuamente a partire dagli anni 1980. Ne ho una delle ultime pubblicazioni qui, sulla mia scrivania. Ma nel considerare il gesto di Gesù come una sorta di giudizio negativo o azione ostile contro Tempio e leggi della purezza, queste proposte revisioniste ricapitolano l'essenza della tesi tradizionale di Gesù che "purifica il Tempio" e quindi sono soggette alle stesse identiche critiche. Fraintendono la purezza. Rimuovono Gesù dal suo contesto natio, sia religioso che sociale. Spostano l'enfasi del suo messaggio da profezia apocalittica ad una qualche sorta di posizione etica astratta<ref>Per rendere il suo messaggio più attuale e consono ai tempi. Anche perché l'apocalisse non si è verificata ed il suo messaggio diventa obsoleto.</ref> – egualitarismo, compassione, antinazionalismo – che, sebbene per noi significativo qui e ora, fa poca presa nell'antichità. E rendono incomprensibile l'osservanza della Legge, ben documentata, dei primi seguaci di Gesù.
 
Ma forse il problema più serio di qualsiasi proposta che si concentri su uno scontro tra Gesù e "ebraismo" (in qualsiasi modo lo si voglia rendere) – interessi del sommo sacerdozio, purezza e/o nazionalismo, o sacrifici al Tempio, alcuni o tutti i quali Gesù tramite la sua missione e infine mediante il suo gesto profetico presumibilmente sfidò o condannò – è che alla fine non può spiegare due dei fatti fondamentali su Gesù: che ad un certo punto egli fu chiamato "messiah"; e che Roma lo giustiziò.
 
Il termine [[w:Messia nell'ebraismo|"messia" (מָשִׁיחַ‎, ''mašīaḥ'')]] aveva una vasta gamma interpretativa nel periodo di Gesù. Questa figura poteva essere un sacerdote, un profeta, un guerriero regale, fors'anche una figura angelica non umana.<ref>Si veda prec. sez. "[[Missione a Israele/Paolo e Gesù#I significati di Messia|I significati di Messia]]".</ref> Sebbene tutti questi possano codificare una critica simbolica delle correnti organizzazioni di potere – specialmente riguardo alla combinazione asmonea delle due cariche separate di sacerdote e re – servono anche come marcatori escatologici, personaggi che apparirebbero alla Fine dei Giorni. Questa conoscenza ci aiuta a chiudere il divario tra il presunto Gesù antipurezza e il termine "messia"?
 
Di queste possibilità interpretative, possiamo scartare subito la vaga figura del messia angelico e celeste non umano: il Gesù umano, pre-Risurrezione non combacia. L'esistenza di questo tipo di messia in testi settari ebraici quasi contemporanei non possono spiegare un Gesù identificato col termine. Il Messia Figlio di Davide – figura fermamente attestata nei testi biblici – funziona escatologicamente come re guerriero (distrugge i nemici di Israele) e, successivamente, principe della pace. Un Gesù che rifiuta le regole di purezza in un qualsiasi modo – antigerarchia, antidiscriminazione e specialmente antinazionalismo (questo re-redentore è proprio nazionalista: il re di ''Israele'') – ha poco a che fare con una tale figura. E il profeta-messia della Fine del Mondo sembra funzionare più che altro come un maestro di giustizia. Il Gesù storico potrebbe ragionevolmente essere interpretato così, ma l'adeguatezza del termine avrebbe ben poco a che fare con l'ipotizzata azione simbolica nel Tempio, a meno che presumiamo che egli tramite le regole di purezza fosse intrinsecamente ingiusto.
 
Allora, la scelta più plausibile tra queste varie figure potrebbe sembrare quella del messia sacerdotale. I settari del Qumran erano alienati dal Tempio di Gerusalemme e ostile al suo sacerdozio (come sembra essere Gesù stesso, secondo queste ricostruzioni), e di conseguenza sostenevano che le offerte al Tempio fossero impure. Un messia sacerdotale escatologico che servisse nell'immenso Tempio che essi ipotizzavano alla Fine dei Tempi avrebbe fatto, finalmente, offerte "pure", poiché avrebbe seguito i codici di purezza della setta. Il "rimedio" degli Esseni per l'impurità del Tempio di Gerusalemme, in altre parole, non era quello di eliminare le leggi di purezza, ma di intensificarle. Ciò non sembra adattarsi affatto al Gesù antipurità moderno.