Missione a Israele/Dio e Israele: differenze tra le versioni

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Una categoria biblica finale che governava l'accesso al Tempio era la distinzione tra sacro o profano e tra comune o profano. La distinzione doveva esser fatta e mantenuta dai sacerdoti, che a loro volta erano responsabili d'insegnarlo al popolo: parlando ad Aronne, Dio aveva detto: "Dovete distinguere ciò che è santo da ciò che è profano e ciò che è immondo da ciò che è mondo, e possiate insegnare agli Israeliti tutte le leggi che il Signore ha date loro" ({{passo biblico2|Levitico|10:10}}). Le due paia di parole si correlano funzionalmente – né il profano né l'immondo poteva esser portato vicino all'altare – ma questi non sono sinonimi. Un sacerdote con un difetto fisico, per esempio, non poteva servire all'altare: la sua menomazione lo rendeva "profano". Ma ciò non influenzava affatto la sua condizione di purezza: egli poteva sempre consumare il cibo generato dai sacrifici, che dovevano essere mangiati in purezza ({{passo biblico2|Levitico|21:6,17-23}}).
 
Quest'ultima distinzione, presa insieme alle regole della purezza, ci può assistere nella comprensione della struttura del Tempio, e del modo in cui veniva disposto lo spazio sacro. Gli ebrei consideravano la Torah come privilegio e responsabilità esclusivi di Israele (cfr. per esempio Paolo in {{passo biblico2|Romani|9:4-5}}). I suoi comandamenti, di conseguenza, incombevano solo sugli ebrei. La Torah di Dio a Israele era parte esclusiva della Sua elezione di Israele: nel linguaggio della Bibbia, gli ebrei erano un popolo che Dio aveva messo da parte per Se Stesso, "un regno di sacerdoti e una nazione santa". Rabbini successivi, nella loro ricerca di precisione interpretativa, la precisarono in modi assai pratici. Solo un cadavere ebreo, asserivano, poteva procurare impurità; un cadavere gentile/pagano non dava impurità. Parimenti, solo un contatto con fluido mestruale ebreo influenzava lo stato di purezza. Che succedeva se, camminando nei pressi di un bagno pubblico, un ebreo calpestava una macchia di fluido mestruale? Dobbiamo supporre, dicevano i rabbini, che sia fluido mestruale gentile e quindi non dobbiamo preoccuparci dell'imperità. In poche parole, i Gentili non erano soggetti ai regolamenti della purezza d'Israele. Ce ne accorgiamo dalla disposizione del Tempio: i Gentili avevano accesso alla corte più grande e più esterna nell'ambito del complesso. Per ottenere accesso alle proprie sezioni entro l'area templare, gli ebrei dovevano attraversare le folle di Gentili nella corte esterna. Se i Gentili potevano causare impurità, gli ebrei avrebbero corso il rischio di contrarlaper contatto proprio mentre andavano al sacrificio, quando dovevano preoccuparsi il più possibile di essere puri.
 
I Gentili erano quindi ammessi nella propria corte. Ed erano quindi limitati ad essa, nello stesso modo in cui le donne potevano inoltarsi solo fino alla propria area, senza poter entrare in quella degli uomini, e gli uomini potevano accedere la corte di Israele, ma non la corte dei sacerdoti, e i sacerdoti potevano servire nella propria corte, ma solo il Sommo sacerdote poteva entrare il santuario. Flavio Giuseppe descrive la corte dei Gentili affermando che era delimitata da "una balaustra di pietra, alta tre cubiti [circa 140 centimetri] e di squisita fattura.In questa, ad intervalli regolari, si trovavano lastre di pietra che ammonivano, alcune in greco, altre in latino, riguardo alla legge di purificazione, cioè che ''a nessun straniero era permesso accedere al luogo sacro'', poiché così veniva chiamata la seconda sezione del Tempio" (''BJ'' 5.193-94). Una di queste iscrizioni, rinvenuta il secolo scorso, riporta:
{{q|Nessun uomo di un'altra nazione può entrare dentro il recinto e sezione intorno al Tempio. E chiunque viene preso deve incolpare solo se stesso per la pena di morte ne consegue.}}
L'obiezione contro l'accesso dei Gentili non poteva riferirsi, come abbiamo visto, alla loro impurità: non erano infatti soggetti alle leggi di purezza che regolavano l'accesso all'altare. Il problema, piuttosto, riguardava il loro ''status'' rispetto a Israele. Israele era stato "eletto a parte" da Dio: tale è il significato di "santo" o "santificato". Così anche, per esempio, la formula pronunciata dallo sposo alla propria sposa durante la cerimonia delle nozze: "Io ti ''santifico'' a me secondo la legge di Mosè e Israele" — la sposa viene consacrata a suo marito. Il termine binario con "santo" è "comune/profano" — che è ciò che sono i Gentili, rispetto a Israele. E proprio come il sacerdote menomato era "comune/profano" e non poteva servire all'altare, stessa cosa per il Gentile: egli stava alla corretta distanza dall'altare, come la donna stava alla sua, e come l'ebreo laico alla sua. Ma un Gentile poteva avvicinarsi all'altare più di un'ebrea mestruante o di un ebreo lebbroso che, secondo le leggi di purezza d'Israele, era bandito da l'intera area templare.
 
