Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Possibili immagini: differenze tra le versioni

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Mak arriva per la prima volta sul palco dopo l'entrata dei due pastori più anziani e quello più giovane, ognuno lamentandosi del tempo, dello sfruttamento dei proprietari terrieri meridionali, della difficoltà di sostenere mogli scontrose e bambini che ululano e persino del proprio egoismo reciproco. Mak entra in scena vestito con maniche lunghe che ricordano gli odiati agenti dell'oppressione assenteista e pronuncia frasi di incantesimo numerico: "Lord, for thy naymes vij, that made both moyn and starnes / Well mo then I can neuen, thi will, Lorde, of me tharnys" (vv. 190-91). Qualunque altra cosa queste righe possano significare in preparazione alle sue lamentele contro il mondo, sono sospettosamente simili agli incantesimi cabalistici nei segreti del Santo Nome secondo le meditazioni su [[w:Genesi|''Bereshit'', Genesi]]. Come sottolinea [[:en:w:Ephraim Kanarfogel|Ephraim Karnarfogel]], gli ebrei della Francia settentrionale e dell'Inghilterra furono influenzati sia dai razionalisti [[w:Tosafisti|tosafisti]] che seguivano la scuola di [[w:Rashi|Rashi]], sia in misura minore dalla nuova scuola di [[w:Chassidei Ashkenaz|Hasidut Ashkenaz]], il pietismo tedesco, e mostrarono un "interesse nell'usare nomi divini o angelici per incantesimi e preghiere".<ref>Kanarfogel, ''Peering through the Lattices'', 29. La preghiera ''Aleynu'' fu soggetta a discussioni nei testi attribuiti a R. Judah he-Hasad, R. Isaac di Corbeil, e altri pietisti tedeschi nello stesso periodo (Kanarfogel, 87, 179, 182).</ref> In Mak troviamo poca enfasi sull'abnegazione o persino sull'afflizione di sé "coltivata e apprezzata dai pietisti tedeschi non come fini a se stesse, ma come mezzo per soddisfare la celata Volontà di Dio, ottenendo l'espiazione o ricompense future".<ref>Kanarfogel, ''Peering through the Lattices'', 34.</ref> Le sofferenze comuni a lui e ai pastori tipo-Yorkshire nella brughiera fuori Wakefield sono identificate dalla commedia implicitamente come i dolori del parto del Messia cristiano; tuttavia non sono apprezzate come esercizi di pietà. Ciononostante, il persistente fascino per le tecniche mistiche rimane un segno verso una latente ebraicità in Mak.
 
Non è chiaro se le parole di Mak siano ascoltate o comprese dagli altri tre pastori che lo riconoscono nonstantenonostante il suo travestimento, quando a loro nome Coll chiede "Who is that pypys so poore?" (195). Parlando con un falso accento del sud, Mak cerca la loro compassione, ma in una lamentela ben distinta da quelle pronunciate dai tre pastori nel primo movimento della commedia. Le sue parole, per quanto comiche siano nel loro contesto immediato, dove finge di essere un estraneo in mezzo a loro, hanno una dimensione metafisica che mancava alla loro analisi delle ingiustizie del mondo, tranne che per le interpretazioni più astratte. Dice Mak:
{{q|''Wold God ye wyst how I fore!''<br/>
''Lo, a man that walkys on the moore,''<br/>