Missione a Israele/Paolo e Gesù: differenze tra le versioni

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Tuttavia, ce ne distolgono anche, perché, a differenza delle lettere di Paolo, i Vangeli sono documenti compositi. Il loro periodo di formazione parte dell'eredità orale dei primi discepoli al tempo proprio degli evangelisti, un divario tra i quaranta e i settanta anni. Nell'intervallo, si svolsero eventi di grande importanza. In primo luogo, lo stesso movimento cristiano si era evoluto in una specifica setta nell'ambito dell'ebraismo, e aveva quindi partecipato ai dibattiti litigiosi che caratterizzarono i rapporti intersettari di questo periodo.<ref>Tra cui, per esempio, la pesante polemica contro gli ebrei farisaici che segna tutte queste storie.</ref> In secondo luogo, dato che vivevano sempre più nella parte diasporica della frontiera linguistica tra aramaico e greco, questi ebrei e i loro aderenti gentili ritenevano quale loro autorità biblica le Scritture nella loro versione greca, la [[w:Septuaginta|Septuaginta (LXX)]], piuttosto che in quella ebraica.<ref>Da cui, per esempio, le storie della natività di Matteo e Luca, dove la verginità di Maria si basa sul ''parthenos'' di {{passo biblico2|Isaia|7:14}} LXX.</ref> E, infine, Israele aveva combattuto, e perso, la guerra contro Roma.
 
Pertanto, ciascuna delle quattro narrazioni evangeliche che apparentemente descrive la missione di Gesù in effetti ci offre una mescolanza di materiali lungo tutto l'arco di tempo in questione: detti tramandati e storie di Gesù; polemiche contemporanee contro altri ebrei; "fatti" biografici su Gesù estratti da varie letture della LXX; convinzioni – sempre estratte dalla stessa fonte – sul significato religioso del Tempio e la sua distruzione; interpretazioni teologiche creative di Gesù come Cristo, Figlio di Dio, Figlio dell'Uomo. I Vangeli non possono essere consultati direttamente per informazioni sul Gesù storico di quanto non lo si possa fare con un film "storico" di [[w:Oliver Stone|Oliver Stone]], per esempio, in merito ad informazioni su [[w:John Fitzgerald Kennedy|John F. Kennedy]], [[w:Richard Nixon|Nixon]], o la [[w:Guerra del Vietnam|guerra in Vietnam]]. Entrambi i generi presentano un misto di fatti, congetture ragionevoli, riempitura creativa di buchi, nonché semplice fantasia. Come storici, dobbiamo mettere in ordine.
 
Gli evangelisti, tutti dopo Paolo, scrissero dall'ambito di una tradizione che aveva già proclamato Gesù come il Cristo. Propongo ora di leggere le loro storie per vedere come presentano tale asserzione, e poi testare quanto queste loro presentazioni possano adattarsi credibilmente alla vita di Gesù.
 
Di nuovo, cominciamo con Marco. Una delle grandi curiosità di questo Vangelo, che abbiamo sottolineato precedentemente, è la sua reticenza proprio sulla questione dell'identità di Gesù. Comandando il silenzio di coloro che lo riconoscono, proibendo a coloro che egli guarisce di andarlo a dire in giro, il Gesù di Marco non si nomina mai Messia e, eccettuata un'eccezione drammatica, non accetta mai chiaramente il titolo. La designazione marciana prescelta per Gesù è piuttosto il Figlio dell'Uomo. Il Figlio dell'Uomo soffrirà rifiuto e morte durante la sua Prima Venuta, insegna Gesù, ma ritornerà presto, vendicato e glorioso, nella sua Seconda Venuta. In altre parole, è tramite il suo uso del termine "Figlio dell'Uomo", e non "messia", che Marco articola le sue convinzioni cristiane su Gesù. Egli le inserisce nella sua narrazione di Gesù, una ripetizione teologica di noti elementi della sua missione – miracoli ed esorcismi, predicazione itinerante in merito al Regno di Dio, dispute con altri ebrei, morte a Gerusalemme per crocifissione – in termini delle azioni di Gesù quale Figlio dell'Uomo sofferente.