Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Esiste una letteratura ebraica francese?: differenze tra le versioni

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Ideologicamente, il poeta '''André Spire''' (1868-1966, morto a 98 anni) fece una svolta simile a quella di Fleg. Come Fleg, "scoprì" l'Ebraismo, e quindi rinacque.<ref name="Spire">André Spire, nato a Nancy nel 1868 da famiglia ebrea della media borghesia, fu scrittore e poeta, pioniere del [[w:Verso libero|verso libero]] e della teoria poetica. Giurista, revisore dei conti al Consiglio di Stato francese, e alto funzionario, fu impressionato dall'Affare Dreyfus e divenne attivista sionista. Partecipò al movimento delle università popolari e contribuì alle ''Cahiers de la Quinzaine de Charles Péguy'', pubblicò numerosi saggi e raccolte di poesie, tra cui ''Poèmes juifs'' (Premi ''Mercure de France'' e ''Kundig''). Dopo la sconfitta della Francia e l'occupazione nazista con le misure antisemite, fuggì in esilio nel 1941 negli Stati Uniti, dove insegnò storia della poesia francese presso la New School for Social Research (New York). Dopo la guerra, tornò in Francia dove pubblicò ancora diversi libri, tra poesie e saggi sull'evoluzione delle tecniche poetiche. Morì a Parigi nel 1966, a 98 anni. Opere di poesia: ''La Cité présente'', Ollendorf, 1903; ''Et vous riez!'', Cahiers de la quinzaine, 1905; ''Versets (Et vous riez - Poèmes juifs)'', Mercure de France, 1909; ''J'ai trois robes distinguées'', Moulins, Cahiers du Centre, 1910; ''Vers les routes absurdes'', Mercure de France, 1911; ''Et j'ai voulu la paix!'', The Egoist, 1916; ''Poèmes juifs'', Ginebra, Kundig, 1919; ''Samaël, poème dramatique'', Crès, 1921; ''Poèmes de Loire'', Grasset, 1929; ''Instants'', Cahiers du Journal des Poètes, 1936; ''Poèmes d'ici et de là-bas'', The Dryden Press, 1944; ''Poèmes d'hier et d'aujourd'hui'', José Corti, 1953; ''Poèmes juifs'', Albin Michel, 1959. Opere di prosa: ''Israel Zangwill'', Cahiers de la Quinzaine, 1909; ''Quelques Juifs'', Mercure de France, 1913; ''Les Juifs et la guerre'', Payot, 1917; ''Le Sionisme'', 1918; ''Le Secret'', Nouvelle Revue Française, 1919; ''Fournisseurs'', Éditions du Monde Nouveau, 1923; ''Henri Franck, lettres à quelques amis'', Grasset, 1925; ''Refuges, avec neuf bois gravés de Maurice Savin'', Éditions de la Belle Page, 1926; ''Quelques Juifs et demi-Juifs'', Grasset, 1928; ''Plaisir poétique et plaisir musculaire'', Vanni-José Corti, 1949; ''Souvenirs à bâtons rompus'', Albin Michel, 1962. Cfr. per la valutazione critica Paul Jamati, ''André Spire'', Seghers, 1962; André Duclos, "Un homme différent", in ''Europe'', n° 467, marzo 1968.</ref> Nei suoi ''Poèmes Juifs'', restringe questa scoperta ulteriormente: "Avevo riscoperto la fede? Nient'affatto. Ma (avevo ritrovato) i miei antenati, la mia razza, l'Ebraismo della mia prima giovinezza. Ero diventato nuovamente Ebreo con le E maiuscola." Come Fleg, accostò in giustapposizione la francesità e l'ebraicità combinandole insieme, poiché aggiunge: "Poeta francese e finanche poeta ebreo."<ref name="Spire"/> Si dibatte nella definizione di poeta ebreo, titolo che gli era stato inequivocabilmente assegnato, non solo da se stesso, ma anche dall'importante sociologo e filosofo [[w:Georges Sorel|Georges Sorel]] nel 1908, che scrisse: "Ecco l'anima ebraica attraverso il tempo. Spire, da questo momento in poi, ha segnato il suo posto tra coloro che vivono, combattono, muoiono per elevare la dignità ebraica." Spire scrive nella sua introduzione del 1919: "Le nostre poesie non sono ebraiche per soggetto, ma per sentimento."<ref name="Spire"/> Naturalmente, se la scelta del soggetto doveva determinare la natura ebraica di un'opera, allora chiunque poteva optare per tale categoria. Ma Spire dichiara con empatia:
:''Mi chiedi perché amo questi paria''<br/>
:''L'unico proletariato in cui spero.''<br/>
 
