Utente:Giuli2797/Cromatografia/Introduzione: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
sistemazione note e bibliografia
sezioni e miniatura immagini
Riga 1:
{{Cromatografia}}
= =Cromatografia ==
 
 
Con il termine cromatografia si intende una serie di metodi analitici in grado di separare, identificare e quantificare i diversi componenti presenti in
miscele di analiti, talvolta anche molto complesse. <br>
I metodi cromatografici sfruttano gli equilibri di distribuzione delle varie sostanze tra due fasi diverse e immiscibili tra loro: la fase mobile e la fase stazionaria. [[File:Colonna clorofilla.png|thumb|400px|right|Colonna cromatografica in cui si evidenzia la separazione delle sostanze eluite]]
 
 
Line 19 ⟶ 20:
In un'analisi cromatografica il campione da analizzare viene caricato in testa alla colonna ed eluito con una fase mobile detta eluente; il processo attraverso il quale il campione viene trasportato lungo la colonna dal flusso della fase mobile è detto eluizione.
 
FASEFase STAZIONARIAstazionaria: è il materiale che costituisce il riempimento della colonna ed è la fase con la quale l’analita instaura le interazioni che lo trattengono durante l’eluizione. È solitamente composta da particelle sferiche di piccole dimensioni dell’ordine di pochi micron: questo perché, dal momento che i processi sfruttati da questa tecnica sono processi di interfaccia, è molto utile avere la maggior superficie disponibile per unità di volume per massimizzare l’efficacia del processo.
 
FASEFase MOBILEmobile: è la fase fluida che si muove attraverso il riempimento della colonna e che garantisce la mobilità degli analiti. A seconda del tipo di fase mobile potremo avere a che fare con:
* cromatografia liquida - LC;
* gascromatografia - GC;
Line 71 ⟶ 72:
 
La misura dell’area sottesa al picco viene eseguita con metodi di integrazione digitale che arrivano, in casi ottimali, ad una precisione di circa 0,5% rispetto al valore vero. Tuttavia questo metodo è soggetto ad errore e nello specifico può essere affetto da:
* rumore di fondo – è il segnale rivelato dal detectorrivelatore non dovuto all'analita <ref>Sadek pag. 134</ref>. Se la linea di base è soggetta ad un alto rumore di fondo sarà difficile identificare il punto esatto il cui inizia il picco, il rapporto segnale/rumore è infatti elevato;[[File:Rt 5 9.png|thumb|right|200px|Picchi non risolti]]
* mancata o non sufficiente risoluzione dei picchi – se nel cromatogramma sono presenti picchi molto vicini o addirittura sovrapposti, è molto difficile - se non impossibile - identificare le due singole aree. In questo caso la soluzione migliore consiste nel migliorare la separazione cromatografica in modo da avere picchi più stretti o comunque meglio risolti;
* deriva della linea di base – si verifica nel caso in cui la linea di base non sia rettilinea, ma ascendente o discendente, in questo caso bisogna tenerne conto e non fare l’integrazione considerandola orizzontale; [[File:Emg.png|thumb|right|200px|Picco asimmetrico]]
* asimmetria del picco – talvolta il segnale restituito non è una gaussiana perfetta. Questo si verifica nel caso in cui ad esempio la fase mobile venga trattenuta parzialmente dalla fase stazionaria e si abbia uno strascico del segnale: ne consegue quindi che il picco presenti una coda.
 
Line 103 ⟶ 104:
al ventesimo equilibramento la sostanza A avrà raggiunto il diciottesimo piatto mentre B sarà ancora all'undicesimo. <br>
Prolungando a sufficienza il processo separativo e aumentando di conseguenza il numero di piatti teorici, si ottiene la risoluzione dei due picchi a cui corrisponde l'uscita dalla colonna delle due sostanze in momenti differenti. <br>
Andando a riportare su un grafico il n°piatti teorici VS. n°molecole otteniamo:[[File:Separazione di due sostanze - modello a piatti teorici.png|thumb|left|400px|Separazione di due sostanze - modello a piatti teorici]] L'integrale della curva indica il numero totale di molecole, e il picco relativo alla sostanza A sarà spostato rispetto al picco relativo alla sostanza B. <br>
Il modello spiega in modo efficace la forma gaussiana dei picchi e le differenze nelle velocità di migrazione dei soluti, ma non l'allargamento della banda di eluizione in funzione della natura del solvente utilizzato e della velocità del flusso della fase mobile. Il motivo è che questo modello presuppone che si riesca sempre ad instaurare l'equilibrio tra le due fasi all'interno di ogni singolo piatto teorico: questo però non avviene perché la colonna cromatografica è un sistema dinamico e non di equilibrio. Affinché si possa instaurare l'equilibrio bisognerebbe fermare la fase mobile in corrispondenza di ogni piatto teorico, cosa che non avviene durante il processo di eluizione. <br>
Nonostante questo modello sia ormai superato i concetti di numero dei piatti teorici e di altezza del piatto teorico sono ancora usati in cromatografia per valutare l'efficienza di un processo cromatografico:
Line 136 ⟶ 137:
Per avere una separazione ottimale è necessario avere una buona risoluzione la quale dipende da selettività ed efficienza.
 
