Storia della letteratura italiana/Nascita della prosa volgare: differenze tra le versioni

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Nel Duecento il latino e il francese continuano a essere considerate le lingue più adatte alla composizione letteraria. La prosa in volgare, rispetto alla poesia, si sviluppa quindi con un certo ritardo. Il primo a fornire i nuovi modelli per il volgare è il grammatico bolognese Guido FabaFava (Bologna, 1190 -circa – 1243 circa), che comprende l'importanza che la lingua volgare sta acquisendo nella vita quotidiana e in quella politica. A lui si devono, nella ''Gemma purpurea'', i primi esempi di prosa in volgare a uso dei dotti.
 
Al Trecento risale una raccolta di novelle con finalità morali e pedagogiche scritte in volgare fiorentino, di autore anonimo, intitolata il ''Novellino''. TraJacopo glida altriVarazze prosatori(Varazze, in1228 volgare diGenova, questo13 periodoo si16 ricordaluglio Salimbene de Adam1298), un frate francescanodomenicano didiventato Parmanel autore1292 vescovo di numeroseGenova, cronachescrive in un latino coltola e''Legenda nelloAurea'' stesso(''Legenda temposanctorum''), popolareuna cheraccolta accogliedi anchevite numerosedei formesanti diche linguaè lombardapresto ediffusa diin linguaversione emilianavolgarizzata. JacopoLa dafigura Varazze,principale fratetra domenicanoi diventatoprosatori nelduecenteschi 1292è vescovosenza didubbio Brunetto GenovaLatini, che scrive in latinolingua unad'oïl raccoltail che''Tesoro'', venneun prestotesto diffusaenciclopedico tradotto in versioneseguito volgarizzatain volgare.
 
[[../Brunetto Latini|Brunetto Latini]], senza dubbio la figura principale tra i prosatori duecenteschi, scrive in lingua d'oil il ''Tesoro'' (''Li livres dou Trésor''), un testo enciclopedico che tradotto in seguito in volgare ha due versioni e che [[../Dante Alighieri|Dante]] considererà una fonte preziosa per la sua ''Commedia'', citandolo come maestro ideale nel XV canto dell<nowiki>'</nowiki>''Inferno''. Altra sua opera è il ''Tesoretto'' ricalcando il modello del ''Roman de la rose''. Bono Giamboni compila infine un'opera a carattere allegorico-didascalico, ''Il libro de' vizi e delle virtudi'' creando la prima opera dottrinale autonoma.
 
== Le prose dottrinali e morali ==
Cospicui sono gli scritti di carattere dottrinale e morale che vengono composti in volgare e in francese, come il ''Libro della composizione del mondo'' di Restoro d'Arezzo (seconda metà XIII secolo), una specietrattato dienciclopedico modernoin trattatocui affronta temi di geografia e di astronomia,. Un altro esempio è il ''Liber de regimine rectoris'' di fra Paolino Minorita (1270 circa – Pozzuoli, 22 giugno 1344), scritto in volgare veneziano seguendo il modello latino e francese, e che riporta suggerimenti di carattere morale per coloro che governano, il ''Trésor'' di Brunetto Latini scritto in francese e, dello stesso autore, il poema allegorico-didattico rimasto incompiuto intitolato ''Il Tesoretto''.
 
Le opere più importanti sono però il ''Trésor'' (''Li livres dou Trésor'') di [[../Brunetto Latini|Brunetto Latini]], scritto in lingua d'oïl ma poi tradotto in volgare in due edizioni, e, dello stesso autore, ''Il Tesoretto'', un poema allegorico-didattico rimasto incompiuto ricalcato sul ''Roman de la rose''. [[../Dante Alighieri|Dante]] considererà una fonte preziosa per la sua ''Commedia'', citandolo come maestro ideale nel XV canto dell<nowiki>'</nowiki>''Inferno''.
 
Molte altre prose del Duecento sono in prevalenza tradotte dal francese e hanno un carattere morale, come inel caso dei ''Dodici canti morali'', i ''Disticha Catonis'' e i trattati di Albertano da Brescia (Brescia, fine del XII secolo – Brescia, dopo il 1253) tradotti in volgare da Andrea da Grosseto nel 1268 e dal pistoiese Soffredi del Grazia nel 1278. Il volgarizzamento di Andrea da Grosseto lo si può definire la prima opera in prosa in lingua italiana, poiché l'intento del grossetano era di utilizzare una lingua nazionale, unificatrice, comprensibile in tutta la Penisola, una lingua che lui definisce per l'appunto ''italica''.<ref>{{cita libro | curatore=Francesco Selmi, Commissione per i testi di lingua | titolo=Avvertenza | opera=Dei Trattati morali di Albertano da Brescia, volgarizzamento inedito del 1268 fatto da Andrea da Grosseto | url= | anno=1873 | editore=Romagnoli | città=Bologna | capitolo= | volume= | pp=XII-XIII }}</ref>
 
Altri esempi sisono trovano nelil florilegio il ''Fiore di virtù'', che per tradizione si attribuisce a un "frate Tommaso" di Bologna, e nell<nowiki>il '</nowiki>'Libro de'Introduzione allavizi virtùe delle virtudi'' di Bono Giamboni (prima del 1240 – forse 1292).
 
