Bivona/Religione a Bivona: differenze tra le versioni

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Nel [[III secolo]], una volta definita la struttura organizzativa della [[Chiesa]] [[Sicilia|siciliana]], queste comunità, che potrebbero verosimilmente corrispondere all'odierno comune di Bivona, molto probabilmente furono incluse nella diocesi di [[Caltabellotta|Triocala]]<ref>Triocala o Triokala, da alcuni venne localizzata nel sito di Sant'Anna, frazione di [[Caltabellotta]] (AG); altri la identificarono con l'antico abitato della stessa Caltabellotta.</ref>, ma non è da escludere un loro inserimento nella [[Arcidiocesi di Agrigento|diocesi di Agrigento]]<ref name=nove />.
 
La conquista dell'Isola da parte degli [[arabi]], iniziata nell'[[814]], causò sia una frattura all'interno del sistema gerarchico ecclesiale, sia una rapida [[Islam|islamizzazione]] soprattutto nelle regioni centro-meridionali della Sicilia<ref name=nove>{{cita| Marrone, 1997|p. 9}}.</ref>.
 
Questo processo venne interrotto tra il [[1060]] ed il [[1091]] grazie alla [[Storia della Sicilia normanna#La conquista normanna|conquista normanna]] della Sicilia messa in atto da [[Ruggero d'Altavilla]], con i buoni auspici di [[papa Urbano II]], che gli concesse il privilegio dell'[[Apostolica Legazia]]<ref name=nove />. Il Gran Conte favorì una nuova rifioritura del cristianesimo in Sicilia, valorizzò le comunità cristiane di rito greco, fondò nuove chiese e monasteri di rito latino, ricostruì la rete delle diocesi siciliane<ref name=nove />. Nel [[1093]] istituì la diocesi di Agrigento, sottoscrivendone il diploma di fondazione e definendone i confini<ref name=nove />: la nuova diocesi comprendeva tutta l'attuale [[provincia di Agrigento]], la maggior parte della [[provincia di Caltanissetta]] e buona parte della [[provincia di Palermo]], includendo anche [[Termini Imerese]] (meritandosi il titolo di "diocesi bimare")<ref>{{cita web|url=http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/pls/cci_dioc_new/v3_s2ew_consultazione.mostra_pagina?rifi=&rifp=&id_pagina=24013|titolo=Cenni storici sull'arcidiocesi di Agrigento|accesso=14-07-2009}}</ref>.
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Il matrimonio tra il de Luna e la Salviati venne celebrato nello stesso anno in cui terminò il breve pontificato di [[papa Adriano VI]] ed iniziò quello di [[papa Clemente VII]], cioè nel [[1523]].
 
Clemente VII, zio di Luisa Salviati in quanto fratello di sua madre Lucrezia de' Medici, entrò negli affari di Sigismondo e del di lui padre, Gianvincenzo de Luna, signore di Bivona, a partire proprio dal succitato matrimonio, che ebbe ''certamente una motivazione politica''<ref name=sig>{{Cita|Marrone, 1987|p. 141}}.</ref> e che fu gradito e favorito persino dallo stesso [[Carlo V del Sacro Romano Impero|Carlo V]].
 
Quando nell'[[estate]] del [[1529]] scoppiò la guerra tra la famiglia de Luna e i Perollo di Sciacca (il cosiddetto ''secondo caso di Sciacca''), Sigismondo, avvisato del fatto che più di duemila armati fossero in marcia verso Bivona per tentare l'assalto al suo [[Castello di Bivona|castello]], decise di fuggire con la famiglia alla volta di [[Roma]], per trovare rifugio presso lo zio, il pontefice Clemente VII<ref>{{Cita|Marrone, 1987|p. 146}}.</ref>. Di seguito viene riportato il racconto dello storico Francesco Savasta sulla fuga a Roma di Sigismondo e il suo incontro con il Papa<ref>{{cita|Francesco Savasta, 1726|342}}</ref>:
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Damaso Pio De Bono è stato un [[vescovo cattolico]] [[Italia|italiano]], ottavo [[Diocesi di Caltagirone|vescovo di Caltagirone]].
 
Nato a Bivona il [[23 ottobre]] [[1850]], nel [[1898]] (il [[28 novembre]]) fu eletto vescovo di Caltagirone, dopo essere stato per un ventennio arciprete parroco nella chiesa madre di Bivona<ref name=damas>{{cita web|url=http://www.diocesidicaltagirone.it/vescovi.cfm?idv=9|titolo=VIII Vescovo di Caltagirone|accesso=11-06-2009}}</ref>. Morì nella sua Bivona il [[14 novembre]] [[1927]]. Le sue spoglie furono trasferite nella nuova chiesa madre, da lui stesso restaurata durante il periodo in cui ne fu arciprete<ref name=damas>{{cita web|url=http://www.diocesidicaltagirone.it/vescovi.cfm?idv=9|titolo=VIII Vescovo di Caltagirone|accesso=11-06-2009}}.</ref>.
 
La sua carriera ecclesiastica fu caratterizzata da una profonda amicizia con don [[Luigi Sturzo]]<ref name=sturzo>{{cita libro|Alessandro|De Bono| Damaso Pio De Bono e Luigi Sturzo| 2003| Istituto di Sociologia "Luigi Sturzo"| Caltagirone}}</ref>, il fondatore del primo [[Partito Popolare Italiano (1919-1926)|Partito Popolare Italiano]]. Questa relazione viene esplicitamente descritta nel libro del bivonese Alessandro De Bono "Damaso Pio De Bono e Luigi Sturzo"; ecco cosa viene scritto nella ''Premessa''<ref>{{cita libro|Alessandro|De Bono| Damaso Pio De Bono e Luigi Sturzo| 2003| Istituto di Sociologia "Luigi Sturzo"| Caltagirone}} Pag. 15.</ref>: