Missione a Israele/Contesti sociali: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
testo
testo
Riga 191:
L'introduzione di Giovanni Battista fatta da Marco ben si adatta alle informazioni presenti in Flavio Giuseppe:
{{q|Si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un ''battesimo di conversione per il perdono dei peccati''. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano ''battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati''. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico.|{{passo biblico2|Marco|1:4-6}}}}
Le frasi in corsivo nel passo di Marco sono coerenti con il riassunto fatto da Giuseppe Flavio sulle prediche di Giovanni: Flavio Giuseppe dice che Giovanni "aveva esortato gli ebrei a condurre una vita retta, ''praticare la giustizia verso i propri simili e la pietà verso Dio'', e così facendo ''di unirsi al battesimo''. Secondo lui, questo [comportamento] era necessario se il battesimo doveva essere ben accetto a Dio". Questa immersione, Flavio specifica, non conferiva il perdono dei peccati, ma serviva invece "alla ''purificazione della carne'' una volta che l’''anima'' fosse stata precedentemente ''mondata da una giusta condotta''". Pentimento e contrizione sincera davanti a Dio, Giovani ed i suoi contemporanei credevano, avrebbero ottenuto il perdono. Il precedente peccatore, avendo ascoltato la chiamata di Giovanni al pentimento, avrebbe aumentato la sua nuova purezza morale con l'immersione ottenendo purezza corporea. In poche parole, sia Marco che Flavio Giuseppe descrivono un rituale di purificazione che si associa così immediatamente alla missione di Giovanni che l'attività stessa venne ad identificarlo: Giovanni l'Immersore,, o Battezzatore. L'acqua del Giordano purificava i corpi dei precedenti peccatori solo dopo che la loro precedente ammissione di peccato e conseguente pentimento avessero già "purificato" le loro anime.
 
La descrizione delle vesti e del cibo di Giovanni fatta da Marco in questo passo può avere ulteriore coesione con la testimonianza di Falvio Giuseppe in merito alla preoccupazione di Giovanni per la purezza corporea. Una veste di peli di dromedario, tessuto a trama larga, avrebbe facilmente permesso all'acqua di penetrare completamente tale indumento durante l'immersione, assicurando quindi il pieno contatto del corpo con l'acqua (cosa desiderata per l'immersione di purificazione). Preoccupazioni di purezza potrebbero spiegare inoltre i dettagli della dieta di Giovanni. Vero è che locuste e miele si adattano soprattutto al deserto in cui si trovava: erano di facile reperibilità. Ma ''Q'' aggiunge informazioni alla nostra conoscenza delle abitudini alimentari di Giovanni, affermando che "è venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino" ({{passo biblico2|Luca|7:33}}//{{passo biblico2|Matteo|11:18}}). In altre parole, il Battezzatore evidentemente non mangiava cibi preparati dall'uomo o coltivati. Anche questo può riflettere le sue preoccupazioni di purezza: tali cibi – locuste, miele, acqua – non corrono il rischio di essere impuri, cioè di violare in nessun modo le leggi del ''[[w:casherut|kasherut]]''.
Riga 223:
| 5. Onorare il padre e la madre || 10. Non desiderare l'altrui
|}
La chiamata di Giovanni ad un rinnovo morale in preparazione all'arrivo del Regno, significava precisamente l'osservanza della Torah — di certo non un tema raro nelle esortazioni morali ebraiche. Ciò che caratterizza la sua particolare predicazione è il suo collegare l'osservanza specificamente con la purificazione corporea e gli ammonimenti apocalittici. Fintanto che un o non si pente e cambia, insegnava il Battista, la purificazione corporea di per se stessa non serviva a niente. Per questo la caratterizzazione di ''Q'' di coloro che venivano da Giovanni che non avevano ancora cambiato il proprio comportamento: "razza di vipere", queste persone ancora non "portano frutti che si accordino al pentimento". Se il giudizio finale arriva prima che abbiano prodotto "buoni frutti" (le buone azioni che si accordano al vero pentimento), il loro far parte di Israele (figli di Abramo) non servirà a niente: saranno condannati al fuoco eterno e "bruceranno".
 
