Storia della letteratura italiana/Letteratura giullaresca: differenze tra le versioni
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== Il giullare ==
[[File:Jester - Lancelot.JPG|thumb|left|Un giullare raffigurato su un manoscritto del ''Romanzo di Lancillotto'' (1470)]]
La figura dietro questo tipo di letteratura era il '''giullare'''. Il termine deriva dal latino ''joculares'', cioè "giocolieri", e indicava uomini con una certa preparazione culturale che giravano di città in città divertendo il popolo nelle piazze facendo i saltimbanchi o i buffoni, cantando e mimando poesie. I più colti accedevano alle famiglie signorili e, a partire dal Trecento e dal Quattrocento, diverranno membri delle corti. Inoltre, i giullari durante i loro spostamenti raccoglievano e diffondevano le notizie, svolgendo quindi un importante ruolo sociale.<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | p=34 }}</ref> D'altra parte, l'accoglienza che veniva loro riservata non sempre era benevola:
== Generi della poesia giullaresca ==
Molti erano i generi utilizzati, così come molte erano le forme metriche (sesta rima, ottava narrativa, strofa di ballata, ottava siciliana tetrastica etc.). Spesso i componimenti venivano recitati o cantati in piazza dall'autore o da canterini professionisti in occasione di danze pubbliche. Vari erano anche i temi: la serenata, l'alba (il commiato degli amanti alla fine della notte), la malmaritata (la donna si lamenta del marito), il colloquio tra la giovane che vuole sposarsi e la madre. Non mancavano poi gli argomenti politici o religiosi, come per esempio le polemiche contro gli ordini mendicanti, le lotte tra domenicani e francescani o quelle all'interno dello stesso ordine francescano (tra gli spirituali, più legati alla Regola, e i conventuali). Questi componimenti avevano un fine pratico, facendo propaganda e favorendo la diffusione delle notizie.<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | p=33 }}</ref>
Tra i generi più importanti si ricordano i ritmi, i cantari, i monologhi (che venivano mimati) e le ballate (con un ritornello ripreso dai danzatori). Il '''contrasto''' nacque e si diffuse in Provenza nella forma della '''pastorella''', che metteva in scena un dialogo tra un cavaliere e una pastorella, rappresentati da più giullari probabilmente travestiti: si trattava di opere raffinate, in cui lo sfondo sensuale era velato dall'eleganza stilistica. Componimenti di questo genere in volgare italiano si devono a [[../Lo stilnovo#Guido Cavalcanti|Guido Cavalcanti]] (''In un boschetto'', fine XIII secolo) e Franco Sacchetti (''O vaghe montanine pasturelle'', XIV secolo). Il più celebre contrasto è però ''Rosa fresca aulentissima''
== I ''Memorabili bolognesi'' ==
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