== Le prose retoriche ==
Di maggiore valore letterario sono alcune opere di carattere retorico che vedono un innalzamento dell'espressione letteraria e un certo sforzo artistico nel raffinare le forme dialettali, come nella ''Rettorica'' di Brunetto Latini, nel ''Fiore di rettoricas'' erroneamente attribuito a Guidotto da Bologna ma opera di Bono Giamboni, e soprattutto le trentasei ''Lettere'' di fra Guittone d'Arezzo, di carattere morale, giudicate «notevoli perché Guittone mira in esse a fondare una prosa letteraria, basandosi sulla retorica medievale e applicando alla prosa volgare il ''cursus'' dello stile romano e i modi dello stile isidoriano».<ref>{{cita libro | Mario | Sansone | Storia della letteratura italiana | 1960 | La Nuova Italia | Firenze | p=41 }}</ref>
 
== La novellistica ==
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=== Il ''Novellino'' ===
{{vedi source|Novellino}}
Il ''Novellino'' o ''Le cento novelle antiche'' è una silloge di cento brevi novelle che contengono racconti biblici, leggende cavalleresche o di carattere mitologico scritte da un autore ignoto verso la fine del secoloDuecento.
 
Fin dalla prima novella, l'autore chiarisce che si rivolge a «cuori gentili e nobili», allo scopo di fornire loro modelli di cortesia a cui conformarsi. Il libro tuttavia, oltre a raccogliere frasi e aneddoti di epoca antica e moderna, indugia sulla figura del re Federico II, mostrando un orientamento politico favorevole alla fazione ghibellina e un attaccamento all'ideale cortese di cui il sovrano era considerato un modello.
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== Storiografia ==
ConUna ladelle semprecaratteristiche maggioredei Comuni è la crescente partecipazione dei cittadini alla vita politica. dei Comuni siSi affermano così, accanto alle cronache in latino, anche cronache che utilizzano la lingua francese insieme al volgare italiano. Spesso gli autori sono notai o giudici, che guardano agli eventi storici con uno sguardo più ampio e dedicano attenzione a questioni economiche o di costume, prima di allora ignorate dalla letteratura storiografica.
 
Sono esempi la ''Cronique des Veniciens'' di Martino Canal (seconda metà del XIII secolo), redatta in francese, che vacopre dallela originistoria delladi cittàVenezia dalle origini al 1275, la ''Cronichetta pisana'', scritta in volgare, e la cronaca fiorentina di Ricordano Malispini (Firenze?, 1220 circa – 1290 circa), che narra lela origini leggendariestoria di Firenze edalle arrivaorigini leggendarie fino all'anno 1281. Il più importante autore di cronache del periodo è però il francescano Salimbene de Adam (Parma, 9 ottobre 1221 – San Polo d'Enza, 1288), di cui possediamo alcune parti della sua opera''Cronica'', che narrava gli avvenimenti accaduti tra il 1167 e il 1287. Salimbene scrive in un latino che mescola però elementi tratti dal volgare (in particolare forme dalla lingua lombarda ed emiliana), tratteggiando con immediatezza fatti, aneddoti e ritratti di personaggi.<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | p=65 }}</ref>
 
== Marco Polo e il ''Milione'' ==
{{vedi source|Milione}}
[[File:Marco Polo at the Kublai Khan.JPG|thumb|Marco Polo e il Gran Khan in una miniatura di un'edizione del ''Milione'']]
AlSempre al Trecento risalgono inoltre vari resoconti di viaggi, tra cui il più importante è il ''Milione'' di Marco Polo.
 
Nato a Venezia nel 1254 in una famiglia di mercanti, Marco Polo dal 1271 al 1295 compie diversiun viaggilungo viaggio in Estremo Oriente, dapprima con il padre Niccolò e lo zio Matteo, e poi da solo. Giunge in Cina, ealla corte del gran khan GiapponeKubilai, e ricopre anche incarichi ufficiali allaper corte del Granil Khansovrano. Tornato in patria dopo ventiquattro anni di assenza, partecipa alla battaglia di Curzola del 1298 e viene fatto prigioniero dai genovesi. In carcere detta in francese le sue memorie a un compagno di prigionia, il letterato pisanoRustichello Manilioda RusticianoPisa, meglioche notoè comestato Rustichelloautore daanche Pisadi una compilazione in prosa di romanzi arturiani (''Tristano in prosa'' e ''Lancelot-Graal''). Polo, una volta liberato, torna a Venezia, dove muore attorno al 1325.
 
''Il libro di Marco Polo detto Milion'', più semplicemente noto come il ''Milione'', ha conosciuto grande fortuna ed è stato tradotto in toscano, in francese (versione attribuita a un ignoto copista chiamato Grégoire) e latino (a opera del frate Francesco Pipino da Bologna). Del testo ci sono giunte quindi diverse versioni, raccolte in vari codici. Il principale è però il manoscritto 1116 conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi e scritto in una lingua franco-italiana. Si ritiene che questo sia il testo più vicino all'originale composto da Rustichello, che è andato perduto e che doveva essere stato redatto a partire da alcuni appunti di Marco Polo in francese ma con elementi veneti.<ref>{{cita libro|autore=Marco Polo|titolo=Il Milione|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1990|pp=17-20|altri=scritto in italiano da Maria Bellonci}}</ref>