Missione a Israele/Contesti sociali: differenze tra le versioni

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Stessa cosa per le tradizioni evangeliche riguardo ai pellegrinaggi di Gesù a Gerusalemme, riportati sia nei sinottici che in Giovanni. Giovanni cita quattro di questi viaggi: due volte per la Pesach ({{passo biblico|Giovanni|2:13;11:55}}), una volta per una festività non meglio specificata ({{passo biblico|Giovanni|5:1}}) e una volta per Sukkot ({{passo biblico|Giovanni|7:10}}), quando Gesù si intrattiene nella città dal primo autunno fino all'inverno per la [[w:Chanukkah|Festa della Dedica (Chanukkah)]] che celebra la purificazione del tempio fatta dai Maccabei ({{passo biblico|Giovanni|10:22}}). L'ingresso nel Tempio durante le festività richiedeva una purificazione speciale; l'ingresso in altre occasioni richiedeva come minimo un'immersione prima di notte del giorno prima di entrare nell'area per fare offerte. Gli adoratori avevano accesso alle vasche di immersione vicino al complesso del Tempio specificamente per questo scopo. Implicita in queste storie di Gesù che va al Tempio in tali giorni festivi è la sua ottemperanza dei protocolli di purezza comandati biblicamente per l'ingresso. Il pubblico antico degli evangelisti non avrebbero avuto ragione di pensare diversamente. Senza il presupposto di un Gesù anti-purezza, nemmeno il loro pubblico moderno lo penserebbe.
 
Infine, le narrazioni della Passione forniscono altre due istanze in cui l'osservanza delle regole di purezza da parte di Gesù è ipotizzata obliquamente dalla forma della storia. Nella prima, i Vangeli rappresentano Gesù che entra in città con molti altri pellegrini. Questi pellegrini rappresentano le folle che lo introducono a Gerusalemme (il cosiddetto Ingresso Trionfale; {{passo biblico2|Marco|11:7-10}} e parall.; {{passo biblico2|Giovanni|12:12-15}}) e che successivamente si radunano per sentirlo predicare nel Tempio durante i giorni prima della festa ({{passo biblico2|Marco|14:1}}; {{passo biblico2|Matteo|11:15}} segg.; {{passo biblico2|Luca|19:45}} segg.; cfr. {{passo biblico2|Giovanni|2:13-17}}). Cosa ci fa lui e cosa ci fanno tutti loro?
 
Il pasto pasquale doveva essere consumato in uno stato di purezza, incluso e specialmente purezza da contatto di cadavere ({{passo biblico2|Numeri|9:6}}). Ciò richiedeva che i pellegrini fossero in città almeno sette giorni prima dell'inizio della festa, la sera del 14 [[w:Nisan|Nisan]], onde poter sottoporsi al rito di purificazione lungo una settimana. Dio tramite Mosè diede i particolari in {{passo biblico2|Numeri|19:11-12}}: "Chi avrà toccato un cadavere umano sarà immondo per sette giorni. Quando uno si sarà purificato con quell’''acqua'' il terzo e il settimo giorno, sarà mondo; ma se non si purifica il terzo e il settimo giorno, non sarà mondo". L’"acqua" in questione era mescolata con le ceneri della giovenca rossa immolata. I pellegrini a Gerusalemme per la festività avrebbero ricevuto questa aspersione di acqua speciale nei giorni designati. Se in effetti Gesù entrò in città con questi altri pellegrini, e se in effetti predicò alle folle festive durante i giorni prima della festa nell'ambito del complesso templare, allora egli si trovava lì, come loro, per essere purificato tramite questo rito speciale. Questa è la presupposizione della storia; e, se la storia ha una qualche relazione con un fatto reale, tale sarebbe stato anche lo scopo di Gesù.
 
Il secondo e ultimo esempio di un'ottemperanza di purezza ipotizzata dalle narrazioni della Passione – ottemperanza specifica di questo rito di purificazione da cadavere – ci perviene dalle tradizioni dell'[[w:Ultima Cena|Ultima Cena]]. Il pasto di Pasqua che Gesù e seguaci celebrano nei Vangeli sinottici presuppone che loro tutti si siano purificati per poter consumare il pasto. E almeno uno di loro avrebbe dovuto andare al Tempio nel tardo pomeriggio dello stesso giorno per sacrificare il [[w:Agnello (Antico Testamento)|Korban Pesach]], il capretto o l'agnello, altrimenti non avrebbero potuto svolgere la cena comandata biblicamente.