'''SELETTIVITÀSelettività''' - è la capacità del metodo cromatografico di distinguere due picchi vicini dovuti a due sostante diverse eluite contiguamente <ref>Sadek pag. 174 </ref> presenti all'interno dello stesso campione ed è definito attraverso il coefficiente di selettività α.
: <math> \alpha = \frac {k'_2}{k'_1}</math>
: con 1 < α < 2 (per α = 1 infatti i picchi sono completamente sovrapposti). <br>
Andando ad osservare un generico cromatogramma si potrà dire che la separazione è selettiva se i picchi saranno ben distinti gli uni dagli altri e non si avrà sovrapposizione tra picchi contigui.
 
'''EFFICIENZAEfficienza''' - è la capacità del metodo cromatografico di eluire tutte le molecole dello stesso analita contemporaneamente.
Andando ad osservare un generico cromatogramma si potrà dire che la separazione è efficiente se i picchi saranno molto stretti. <br>
Affinché la risoluzione sia buona occorre che sia la selettività sia l'efficienza siano buone. <br>
Line 157 ⟶ 158:
: Sebbene per limitare questo effetto sia necessario usare una fase stazionaria con granulometria quanto più fine possibile, bisogna comunque tenere a mente le problematiche connesse a questo tipo di pratica: con il diminuire delle dimensioni delle particelle di fase stazionaria i percorsi che l’analita può percorrere saranno sempre più stretti e questo comporterà un impedimento nella fluizione del campione attraverso la colonna. Tanto più l’analita farà fatica a muoversi nella colonna e tanto più lunghi saranno i tempi di ritenzione: questo effetto va ovviamente evitato in modo tale da prevenire l’allungamento dei tempi di ritenzione con tutte le problematiche connesse che possono portare anche alla vanificazione dell’analisi. È importante tenere a mente che questo effetto non dipende dalla velocità del flusso dell’eluente;
[[File:Diffusione longitudinale.png|thumb|Allargamento di banda - diffusione longitudinale]]
* diffusione longitudinale – dal momento che le particelle di analita si trovano in soluzione saranno soggette ad una migrazione spontanea dalle zone in cui la concentrazione di analita è maggiore verso quelle in cui tale concentrazione è minore. Il risultato di questo effetto si verificherà con l’allargamento del picco in uscita dal detectorrivelatore. L’effetto causato dalla diffusione longitudinale si avrà non solo nel senso di scorrimento della fase mobile ma anche in quello opposto. Questo fenomeno è proporzionale al tempo di permanenza in colonna: tanto maggiore è il tempo di ritenzione e tanto maggiore è la diffusione dell’analita nel solvente, a cui consegue un maggiore slargamento del picco.
: <math> B = 2k_DD_M</math> <ref> Miller pag. 77</ref>
: con <math>k_D </math> - fattore di ostruzione ed indica la resistenza alla diffusione dovuta all'impaccamento;
Line 204 ⟶ 205:
Nei capitoli successivi si tratteranno singolarmente tutte queste tipologie di tecniche in modo più approfondito.
 
==Esercizi==
1) Eseguendo un’analisi cromatografica su una miscela di composti attraverso l’ausilio di una colonna di 20,0 cm si sono ottenuti i seguenti risultati: <br>
<table width="35%" height="30%" cellspacing="0" cellpadding="2" border="1">
<th align="center">Sostanza</th>
<th align="center">Tempo di ritenzione [min] </th>
<th align="center">wW [min]</th>
</tr>
<tr>
Line 234 ⟶ 235:
<th align="center">Sostanza</th>
<th align="center">Tempo di ritenzione [min] </th>
<th align="center">wW [min]</th>
</tr>
<tr>
Line 270 ⟶ 271:
: <math> N_{medio} = \frac{843+815}{2} = 829 </math> <br>
 
(c) <math> HETP_{piatto} = \frac{L_{colonna}}{N_{piatti}} = \frac{20,0}{829} = 2,4*10^{-2} cm</math> <br>
 
(d) <math> \frac{R_{s1}}{R_{s2i}} = \frac{\sqrt{N_1}}{\sqrt{N_2}} </math> <br>
: <math> \frac{1,15}{1,5} = \frac{\sqrt{829}}{\sqrt{N_2}} </math> <br>
: <math> N_2 = 829 \left ( \frac{1,5}{1,15} \right )^2 = 1410 </math> <br>
: <math> L = N H = 1410*2,4*10^{-2} = 33,8 cm8cm </math> <br>
 
 
Line 287 ⟶ 288:
 
 
==Bibliografia==
Chromatography, Concepts and Contrasts, James M.Miller, John Wiley & Sons, 2005 <br>
Fondamenti di Chimica Analitica di Skoog e West - III edizione, EdiSES S.r.l., 2015 <br>
Illustrated Pocket dictionary of chromatography, P.C. Sadek, Wiley Interscience, 2005
 
==Note==
<references/>