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Egli deve scegliere tra i due elementi in conflitto nella sua formazione necessaria. Ma trova stucchevole la morbida francesità quintessenziale.<ref name="Spire"/> Cosa vuole Israele? Nella sua poesia ''"Assimilation"'', cita [[w:Ernest Renan|Renan]]:
:''Israele aspira a due cose contraddittorie,''<br/>
:''di essere come tutto il mondo e di essere a parte.''<br/>
 
Questa poesia commenta l'ironia dell'ebreo ''quasi'' cristiano, il cui naso è ''quasi'' dritto (e dopotutto alcuni cristiani hanno il naso adunco). Ma c'è tuttavia una distinzione qualitativa.<ref name="Spire"/> Loro sono felici,
:''ma tu, cosa fai nel tuo angolo, goffo e triste,''<br/>
:''Pieno di commiserazione, pieno di disprezzo?''<br/>
 
Ciò che l'ebreo dovrebbe fare è essere fedele a se stesso e "rincorrere" la sua anima antica che è giunta sin qui (cioè, in Francia) per cercare "te". È qui che il conflitto francese/ebraico avviene nell'individuo. L'ebreo non può, o almeno non è, a suo agio nell'ambito dell'ambiento cristiano, in una dimora cristiana. Gli interessi dei due sono così differenti. Il cristiano in Francia si preoccupa del suo tè, del suo gioco di bridge, dei suoi teatri. In breve, si preoccupa "della sua amata tranquillità".<ref name="Spire"/> Questa è la civiltà francese, e in tale rispetto il cristiano ha ragione di diffidare dell'ebreo che è così differente:
:''Hai ragione, tra noi due,''<br/>
:''Di temere un po', compagno!''<br/>
:''Poiché vivono solo in una febbre<br/>
:''I miei due antichi protettori:<br/>
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Il contrasto è colto come tra il "presente" e l'"eterno" nella sua poesia ''"Le Messie"'':
:''Arte, se ti dovessi accettare, la mia vita sarebbe affascinante''<br/>
:''I miei giorni passerebbero leggiadramente, piacevolmente, graziosamente.''<br/>
:''Tratterrei e possiederei il transiente Presente.''<br/>
:''— Ma il mio cuore, vivrebbe ancora contento''<br/>
:''Se tu gli strappassi il suo splendido sogno:''<br/>
:''Il domani eterno che avanza?''<br/>
 
Ma non è solo il domani che avanza nella poetica di Spire. Fa inoltre appello all`''oggi sublime'' tramite la personificazione della Musica. Israele risorgerà fiera, come nella poesia ''"Exode"'' che termina:
:''E nel miele delle tue api,''<br/>
:''Il latte delle tue pecore, l'uva dei tuoi vigneti,''<br/>
:''Vedrai stare eretta, risorta e giovane''<br/>
:''Il tuo orgoglio, Israele.''<br/>
 
Le poesie di Spire dopo il 1918 diventano sempre più sioniste. Vedono la condizione ebraica del tempo suscettibile di miglioramento grazie ad un rinnovato senso di nazionalità. Ora è il momento da sfruttare — nella sua poesia ''"A la Nation Juive"'', scrive:
:''Sei ancora degno di vivere.''<br/>
:''La terra dei tuoi padri ti sarà data''<br/>
:''...Ma tu esiti.''<br/>
:''Devi spezzare così tante catene:''<br/>
:''Ansiosamente, ti chiedi:''<br/>
:''È questa la fine dell'esilio? È il principio?''<br/>
 
