Missione a Israele/Contesti sociali: differenze tra le versioni

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Il secondo e ultimo esempio di un'ottemperanza di purezza ipotizzata dalle narrazioni della Passione – ottemperanza specifica di questo rito di purificazione da cadavere – ci perviene dalle tradizioni dell'[[w:Ultima Cena|Ultima Cena]]. Il pasto di Pasqua che Gesù e seguaci celebrano nei Vangeli sinottici presuppone che loro tutti si siano purificati per poter consumare il pasto. E almeno uno di loro avrebbe dovuto andare al Tempio nel tardo pomeriggio dello stesso giorno per sacrificare il [[w:Agnello (Antico Testamento)|Korban Pesach]], il capretto o l'agnello, altrimenti non avrebbero potuto svolgere la cena comandata biblicamente.
 
Tutti questi particolari non sono menzionati nelle storie degli evangelisti. Cionondimeno essi danno forma alle loro narrazioni. Questo potrebbe sembrare ad alcuni lettori un'argomentazione da silenzio, e in un certyo senso lo è: nessun evangelista dichiara: "E mentre Gesù e i suoi discepoli erano tutti riuniti nel Tempio per il rito di purificazione nei giorni prima della festività..." (però cfr. {{passo biblico2|Giovanni|11:55}}). Tuttavia il sonoro volume di questo silenzio in questo caso dà la misura della nostra stessa ''non'' familiarità e distanza dal mondo antico sia di Gesù e sia di questi primi cristiani, che fossero ebrei o gentili. Noi rimaniamo al di fuori del contesto religioso che tutti loro condivisero, e quindi dobbiamo darci da fare per ricatturare ciò che loro e il loro pubblico an tico avrebbero potuto presumere.
 
 
 
=== ''La purificazione del Tempio'' ===
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Questa scena è inscritta nella tradizione della chiesa come la "purificazione del Tempio". Purificato da che cosa? Le citazioni dai profeti addotte dagli evangelisti sinottici, che combinano {{passo biblico2|Isaia|56:7-8}} ("casa di preghiera per tutti i popoli") con {{passo biblico2|Geremia|7:11}} ("un covo di ladroni"), forniscono un'interpretazione. Gesù, ribaltando i tavoli di "coloro che vendevano", protestava contro tale commercio all'interno dei recinti del Tempio: apparentemente lo considerava disonesto. Anche l'osservazione fatta dal Gesù giovanneo riguarda questo tema.
 
Fino a tempi recenti, i commentatori moderni avevano seguito l'esempio degli evangelisti. Tale impresa commerciale, essi sostenevano, veramente avrebbe contaminato il Tempio, o compromesso la sua funzione religiosa. Cacciando via i commercianti e i cambiavalute, Gesù stava quindi ripristinando la sua purezza di culto, "mondando" dal commercio il luogo sacro.
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Negli ultimi due decenni, tuttavia, man mano che gli studiosi hanno sempre più interpretato il Nuovo Testamento nell'ambito di un contesto di reale pratica ebraica del primo secolo, la coerenza di questa visione tradizionale si è dissolta. In primo luogo, non ha senso storico. La funzione del Tempio – come, in verità, qualsiasi tempio nell'antico Mediterraneo – doveva servire come un luogo per l'offerta di sacrifici. In Gerusalemme sin dai giorni di Salomone non era mai stato diversamente. Venivano usati solo colombi o animali impeccabili, e ciò è quello che questi servizi fornivano. I pellegrini – come i genitori di Gesù nella storia della natività di Luca – potevano quindi acquistare tale offerte una volta arrivati nell'area del Tempio ({{passo biblico2|Luca|2:24}}). E poiché il Tempio si basava sul [[:en:w:Tyrian shekel|siclo di Tiro]] (il suo contenuto d'argento era stabile e affidabile), i cambiavalute – senza dubbio con una percentuale – convertivano le varie valute degli adoratori esteri in tale moneta standard. I venditori di colombi e i cambiavalute, in altre parole, facilitavano l'adorazione di Dio da parte dei pellegrini, secondo quanto Egli aveva comandato a Israele tramite Mosè al Sinai. Il gesto di Gesù, quindi, non avrebbe significato un "ripristino" del servizio templare ad un ipotetico puro ideale, poiché non c'era mai stato un tempo in cui il suo servizio non avesso incluso le offerte.
 
[[Image:AlexanderI.jpg|thumb|right|[[w:Siclo|Siclo]] di [[w:Tiro (città antica)|Tiro]] emesso da [[w:Alessandro I Bala|Alessandro I Bala Epifane]], 152–145 p.e.v.]]
Gli ebrei in tutto l'impero e oltre, contribuivano volontariamente mezzo siclo di tassa al Tempio proprio per il supporto di questi sacrifici. "Pensare di tralasciare quei sacrifici per qualsiasi ebreo è del tutto impossibile", dice Flavio Giuseppe. La gente avrebbe "dato la propria la vita piuttosto che abbandonare quell'adorazione che erano abituati ad offrire a Dio" (''AJ'' 15.248). Anche i sacerdoti prendevano il loro mandato in maniera seria. Flavio Giuseppe riporta come, nel 63 p.e.v., quando il generale romano Pompeo aveva assediato Gerusalemme con successo, i sacerdoti continuarono a fare offerte anche mentre Pompeo prendeva d'assalto il Tempio (''AJ'' 14.65-68). "Proprio nell'ora in cui il Tempio venne preso, mentre venivano massacrati vicino all'altare, essi non desistettero mai dai riti religiosi del giorno" (''BJ'' 1.148).Ancor più incrediblmente, alla luce del più grande caos sociale ed estrema sofferenza e carestia prevalente nella città durante l'assedio finale di Tito, sia i sacerdoti che la popolazione collaborarono a continuare le offerte quotidiane quasi fino alla fine (''BJ'' 6.93-95).
 
 
 
 
 
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== I seguaci di Gesù ==
{{Immagine grande|Ecce homo by Antonio Ciseri (1).jpg|800px|<small>''[[Ecco l'uomo|Ecce Homo]]'', dipinto di [[w:Antonio Ciseri|Antonio Ciseri]] (1880), raffigurante Ponzio Pilato che presenta Gesù flagellato alla gente di Gerusalemme</small>}}
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[[Categoria:Missione a Israele|Contesti sociali]]