Bisogna qui fare alcune osservazioni, prima di ipotizzare sulle ragioni di Giovanni nel sottolineare la propria agenzia nel suo rito di purificazione. In primo luogo, questa preoccupazione di occuparsi della dimensione interiore (quella che noi chiameremmo "morale") di pentimento prima di rivolgersi ai protocolli esteriori di espiazione (purezza, offerte, e simili) è un tema di riferimento della tradizione penitenziale ebraica in tutti i periodi. Nel primo secolo, lo troviamo espresso nei Manoscritti del Mar Morto, in Filone d'Alessandria, in Flavio Giuseppe, e naturalmente (ricordandoci che i documenti neotestamentari sono testi del primo secolo) anche nei Vangeli. Scritturalmente, lo troviamo nei profeti classici dal tempo del Primo Tempio. Pertanto,
{{q|Io detesto, respingo le vostre feste<br/>
e non gradisco le vostre riunioni;<br/>
anche se voi mi offrite olocausti,<br/>
io non gradisco i vostri doni<br/>
e le vittime grasse come pacificazione<br/>
io non le guardo.<br/>
Lontano da me il frastuono dei tuoi canti:<br/>
il suono delle tue arpe non posso sentirlo!<br/>
''Piuttosto scorra come acqua il diritto<br/>
''e la giustizia come un torrente perenne.''|{{passo biblico2|Amos|5:21-24}}}}
Il profeta non stipula qui una scelta "o questo—o quello" — o fate offerte immolate (che Dio odia) o ricercate la rettitudine (che Dio ama e preferisce). L'uomo che è devoto verso Dio e retto verso il suo prossimo fa ''entrambe'' le cose. Tuttavia, gli scrittori cristiani, sia antichi che moderni, hanno spesso interpretato i profeti come se si pronunciassero contro il rituale stesso, valutando la "purezza morale" (interiore) più della purezza "rituale" (solo esteriore), come se le due si escludessero a vicenda, o come se la vera pietà interiore, secondo i profeti, annullasse qualsiasi necessità di purificazioni, riti e offerte che nella narrazione biblica sono anch'essi comandati da Dio. Ma qui l'enfasi di Giovanni proprio sull'immersione sembra comprovare il caso opposto. La persona che dovrebbe essere salvata nell'ultimo giorno necessitava più di pentimento e comportamento modificato: necessitava anche di essere purificato nel corpo.
 
Non sappiamo granché d'altro sulla missione e sul messaggio di Giovanni Battista. Quant'altro abbiamo nelle fonti evangeliche appare sospetto. Tutti e quattro i Vangeli presentano Giovanni con una figura tipo Elia, che funziona soprattutto a preparare Israele per il Messia/Gesù. Giovanni si subordina, dicendo:
{{q|Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo.|{{passo biblico2|Marco|1:7-8}}}}
Una prefigurazione più drammatica per il soggetto principale dei Vangeli. Tali pronunciamenti falliscono completamente il test di autenticità basato sul succitato criterio di dissimilarità, poiché presentano Giovanni che enuncia precisamente le credenze proprie della successiva comunità cristiana su di lui, e sulla superiorità di Gesù rispetto a lui. Di nuovo, la testimonianza di Flavio Giuseppe sembra implicare che il caso fosse l'opposto mentre erano in vita (tardi anni 20 e inizia anni 30 e.v.) e anche un mezzo secolo dopo: la sua nota su Giovanni in ''Antichità'' è molto più lunga della sua nota su Gesù.<ref>Sull'argomento si veda il capitolo successivo.</ref>
 
Né possiamo sapere molto di più dai Vangeli né da Flavio Giuseppe in merito alle purificazioni di Giovanni. Il penitente poteva immergersi tante volte quanto lo avesse desiderato, o di nuovo se e quando peccava ancora (come succedeva per altre immersioni ebraiche di purificazione)? Oppure si poteva immergere solo una volta (in analogia del molto successivo battesimo cristiano)? Le fonti non dicono nulla i nessuna delle alternative; ma se la pratica del battesimo cristiano non adombrasse così tanto l'attività di Giovanni, non ci sarebbe ragione di pensare alle sue immersioni come un singolo evento. Le immersioni multiple si adattano molto meglio al contesto religioso nativo di Giovanni.
 