In queste poesie di Spire, gli ebrei sono a volte il tema, ma sempre l'ispirazione. Come gli altri autori ebrei francesi, quelli impegnati in entrambe queste categorie, Spire si sente attratto dai due centri, ed è costretto a confrontare e contrapporre. Il mondo dell'immediato, del piacevole, è attraente ma essenzialmente frivolo. L'altro mondo è esigente, ma reale ed eterno. In un senso politico, le due scale temporali possono essere unificate. Emergenza richiede urgenza, e gli ebrei possono tramutare il loro destino permanente in una politica presente.<ref name="Spire"/>
 
Come già notato ''supra'', una delle caratteristiche più interessanti della scena francese è la voce data agli ebrei [[w:Sefarditi|sefarditi]], quegli ebrei provenienti da un ambiente mussulmano piuttosto che cristiano. L'identità può essere scoperta e poi definita solo in relazione a qualcosa di differente. Gli ebrei di Francia provenienti dal Nordafrica sono stati consapevoli, a causa della loro situazione, di tre raggruppamenti, per quanto sfumati e modificati — i mussulmani africani, i cristiani francesi e gli ebrei. '''Albert Memmi''' (n. 1920), originario di Tunisi, non è interessante solo per le sue circostanze biografiche, ma anche per il modo in cui ha cercato tramite queste circostanezecircostanze di dare risalto alla sua situazione ed identità, investigando il significato della propria ebraicità sullo sfondo di un mondo occidentale non intimamente familiare.<ref name="Memmi">Albert Memmi, nato in Tunisia (a Tunisi), allora un protettorato della Francia, da famiglia di lingua araba, è il figlio di François Memmi, artigiano sellaio ebreo italiano e Marguerite Sarfati, ebrea sefardita di ascendenza locale. Memmi ha avuto un'istruzione dal sistema scolastico francese, prima al Liceo Carnot di Tunisi e poi all'Università di Algeri, dove ha studiato filosofia e, infine, alla Sorbona. Memmi si ritrova al crocevia di tre culture e ha costruito la sua opera sulla difficoltà di trovare un equilibrio tra Oriente e Occidente. Accanto al suo lavoro letterario, ha perseguito una carriera di insegnante presso il Liceo Carnot a Tunisi (1953) e, dopo l'indipendenza della Tunisia, in Francia presso l'Ecole Pratique des Hautes Etudes e presso l'Università di Nanterre (1970). Sebbene abbia sostenuto il movimento di emancipazione della Tunisia, non riuscì a trovare una sua nuova sistemazione nel nuovo stato islamico. Ha pubblicato il suo primo romanzo in gran parte autobiografico, ''La Statue de sel'', nel 1953, con la prefazione di [[w:Albert Camus|Albert Camus]]. La sua opera più nota è un saggio teorico con prefazione di [[w:Jean-Paul Sartre|Jean-Paul Sartre]]: ''Portrait du colonisé, précédé du portrait du colonisateur'', pubblicato nel 1957, che apparve all'epoca come un supporto per i movimenti di indipendenza. Questa opera mostra come la relazione tra colonizzatori e colonizzati condizioni l'uno e l'altro. Memmi è noto anche per la ''Anthologie des littératures maghrébines'' pubblicata nel 1965 (volume I) e il 1969 (Volume II), apparsa in Italia in occasione del decimo anniversario dell'indipendenza dell'Algeria. L'autore è membro del comitato di sponsorizzazione della ''Coordination française pour la Décennie de la culture de paix et de non-violence'' e fa anche parte del comitato patrocinante dell'associazione ''La Paix maintenant (Pace ora)''. È membro del Comitato d'Onore della ''Association pour le droit de mourir dans la dignité''. '''Concetto di ebraicità''': Nei primi anni 1970, Albert Memmi riflette su ciò che significa essere ebrei e fonda il concetto di ebraicità come base della sua opera di esplorazione dell'essere ebreo. Questo concetto, del quale ha gettato le