Missione a Israele/Contesti sociali: differenze tra le versioni

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Ma prima dei nostri tempi, quanto universali o moralmente evidenti apparivano tali questioni? A volte ci sforziamo di capire le vedute dei nostri genitori perché i lori istinti e la loro prospettiva può differire così marcatamente dalla nostra — un divario di una solo generazione. Siamo affascinati o allarmati dal mondo sociale della [[w:Elizabeth Bennet|Elizabeth Bennet]] e [[w:Fitzwilliam Darcy|Mr Darcy]] di [[w:Jane Austen|Jane Austen]] perché è così distante e differente dal nostro — un divario di meno di due secoli nell'ambito di una cultura discutibilmente continuativa. Siamo colpiti dalla brutalità e ripugnanza dello schiavismo e lavoro di minorenni — sebbene la maggioranza degli americani, appena 150 anni fa, non lo erano affatto. Quanto più differenti da noi, allora, dovranno essere gli istinti e la prospettiva di un popolo antico in una cultura completamente differente? Come possiamo quindi presumere di importare i nostri valori o programmi politici attraverso i millenni a servire quale costrutto esplicativo per le loro azioni?
 
In breve, più superficiale è la rilevanza etica o politica che presenta un particolare costrutto di Gesù, più sospetto è il suo valore come storia. Solo la testimonianza antica, non gli intenti moderni, possono rivelare ciò che poteva veramente importare ad un popolo antico. Quale che fosse l'insegnamento di Gesù, quale che fosse il modo in cui Gesù visse, il fatto che la sua missione diede inizio ad un movimento significa che egli doveva aver senso prima di tutto per i suoi propri contemporanei. Dobbiamo comprendere loro per poter comprendere lui. E sebbene la lotta di classe o il sessismo possono avere grande peso nelle menti dei liberali-Primo Mondo del ventunesimo secolo, non possiamo ottenere comprensione delle società antiche proiettando su di loro le nostre sensibilità politiche. Ed infine, sebbene potremmo aver difficoltà – a differenza dei popoli antichi – a scoprire un significato religioso o spirituale nel concetto di purezza, o nel rituale in genere, le nostre difficoltà non ci dicono nulla delle loro.
 
In diversi punti di questo studio, ho raccomandato che la persona in cerca del passato deve simulare un'innocenza del futuro. La nostra conoscenza di come gli eventi alla fine si conclusero ci danno troppo facilmente una falsa prospettiva di come avvennero. In cerca del Gesù storico e, quindi, delle origini cristiane, ciò è particolarmente vero, perché noi usiamo così facilmente quello che il movimento divenne poco dopo come quadro interpretativo di come iniziò e perché. Il suo futuro post-Tempio – matrice di tutti gli scritti neotestamentari eccetto Paolo – pertanto interpreta il suo passato. Gesù (come invero anche Giovanni il Battista) finisce quindi per opporre il suo stesso ebraismo nativo, il suo solo contesto umano, il popolo ebraico, i suoi riti antichi e i suoi protocolli rituali, e il suo stesso sito sacro principale. Il futuro gentile, post-Tempio e post-osservanza della Torah, del movimento, ben lo sappiamo, sta subito dietro l'angolo, pertanto tale deve essere la direzione in cui Gesù datagli da seguire.
 
Sbagliato.
 
In realtà le narrazioni evangeliche devono essere interpretate con il presupposto opposto in mente. Dobbiamo iniziare dalla premessa che Gesù era '''''veramente''''' un ebreo del suo tempo — se non lo fosse stato, non avrebbe avuto seguaci ebrei del primo secolo. In assenza di specifiche istruzioni sulla purezza in quello che possiamo ricostruire del suo insegnamento, dobbiamo presupporre '''''non''''' che Gesù ignorasse o opponesse i codici di purezza ebraici, ma piuttosto che egli li diede per scontati come fondamentali nell'adorazione del Dio che li aveva rivelati, unicamente, a Israele. In effetti, letti senza il futuro che incide sulla loro interpretazione, i Vangeli stessi, sebbene prodotti di un periodo successivo, ciononostante presentano sempre un Gesù immesso sicuramente e coerentemente nel mondo religioso – e quindi nelle leggi di purezza – dell'ebraismo del tardo Secondo Tempio.<ref>Chi scrisse i Vangeli, ebrei o gentili? Nessuno lo sa, sebbene gli studiosi, sulla base di testimonianze interne, ipotizzino identificazioni "etniche". L'autore di [[w:Vangelo secondo Matteo|Matteo]] è universalmente considerato ebreo; negli ultimi 30-40 anni, anche l'autore di Giovanni. Le argomentazioni su Luca vanno in entrambe le direzioni, sebbene la padronanza della Septuaginta da parte dell'autore mi inclina a supporre che anch'egli fosse ebreo: la Bibbia era una voluminosa raccolta di libri – scrolli in realtà – che non sarebbero circolati o resi accessibili al di fuori di una sinagoga in questo primo periodo. E Marco? Di nuovo, la risposta è ipotetica. Molti studiosi presuppongono che egli fosse un Gentile; Marco dimostra poca della familiarità sulle tradizioni e scritture ebraiche dimostrata vistosamente da Luca e Matteo, né dimostra relazioni ravvicinate (anche se ostili) con le comunità della sua sinagoga locale nel modo che lo fa Giovanni. Se Marco era ebreo, doveva essere un ebreo estremamente ignorante. L'ignoranza naturalmente non rispetta persone o gruppi etnici, e non tutti nel primo movimento potevano avere l'istruzione di Paolo. La prima data della composizione del Vangelo (appena dopo il 70),le sue fondamenta scritturali (evidenti specialmente nella narrazione della Passione), e lo stimolo a comporre dato dalla recente distruzione del Tempio, tutte mi fanno pensare che anche questo autore fosse ebreo. Perché è importante? in parte, perché la collocazione implicita sociale e religiosa dell'autore ci dà un punto di partenza per speculare sulla sua comunità – se anch'essa fosse ebrea, gentile, o una mescolanza – e su cosa essi avrebbero potuto comprendere ascoltando il Vangelo. La mia ipotesi qui, tuttavia – che i Vangeli esponessero una conosciuta prassi di purificazione – richiede solo che il pubblico degli evangelisti fosse antico. Nessuno nell'antichità, specialmente nei giorni cultici sacri dedicati alla divinità, faceva l'equivalente di "parcheggia l'auto e corri in chiesa". La prossimità ad un altare richiedeva universalmente (una qualche sorta di) purificazione preparatoria. Ascoltatori ebrei (quelli di Matteo sicuramente, quelli di Luca e Giovanni probabilmente, e penso anche quelli di Marco) avevano connessioni specifiche, mediante la loro cultura biblica, con quello che ciò avrebbe comportato, come anche l'avrebbero avute quegli ascoltatori gentili che si erano associati alla sinagoga. Gentili di estrazione puramente pagana avrebbero comunque presupposto anche loro delle purificazioni.</ref>
 
 
<ref>Chi scrisse i Vangeli, ebrei o gentili? Nessuno lo sa, sebbene gli studiosi, sulla base di testimonianze interne, ipotizzino identificazioni "etniche". L'autore di [[w:Vangelo secondo Matteo|Matteo]] è universalmente considerato ebreo...</ref>
 
=== ''La purificazione del Tempio'' ===
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