Torah per sempre/Opzioni: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
|||
Riga 26:
Presumiamo, in questo nostro esercizio, che la "comunità ebraica" sia un tutt'uno omogeneo, sebbene in realtà sia suddivisa lungo linee religiose, politiche e sociali.
La comunità ebraica collettivamente, o più precisamente la sua leadership ''de facto'', potrebbe convincersi che la fede nell'autorità della Scrittura e della tradizione assicuri l'accettazione di importanti valori morali ed etici. I rabbini, come anche le loro controparti in altre religioni, spesso asseriscono che la religione è la base della moralità, sottintendendo che senza la religione la moralità si abbatterebbe. La comprensione convenzionale di ''Torah min hashamayim'' supporta tale credenza,
Sia la Torah Scritta sia quella Orale, secondo la narrazione rabbinica, furono rivelate al Sinai all'intero popolo di Israele, nati e non nati. La narrazione vincola gli ebrei, mediante la Torah, alla comunità, passata e presente e futura, stabilendo un potente collegamento (un'"alleanza") tra Dio e il popolo; incoraggia la coesione sociale entro la comunità e conferisce valore trascendente a tale coesione. Una narrazione di origine e destino condivisi, specialmente vincolati a Dio, aumenta il senso di appartenenza comune. Quest'idea viene espressa potentemente in ''Midrash Rabbah'' di Esodo {{passo biblico|Es|20,1}}, introducendo i Dieci Comandamenti:
|