Torah per sempre/Opzioni: differenze tra le versioni

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Presumiamo, in questo nostro esercizio, che la "comunità ebraica" sia un tutt'uno omogeneo, sebbene in realtà sia suddivisa lungo linee religiose, politiche e sociali.
 
La comunità ebraica collettivamente, o più precisamente la sua leadership ''de facto'', potrebbe convincersi che la fede nell'autorità della Scrittura e della tradizione assicuri l'accettazione di importanti valori morali ed etici. I rabbini, come anche le loro controparti in altre religioni, spesso asseriscono che la religione è la base della moralità, sottintendendo che senza la religione la moralità si abbatterebbe. La comprensione convenzionale di ''Torah min hashamayim'' supporta tale credenza, cosicchècosicché i capi religiosi potrebbero arrivare a credere che promuovere la fede nella "Torah dal Cielo" accresca il carattere morale ed etico della comunità. Considerano ciò un fine desiderabile, sia disinteressamente o perché sono gelosi per conservare la reputazione della comunità. (Naturalmente molti individui si domanderebbero se sia il compito dei capi religiosi della comunità dettare i valori morali ed etici, o se ciò costituisca un'interferenza autoritaria ingiustificata in affari privati. Inoltre molti filosofi e sociologi dubitano fortemente che la moralità dipenda dalla fede religiosa.)
 
Sia la Torah Scritta sia quella Orale, secondo la narrazione rabbinica, furono rivelate al Sinai all'intero popolo di Israele, nati e non nati. La narrazione vincola gli ebrei, mediante la Torah, alla comunità, passata e presente e futura, stabilendo un potente collegamento (un'"alleanza") tra Dio e il popolo; incoraggia la coesione sociale entro la comunità e conferisce valore trascendente a tale coesione. Una narrazione di origine e destino condivisi, specialmente vincolati a Dio, aumenta il senso di appartenenza comune. Quest'idea viene espressa potentemente in ''Midrash Rabbah'' di Esodo {{passo biblico|Es|20,1}}, introducendo i Dieci Comandamenti: