Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 61: differenze tra le versioni

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Il I Battaglione non differisce dal solito tipo in carica nell'E.I, ma la cp controcarri è recente, infatti prima erano presenti piuttosto plotoni in ogni compagnia, poi raggruppati in questa unità per consentire migliore addestramento e in battaglia, coordinazione da parte del comandante. All'opposto, la batteria di mortai della cp. supporto è capace di operare appoggiando anche con sezioni di tiro ridotte le varie unità del battaglione, sparando a livello di plotone. Le cp fucilieri restano equipaggiate con i potenti razzi c.c. Panzerfaust. La sostituzione dei mortai a canna liscia con i rigati sempre da 120 mm avrebbe aumentato il raggio di tiro a 13 km se si usano munizioni a razzo, vi è inoltre un'alta cadenza di tiro ed essendo questi mortai con una biga di trasporto, sono trasportabili su strada trainati. Per la difesa contraerea invece ci sono solo le armi leggere, come le MG e le MINIMI: niente missili Stinger, insomma. L'addestramento per il battaglione Lagunari era standard, nella prima fase, con quello delle unità di fanteria: addestramento base al RAV, addestramento specialistico presso le scuole d'Arma, corso di impiego operativo di 5 settimane, ottenendo la qualifica 'anfibia', brevetto rilasciabile nell'Esercito solo dai Lagunari, che addestrano i loro soldati. Questi erano impiegabili in azioni come colpi di mano, esplorazioni, attacchi o pattugliamenti con una cp al massimo, dovevano saper nuotare e poi era presente anche l'addestramento con gli elicotteri per i movimenti di sbarco più rapidi che con i mezzi navali. Erano presenti anche 8 donne nei reparti. I mezzi di movimento erano gestiti dalla Compagnia Trasporti Anfibi, con un assortimento di kajak, battelli d'assalto, barchini d'assalto, con capacità da due a 40 persone. Inoltre c'erano gli LVTP-7, in fase di modifica (sia per i Lagunari che per il S.Marco) in AAV-7, di cui i primi 3 erano attesi per quell'anno, mentre 9 mezzi sarebbero stati comprati dagli USA. I Grossi LVTP-7 erano in comune con il battaglione S.Marco. Altri mezzi erano i VCC-2, gli M113 con corazze aggiuntive (non certo in beneficio della galleggiabilità, praticamente azzerata..), che però erano in predicato di essere sostituiti dalle Puma 6x6, con un totale di 41 mezzi da ricevere in futuro, oltre ai soliti, obiqui VM-90. I missili TOW, che assieme ai MILAN erano assegnati alla cp controcarri e in questo caso, su veicoli M113, sono stati poi spostati sui futuri 'gipponi' VTLM. Il Reggimento nel frattempo aveva spostato la sede dalla caserma storica 'Pepe' di Venezia Lido, per spostarsi in tre caserme differenti, con una sistemazione tutt'altro che ideale per l'addestramento, ma anche per la gestione economica di tre aree differenti con il comando la compagnia comando, quella controcarri, mortai e logistici alla 'Matter' (Mestre), il battaglione alla 'Bafile' di Malcontenta, e la Compagnia supporti tattici anfibi a Venezia, alla 'S.Andrea'. Davvero non è questo il modo di 'dismettere' le infrastrutture militari in eccesso, che pure ci sono, e tante, mentre il personale professionista tanto addestrato e tanto costoso va ad incarichi amministrativi e di sorveglianza.. inoltre d'estate le spiagge ovviamente non sono disponibili per l'addestramento, così da ridursi ai soliti poligoni di Capo Teulada e di Monte Romano, in entrambi i casi dall'altra parte d'Italia per i Lagunari..oltre, come fanteria, al solito poligono di Cellina-Meduna.
 
Insomma, il 'segno dei tempi'. Due cose da dire in merito: una, la totale irrazionalità della scelta di competere, per l'ennesima volta, tra Esercito e Marina con reparti risicatissimi di fanti 'marinai' , magari anche d'acqua dolce. Insomma, sono anni se non decenni che si vagheggia la formazione, una buona volta, della Brigata anfibia. Gli uomini e i mezzi sono praticamente disponibili, ma ripartiti in due differenti unità di due differenti Forze armate. Il risultato è che non esiste a tutt'oggi un reparto anfibio di dimensioni tali da permettere anche solo limitate azioni di sbarco convenzionali, ma al massimo, con poche centinaia di uomini, colpi di mano poco più che da 'commandos'. La seconda cosa è il proliferare di missioni 'non convenzioali' in tutte le forze armate italiane. Fanno azioni 'speciali' i paracadutisti, gli alpini, i cavalleggeri, gli aviatori etc. Insomma, si tratta di una un'autentica proliferazione, che si aggiunge già alle operazioni dei servizi segreti, al Consubin, al Col Moschin e chi più ne ha più ne metta.
 
Questo cosa comporta? Che l'uso delle forze armate diviene sempre più capillare e nascosto in azioni che il grande pubblico non conosce. Come non potrebbe suscitare preoccupazione il concetto di 'Peace keeping', dovrebbe invece suscitarne il 'peace enforcing' e l'ultimo nato della lista, il 'peace making'. A parte la prima delle definizioni, il resto praticamente indicano senza troppi pudori la guerra a bassa intensità. L'opinione pubblica può seguire ed approvare o meno le guerre ufficiali (quando dichiarate, visto che anche qui gli esempi non mancano), seguire le navi, le unità corazzate, i reparti aerei. Ma le missioni di piccoli reparti in azioni fuori area, che poi spesso 'crescono' e diventano unità di combattimento più o meno complete, finiscono per passare sotto traccia e questo non rende certo facile controllare democraticamente le decisioni militari, forse nemmeno dai vertici politici. Si ripropongono sempre più spesso, anche nelle F.A. NATO, quegli schemi 'sudamericani' e dell'estremo oriente, che hanno portato conflitti a bassa visibilità, ma sanguinosi e di durata e risultati assolutamente imprevedibili, ma molto pesanti. Anche perché sul territorio è praticamente indispensabile usare alleanze locali, che come nel caso dell'UCK o dell'Alleanza del Nord si sono dimostrate tutt'altro che 'compatibili' con i valori riconosciuti ufficialmente dalle nazioni Democratiche.