Storia dei papi del Novecento/Dottrina sociale: differenze tra le versioni

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==Giovanni XXIII==
[[File:Pope JohnIoannes XXIII, -by 1959De Agostini, 1958–1963.jpg|thumb|right|180px|Giovanni XXIII, ritratto risalente al 1959]]
 
Il breve pontificato di Giovanni XXIII fu foriero di grandi novità, anche per quanto riguarda la dottrina sociale. In occasione del settantesimo anniversario della ''Rerum Novarum'', il papa ebbe modo di ampliare gli insegnamenti sociali della Chiesa nell'enciclica ''Mater et Magistra'' (15 maggio 1961).<ref>P. Barucci, A. Magliulo, ''L'insegnamento economico e sociale della Chiesa (1891-1991)'', Milano 1996, p. 105.</ref> Riprendendo le linee guida dei precedenti documenti pontifici, il fine da perseguire è indicato nel progresso sociale, inteso come miglioramento della qualità della vita. Per ottenere questo scopo vengono elencati tre principi regolatori: la collaborazione tra pubblico e privato (la cui coesistenza è il fondamento dello Stato libero), la sussidiarietà (qui intesa come il sostegno, da parte dello Stato, delle iniziative private), la subordinazione al bene comune. La questione sociale viene elevata a una dimensione sovranazionale e viene riconosciuta l'interdipendenza tra le nazioni.<ref>P. Barucci, A. Magliulo, ''L'insegnamento economico e sociale della Chiesa (1891-1991)'', Milano 1996, pp. 108-109.</ref> Il rimedio ai problemi economici richiede la cooperazione, e non la competizione, tra i sistemi economici nazionali, attraverso politiche che sostengano l'autosviluppo dei paesi più poveri. Il papa entra anche nel merito del rapporto tra crescita della popolazione e scarsità delle risorse, indicando come soluzione una educazione alla procreazione responsabile.<ref>''Mater et Magistra'', 182.</ref>