Infine, nulla nel messaggio di Giovanni il Battista o nella sua pratica di purificazione rituale presuppone una critica o ostilità verso il Tempio, sebbene studiosi neotestamentari asseriscano che le vedano "implicite". Tale implicazione mi sembra che si basi più sulla nostra conoscenza del modo in cui poi sviluppò il cristianesimo piuttosto che su qualcosa presente nei testi antichi. Mancandone la testimonianza, possiamo di certo sostenere il contrario basandocvi sul forte nesso positivo tra purezza e cilto nel periodo fino al 70 e.v. Dopo essersi pentito, riconosciuto il proprio peccato, riparato le sue vie, e poi tramite Giovanni purificato il proprio corpo, l'ex peccatore poteva benissimo completare i suoi rituali di espiazione comandati biblicamente quando si fosse recato a Gerusalemme la prossima volta. Tale comportamento sarebbe coerente col messaggio di Giovanni di devozione verso Dio. Ma non lo sappiamo, dato che non abbiamo prove in un modo o nell'altro. Tuttavia, alla luce del successivo atteggiamento complesso e a volte apertamente ostile degli evangelisti verso il Tempio – atteggiamento che imputano anche a Gesù – possiamo esser certi che essi avrebbero usato volentieri tali tradizioni su Giovanni, se ne avessero avuto sentore.
 
Allora, cosa possiamo apprendere da queste testimonianze? Primo, che Giovanni sembra aver enfatizzato il proprio ruolo nell'immergere peccatori penitenti: venivano da lui per battezzarsi; non si immergevano da soli (come succedeva per i più tradizionali riti purificatori ebraici). Forse la sua prominenza in questo rituale si riferisce al suo messaggio del Regtno in arrivo. Quale profeta della Fine e convocatore di Israele al pentimento, Giovanni possedeva un'autorità singolare: ricevere il suo messaggio significava allo stesso tempo accettare Giovanni come il profeta autorevole del Regno. Sto ipotizzando, ma con ragione: vedremo lo stesso modello ripetuto nelle tradizioni su Gesù.
 
Secondo, mentre sia Flavio Giuseppe che i Vangeli dicono che Giovanni venne giustiziato da Antipa, è difficile vederne il perché. Marco e, seguendolo, Matteo raccontano una storia di Giovanni cheaveva criticato il matrimonio di Erode con Erodiade. La storia folclroristica narra di come Antipa fu in effetti intrappolato dalla sua incauta promessa alla figlia di Erodiade che gli chiese la testa di Giovanni ({{passo biblico2|Marco|6:17-29}}//{{passo biblico2|Matteo|14:3-12}}). Non chiarisce affatto il resoconto di Flavio Giuseppe: timoroso dell'effetto che Giovanni potesse avere sulla gente – "eloquenza che aveva un tale grande effetto sull'umanità poteva portare a qualche forma di sedizione, poiché sembrava che tutti potessero essere guidati da Giovanni in qualsiasi cosa facessero" – Antipa lo eliminò in una sorta di attacco preventivo.
{{clear}}
{{Immagine grande|Ecce homo by Antonio Ciseri (1).jpg|800px|<small>''[[Ecco l'uomo|Ecce Homo]]'', dipinto di [[w:Antonio Ciseri|Antonio Ciseri]] (1880), raffigurante Ponzio Pilato che presenta Gesù flagellato alla gente di Gerusalemme</small>}}
Tuttavia, un messaggio di "devozione" e "rettitudine" non suona come una chiamata alla sedizione.
 
 
=== ''Giovanni, Gesù e il pentimento'' ===