basi, sarà poi utilizzato da molti filosofi. '''Concetto di eterofobia''': Nel suo libro ''Le racisme'', Albert Memmi sviluppa il concetto di ''eterofobia'': "Il rifiuto degli altri in nome di non importa quale differenza." Questo termine si riferisce alla paura diffusa e aggressiva di altri che può trasformarsi in violenza fisica. Il razzismo è una particolare espressione di eterofobia. Per ulteriori notizie biografiche e critiche, si vedano Guy Dugas, ''Albert Memmi, écrivain de la déchirure'', Naaman, 1984; Nathalie Saba, ''Les paradoxes de la judéité dans l'œuvre romanesque d'Albert Memmi'', Edilivre-Aparis, 2008 — entrambi consultati per il presente testo. Opere di Alberr Memmi: ''La Statue de sel'', Corréa, 1953; ''Agar'', Corréa, 1955; ''Portrait du colonisé, précédé du portrait du colonisateur'', Buchet/Chastel, 1957; ''Portrait d'un juif'', Gallimard, 1962; ''Anthologie des écrivains maghrébins d'expression française'', Présence africaine, 1964; ''La Libération du juif'', Payot, 1966; ''L'Homme dominé'', Gallimard, 1968; ''Le Scorpion ou la confession imaginaire'', Gallimard, 1969; ''Juifs et Arabes'', Gallimard, 1974; ''Le Désert, ou la vie et les aventures de Jubaïr Ouali El-Mammi'', Gallimard, 1977; ''La Dépendance, esquisse pour un portrait du dépendant'', Gallimard, 1979; ''Le Mirliton du ciel'', Lahabé, 1985; ''Ce que je crois'', Fasquelle, 1985; ''Le Pharaon'', Julliard, 1988; ''L'Exercice du bonheur'', Arléa, 1994; ''Le Racisme'', Gallimard, 1994; ''Le Juif et l'Autre'', Christian de Bartillat, 1996; ''Le Buveur et l'amoureux - le prix de la dépendance'', Arléa, 1998; ''Le Nomade immobile'', Arléa, 2000; ''Dictionnaire critique à l'usage des incrédules'', éd. du Félin, 2002; ''Portrait du décolonisé arabo-musulman et de quelques autres'', Gallimard, 2004; ''Térésa et autre femmes'', éd. du Félin, 2004; ''Le Testament insolent'', Odile Jacob, 2009; ''Portraits'' [raccolta di prec. pubbl.], edizione critica di Guy Dugas, coll. Planète libre, CNRS, 2015.</ref> La sua prima e più duratura preoccupazione è la sua propria identità: "Discendevo da una tribù berbera non riconosciuta dai Berberi, poiché ero un ebreo e non un mussulmano, un abitante di città e non uno di montagna... Indigeno in una nazione di colonizzazione, ebreo in un ambiente antisemita, africano in un mondo dove l'Europa era trionfante" (''Portrait d'un juif'', 1962) Era un ''puzzle'', per gli altri ma anche per se stesso, e doveva quindi approfondire, investigare il problema. Universalmente non era accettato, quale simpatizzante dei colonizzati per quanto egli stesso non fosse mussulmano; quale ebreo sebbene non europeo; quale borghese; quale nordafricano sradicato. Scopre che gli ebrei orientali non si sono molto distinti nei circoli culturali occidentali. Questi stessi circoli hanno ben poche informazioni precise sull'Islam e la rispettiva condizione contemporanea (e presto dovranno scontare questa ignoranza sulla propria pelle), ma sono posseduti da ambizioni coloniali devastanti o da vaghe nozioni romantiche. Come portavoce di tale condizione ibrida, Memmi presenta non solo il suo Ebraismo, ma anche la sua comprensione dell'Islam. La condizione ebraica che riesce ad isolare, la chiama ''"judéité"'', in parallelo a ''"négrité"'' [negritudine]. Questa ''judéité'' è il riconoscimento del fatto d'essere un ebreo, distinto dall'Ebraismo — un religione — o giudaismo o nazione ebraica, tutti termini collettivi, che secondo Memmi non indicano autoidentificazione. ''Judéité'' si applicherebbe a coloro che, essendo ebrei e come ebrei, sentono di nutrire questo carattere in un qualche modo.<ref name="Memmi"/>
 
[[File:Juifs tunisiens.jpg|thumb|Ebrei tunisini nel 1900]]