Missione a Israele/Paolo e Gesù: differenze tra le versioni

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Così, in effetti tali membri si assentano dal rituale civile. Paolo ripete questa raccomandazione ''ad infinitum'': " Perciò, o miei cari, fuggite l'idolatria!" ({{passo biblico2|1Corinzi|10:14}}; si veda l'intero capitolo).
 
Tuttavia ciò non vuol dire che questi Gentili dovessero diventare ebrei: tale infatti è l'intero punto fatto dall'argomentazione di Paolo nella sua lettera ai Galati. Non hanno bisogno di convertirsi — a dire il vero, Paolo asserisce con convinzione, essi non si ''devono'' convertire, perché Dio in Cristo li ha salvati per grazia, senza le opere della Torah. È sufficiente, dice Paolo, che i Gentili-in-Cristo si amino l'uno con l'altro e ripudiano le "opere della carne".<ref>Paolo poi elenca i soliti comportamenti condannati: fornicazione, impurità, idolatria, ubriachezza, e via dicendo: "Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso... Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio" ({{passo biblico2|Galati|5:14,19-21}}).</ref> Riassumendo, secondo Paolo i Gentili-in-Cristo devono ripudiare il loro culto tradizionale e dedicarsi esclusivamente al Dio di Israele. Si devono estraniare completamente dai giorni sacri sociali e religiosi della loro città e della loro cultura nativa. ''E non devono'' diventare ebrei.
 
Non ci sono precedenti nella normale pratica sinagogale che scusino le sue richieste. Piuttosto, sono prese da vcarie tradizioni apocalittiche ebraiche. Paolo esorta i suoi Gentili a comportarsi esattamente come altri ebrei, che pensavano tali cose, avrebbero considerato solo una volta che fosse arrivato il Regno. Troviamo il tema del pellegrinaggio a Sion dei Gentili alla Fine dei Tempi già nei profeti classici. Isaia dice:
{{q|Alla fine dei giorni,<br/>
''il monte del tempio del Signore''<br/>
sarà eretto sulla cima dei monti<br/>
e sarà più alto dei colli;<br/>
''ad esso affluiranno tutte le genti''.<br/>
''Verranno molti popoli'' e diranno:<br/>
«Venite, saliamo sul monte del Signore,<br/>
al tempio del Dio di Giacobbe,<br/>
perché ci indichi le sue vie<br/>
e possiamo camminare per i suoi sentieri».|{{passo biblico2|Isaia|2:2-3}}}}
Questo tema si sviluppa nell'aspettativa che i Gentili alla Fine faranno un'alleanza esclusiva con Dio e ripudieranno i loro idoli. "Allora io trasformerò le labbra dei popoli in labbra pure, affinché tutti invochino il nome del Signore, per servirlo di comune accordo" dice Dio tramite il profeta Sofonia (settimo secolo p.e.v. – {{passo biblico2|Sofonia|3:9}}). Affidandosi a Dio negli ultimi giorni, i Gentili "abbandoneranno i loro idoli", profetizza Tobia ({{passo biblico2|Tobia|14:6}}; secondo secolo p.e.v.). Andando al Tempio, contemplando la Legge di Dio l'Altissimo, questi Gentili vedranno gli idoli distrutti dalle fiamme ([[w:Oracoli sibillini|Oracolo Sibillino]] 3.616,716; metà del secondo secolo p.e.v.). E vediamo questo tema ripetuto in seguito nella preghiera sinagogale, l’[[w:Aleinu|Aleinu]] (ebr. עָלֵינוּ): quando Dio finalmente si rivela nella gloria, "tutta l'umanità" (ebr. ''kol benei basar'', "tutti i figli di carne") abbandoneranno i loro idoli per adorare il Signore. E troviamo questo tema, a metà del primo secolo e.v., in Paolo.
 
La cultura pagana e la sorta di comportamento morale, sessuale e religioso che tollerava (o, secondo Paolo, che produceva) non erano materie di generale entusiasmo ebraico. Paolo condivideva in pieno le vedute dei suoi correligionari su tale argomento, come dimostra la sua inquietante condanna della cultura pagana:
{{q|Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.<br/>
Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.<br/>
Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.|{{passo biblico2|Romani|1:22-31}}}}
Apostolo arrabbiato, il nostro Paolo! Per Paolo, il fatto che i suoi Gentili-in-Cristo fossero in grado di rinunciare ai loro idoli e ai comportamenti che gli ebrei associavano con l'idolatria deve esser sembrato come un miracolo, ed è precisamente ciò che dice. Il loro affidarsi a Dio, abbracciare l'idealizzata etica ebraica – modestia sessuale, monogamia, sostegno dei poveri, e via dicendo – è la misura dello spirito di Dio, dice Paolo, o dello spirito di Cristo, che opera in loro ({{passo biblico2|Romani|8:9}}: "Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene"; e spesso altrove; {{passo biblico2|Galati|4:6}}). I Gentili cristiani per Paolo rappresentano col loro comportamento la prova che il Regno stesse proprio per arrivare, che il Messia era veramente venuto e stava per venire nuovamente.