Missione a Israele/Paolo e Gesù: differenze tra le versioni

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Di nuovo, cominciamo con Marco. Una delle grandi curiosità di questo Vangelo, che abbiamo sottolineato precedentemente, è la sua reticenza proprio sulla questione dell'identità di Gesù. Comandando il silenzio di coloro che lo riconoscono, proibendo a coloro che egli guarisce di andarlo a dire in giro, il Gesù di Marco non si nomina mai Messia e, eccettuata un'eccezione drammatica, non accetta mai chiaramente il titolo. La designazione marciana prescelta per Gesù è piuttosto il Figlio dell'Uomo. Il Figlio dell'Uomo soffrirà rifiuto e morte durante la sua Prima Venuta, insegna Gesù, ma ritornerà presto, vendicato e glorioso, nella sua Seconda Venuta. In altre parole, è tramite il suo uso del termine "Figlio dell'Uomo", e non "messia", che Marco articola le sue convinzioni cristiane su Gesù. Egli le inserisce nella sua narrazione di Gesù, una ripetizione teologica di noti elementi della sua missione – miracoli ed esorcismi, predicazione itinerante in merito al Regno di Dio, dispute con altri ebrei, morte a Gerusalemme per crocifissione – in termini delle azioni di Gesù quale Figlio dell'Uomo sofferente.
 
In tutto ciò, dove e come appare il termine ''christos''? I termini messianici – Cristo, Figlio di Davide, re d'Israele – appaiono solo sette volte nel Vangelo di Marco. Il primo semplicemente apre la storia: "Inizio del vangelo di Gesù Cristo" ({{passo biblico2|Marco|1:1}}). La successiva ricorrenza, molto drammatica, avviene quando Gesù stesso all'improvviso richiede una risposta ad una domanda che non ha mai affrontato: "Chi dice la gente che io sia?" ({{passo biblico|Marco|8:27}}). I suoi discepoli rispondono: Giovanni il Battista, Elia, uno dei profeti. Gesù insiste: "E voi chi dite che io sia?" Pietro risponde, succintamente: "Tu sei il Cristo" ({{passo biblico|Marco|8:29}}).
 
È istruttivo leggere qui la scena di Marco, {{passo biblico|Marco|8:27-33}}, insieme alla sua revisione di Matteo, {{passo biblico2|Matteo|16:13-23}}. Matteo chiarisce la confusione lasciata per strada da Marco. Dove il Gesù di Marco persistentemente parla del Figlio dell'Uomo in terza persona, lasciando al lettore l'ipotesi di identità, Matteo rende esplicita l'identificazione: il suo Gesù, che fa le stesse domande ai suoi discepoli, usa "Figlio dell'Uomo" intercambiabilmente con "Io" ({{passo biblico2|Matteo|16:13,15}}). Ancor più d'aiuto, dove il Gesù di Marco aveva risposto a Pietro che lo identificava con una richiesta di silenzio ("E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno", v. 30), il Gesù di Matteo esclama in approvazione della sua risposta ("Beato te, Simone figlio di Giona!", vv. 17-19). Solo dopo ciò, Gesù richiede il silenzio, ma messo da Matteo in tal modo da non lasciare alcun dubbio che Gesù accetti la designazione ("Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno ''che egli era il Cristo''", v. 20).
 
{{Immagine grande|Brooklyn Museum - Get Thee Behind Me Satan (Rétire-toi Satan) - James Tissot.jpg|800px|<small>''"Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!"'', guazzo su grafite di [[w:James Tissot|James Tissot]] (1894)</small>}}
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