Le leggi di purezza e dello spazio sacro era un modo basato biblicamente secondo cui gli ebrei strutturavano la vita comune nell'antichità. Prima di dedicarci ad esaminare i Vangeli, dobbiamo considerare un altro modo: i cambiamenti mensili del calendario annuale, le festività e, ancor più particolarmente, lo Shabbat — tempo sacro.
 
I calendari sono un modo estremamente efficace per costruire comunità a vaste distanze; per converso, le differenze di calendario delimitano gruppi differenti. Ne constatiamo entrambi gli effetti quando esaminiamo Israele nelle Diaspora, dove risalta specialmente l'osservanza dello Shabbat, e quando esaminiamo gli ebrei stessi, quando gruppi differenti misuravano tempi differenti. Il Tempio, e il successivo ebraismo rabbinico, per esempio, seguivano un calendario lunare, coi mesi che corrispondevano alle fasi della luna. Ma la comunità rappresentata dal documento settario chiamato ''[[w:Libro dei Giubilei|Giubilei]]'' (una parafrasi di Genesi) come anche gli Esseni usavano il tempo solare, la cui enfasi sta nel numero di giorni all'anno. Ne risultava che i calcoli delle festività nell'ambito di questi due diversi sistemi indicavano giorni diversi. Tuttavia, nonostante le discrepanze, tuitti igruppi seguivano i dettami biblici nel determinare e osservare i tempi e le stagioni — Yom Kippur nel decimo giorno del settimo mese dell'anno ({{passo biblico2|Levitico|16:29}}); la Pesach nel quattordicesimo giorno del primo mese ({{passo biblico|Levitico|23:5}}); Shavuot/Pentecoste, cinquanta giorni dopo ({{passo biblico|Levitico|23:15}}); il festival delle trombe che segnava il primo giorno del settimo mese (settembre/ottobre, che corrisponde a Rosh Hashanah, {{passo biblico2|Levitico|23:24}}); Sukkot/Capanne, il quindicesimo giorno del settimo mese ({{passo biblico|Levitico|23:33}}).
 
Questi giorni di convocazione santa e di assemblea solenne, come Dio le chiama in Levitico, formavano l'anno ebraico. Nell'ambito della terra di Israele – unico scenario contemplato dalla Torah – agli Israeliti maschi veniva specificamente ingiunto di radunarsi per presentare offerte: al tempo di Gesù, naturalmente, ciò significava il Tempio di Gerusalemme. Gli ebrei che vivevano fuori del territorio – la maggioranza al tempo di Gesù – svilupparono varie improvvisazioni per compensare o sostituire l'adorazione al Tempio: un esempio potrebbe essere, la ripetizione di preghiere durante i tempi approssimativi delle offerte al Tempio, negli ambienti comunitari della sinagoga. Oppure si faceva un pellegrinaggio dalle terre della dispersione durante le festività. O, più concretamente, si contribuiva il mezzo siclo annuale della tassa del Tempio – obbligatoria per gli Israeliti maschi residenti nella Terra d'Israele, ma volontaria nel periodo del Secondo Tempio per coloro che ne stavano fuori – che veniva assegnato alle spese generali del Tempio, specialmente per i sacrifici a nome della comunità che venivano offerti nello Shabbat e durante le festività. Pertanto, il tempo sacro condiviso dava la possibilità, culturalmente e religiosamente, di abbreviare la distanza tra Gerusaleme – spazio sacro – e tutte le altre località.
 
Il legante temporale ultimo per la vita, la famiglia e la comunità ebraiche, era lo Shabbat. Qui le testimonianze sia dalla Diaspora sia dalla Terra d'Israele è fuori discussione. Lo Shabbat fu una delle pratiche ebraiche che gli scrittori pagani commentarono più frequentemente; e abbiamo testimonianze in tutto l'impero delle leggi speciali che esentavano gli ebrei dal servizio militare, o dal testimoniare in tribunali, a causa del loro obbligo ad osservare lo Shabbat. Come dimostrano le storie dei Vangeli, c'era un notevole spazio interpretativo nel definire cosa significasse "osservare lo Shabbat".