Missione a Israele/Dio e Israele: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
testo
testo
Riga 86:
 
C'è un ultimo aspetto da considerare nelle nostre osservazioni sull'interiorizzazione e autocontrollo: il personale del Tempio presupponeva necessariamente un certo livello di conoscenza e interesse per la Torah da parte di coloro che vi si recavano, per la stessa ragione notata sopra — solo l'adoratore/adoratrice poteva controllarsi. Nessuno verificava se una certa donna stesse avendo le mestruazioni; nessuno poteva sapere per certo se l'uomo che gli stava davanti o di dietro, che proveniva da un qualche angolo della terra per fare il suo pellegrinaggio di Pesach, avesse o meno avuto una polluzione notturna durante la notte precedente. Pertanto, nonostante gli ardenti dibattiti sull'interpretazione delle Scritture e l'attenzione settaria continua per minuzie e particolari, le prove del gran numero di persone che affollavano la città durante le festività indicano quanto tale vasto ed oneroso sistema religioso si basasse su un forte impegno di buona fede.
 
Tali forme di impurità, obiettive e moralmente neutrali (occasionalmente definite purezza "rituale" o "levitica") in linea di principio limitava l'accesso al Tempio. Ma la Scrittura indicava anche un altro typo di impurità che risultava da certi atti sessuali o cultici ritenuti peccaminosi: rapporti sessuali illeciti ({{passo biblico2|Levitico|18:1-30;20:10-21}}), infanticidio rituale e magia ({{passo biblico2|Levitico|20:1-5}}; {{passo biblico2|Deuteronomio|7:25}}) e specialmente idolatria ({{passo biblico2|Deuteronomio|12:29-31}}). Per distinguere queste contaminazioni dal primo tipo, alcuni studiosi indicano impurità "morale", "figurativa", o "spirituale e religiosa". Tali contaminazioni riguardavano l'effetto moralmente inquinante del peccato.
 
Le impurità morali funzionavano in maniera differente dall'impurità levitica, sia socialmente che ritualmente. Poiché tale contaminazione era volontaria, essa era peccaminosa: Uno ''sceglieva'' di eseguire l'atto peccaminoso e contaminante. Di conseguenza (e a differenza delle impurità levitiche succitate) l'impurità morale non era contagiosa. Non veniva trasferita per contatto dall'agente ad una terza parte innocente. È però interessante notare che il contagio si accumulava intorno all'altare. Il peccatore pertanto contaminava non solo se stesso, ma anche il santuario e la Terra:
{{q|Il paese ne è stato contaminato; per questo ho punito la sua iniquità e il paese ha vomitato i suoi abitanti... Badate che, contaminandolo, il paese non vomiti anche voi, come ha vomitato la gente che vi abitava prima di voi... Osserverete dunque i miei ordini e non imiterete nessuno di quei costumi abominevoli... né vi contaminerete con essi.|{{passo biblico2|Levitico|18:25,28-30}} cfr. {{passo biblico|Levitico|20:3}}}}
Il rimedio per l'impurità dell'immoralità era la cessazione dell'attività peccaminosa, l'espiazione, e un giorno speciale di purgazione coi suoi sacrifici specifici, [[w:Yom Kippur|Yom Kippur]] ({{passo biblico2|Levitico|16}}). Il pentimento e l'espiazione purgavano il peccatore, mentre il sacrificio espiatorio purgava la contaminazione dal santuario.
 
Il sacrificio per peccati faceva anche parte di un processo che era al tempo stesso psicologico, spirituale e pratico. Per esempio, Dio aveva specificato un protocollo per espiare il furto o la frode in Levitico: la parte colpevole doveva riconoscere il suo errore e restituire l'ammonto "in pieno, aggiungendone un quinto, e dandolo a colui al quale appartiene" (6:5). La chiusura di questo ciclo era l'offerta del sacrificio (un capro, v. 6): il penitente metteva la sua mano sulla testa dell'animale e diceva al sacerdote che aveva davanti la motivazione del sacrificio. La gola del capro veniva tagliata, il suo sangue versato tutto intorno all'altare — ciò chiudeva il processo di pentimento, restituzione e sacrificio con cui il peccatore espiava il proprio peccato. Il sacerdote poi divideva il corpo dell'animale — una parte da bruciare sull'altare, il resto ai sacerdoti. Con altri tipi di offerte, una parte della carne veniva restituita all'adoratore, da consumarsi fuori dal Tempio.
 
In altre parole, per i peccati personali il tempio serviva come mezzo per effettuare l'espiazione. Non era però l'unico mezzo — troppi ebrei per troppi secoli erano vissuti troppo lontano da Gerusalemme e non erano mai riusciti ad andare al Tempio. Era fondamentale per l'espiazione e il perdono di Dio che il peccatore si pentisse. Il sacrificio poteva incrementare tale processo e, quandunque fosse stato possibile, doveva essere aggiunto, ma non era certo un sostituto né un ''sine qua non'' del pentimento. Il sangue del sacrificio, inoltre, non purificava il peccatore, bensì l'altare — e durante Yom Kippur, lo purificava dall'inquinamento dei peccati di tutto Israele.
 
 
Line 93 ⟶ 103:
<references/>
 
{{Avanzamento|5075%|6 novembre 2020}}
[[Categoria:Missione a Israele|Dio e Israele]]