Storia della letteratura italiana/Le origini: differenze tra le versioni
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Anche nella penisola italiana si formano vari idiomi differenti tra loro, nati dalla mescolanza tra le lingue autoctone (dette di '''substrato'''), quelle degli invasori germanici (dette di '''superstrato''') e il latino.<ref name="Ferroni28">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | p=28}}</ref> Solo a partire dal XIII secolo, quindi più tardi rispetto ad altre parti d'Europa, sorgono delle vere e proprie tradizioni letterarie nel volgare italiano, principalmente in Sicilia e in Umbria. È però importante sottolineare come questa letteratura si manifesti da subito in forme sofisticate. Gli autori hanno infatti alle spalle la tradizione classica antica, la cui conoscenza fa parte del loro patrimonio culturale; a questa poi si devono aggiungere le esperienze letterarie che durante il Medioevo si erano sviluppate in mediolatino (latino medievale), in lingua d'oc e in lingua d'oïl.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=2 }}</ref>
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{{vedi pedia|Alto Medioevo|Feudalesimo}}
[[File:Karl den store krons av leo III.jpg|thumb|left|Carlo Magno incoronato da papa Leone III]]
Romolo Augustolo, ultimo imperatore romano d'Occidente, viene deposto nel 476, anno che per convenzione segna la fine dell'antichità e l'inizio del Medioevo. Il crollo dell'impero è il risultato della disgregazione politica, economica, sociale e militare in corso dal III secolo; al suo posto sorgono vari regni romano-barbarici nei quali, pur
A caratterizzare l'economia e la società europee in questi secoli è il '''feudalesimo'''. Negli anni del suo regno, Carlo Magno aveva ricompensato i guerrieri che lo avevano aiutato nelle sue imprese assegnando loro porzioni di territorio, definite con il termine germanico di ''feudi''. Ben presto però la proprietà di questi territori comincia a essere trasmessa per via ereditaria, e i grandi signori feudali, che godono di amplissimi poteri all'interno dei loro feudi, iniziano ad assegnarne porzioni ai loro seguaci più fedeli. Ne deriva l'estrema frammentazione territoriale e amministrativa che caratterizza lo Stato feudale: le lotte tra i signori locali, a cui il debole potere centrale non riesce a porre rimedio, generano una condizione di perenne instabilità. Solo nel XIII secolo si delineeranno i primi Stati assoluti con un forte potere centrale.
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La società feudale è inoltre statica e fortemente gerarchizzata, suddivisa in '''tre ordini''': ''bellatores'' (guerrieri), ''oratores'' (religiosi), ''laboratores'' (contadini). Questa tripartizione è ritenuta immutabile perché corrisponde alla Trinità e al disegno divino che regola l'universo. Alla prima classe appartiene l'aristocrazia feudale, a cui spetta l'esercizio delle armi, attività da cui deriva grande prestigio. Il clero rappresenta invece il ceto intellettuale, impegnato nella conservazione e trasmissione del patrimonio culturale, mentre ai contadini è demandata la produzione dei beni materiali di sostentamento. Questi ultimi non godono di libertà o diritti personali, sono legati alla terra che lavorano ('''servitù della gleba''') e la loro condizione viene tramandata di padre in figlio, senza possibilità di riscatto o ascesa sociale.
La frammentazione politica ha ripercussioni anche sull'economia: le invasioni, e le devastazioni che ne seguono, compromettono la possibilità di dar vita a un'economia fondata sullo scambio di merci. Al contrario,
La situazione migliorerà gradualmente a partire dall'anno Mille, quando la maggiore stabilità politica e la fine delle invasioni da est saranno accompagnate dal perfezionamento delle tecniche agricole. L'aumento della produzione farà rinascere gli scambi e
== Le lingue romanze e la letteratura cortese ==
{{vedi pedia|Lingue romanze}}
[[File:Romance 14c it.svg|thumb|350px|L'attuale diffusione delle lingue romanze in Europa (clicca sulla cartina per ingrandirla)]]
Con il crollo dell'impero il latino classico lascia il posto alle '''lingue volgari o romanze'''. In età carolingia la locuzione ''romana lingua'' viene utilizzata per distinguere le lingue
Le lingue romanze producono, tra l'XI e il XII secolo, una letteratura molto ricca, che spezza il dominio del latino e allarga la platea del pubblico: se il latino rimane la lingua dei dotti, il volgare si rivela una valida alternativa per le classi cavalleresche. D'altra parte, come già ricordato, la letteratura romanza non può prescindere dalla produzione latina a essa precedente, a cui però si associano esperienze che erano estranee alla cultura alta e che avevano circolato per secoli a livello popolare. Dal mondo del folklore e dei miti nascono generi come il '''romanzo''' e la '''lirica d'amore'''. Si diffondono anche nuove strutture metriche, definite dalla posizione degli accenti nelle parole e non più
Particolare fortuna avrà la letteratura volgare in Francia: la produzione nelle lingue d'oc e d'oïl avrà infatti ampia diffusione in tutta Europa. Bisogna però precisare che non si tratta di forme linguistiche fissate in modo rigoroso, e nelle diverse trascrizioni di uno stesso testo è possibile riscontrare varianti locali di una stessa espressione. In Inghilterra, in particolare, la lingua d'oïl importata dai Normanni relegherà in secondo piano la letteratura anglosassone, molto sviluppata tra il VII e il X secolo (
=== La ''chanson de geste'' ===
{{vedi pedia|Canzone di gesta}}
A partire dalla seconda metà dell'XI secolo, nella letteratura in lingua d'oïl nel Nord della Francia, si sviluppa un nuovo genere epico destinato ad avere grande fortuna in Europa: la ''chanson de geste'' (canzone di gesta).
Tra le testimonianze della fase più antica di questa produzione c'è la ''Chanson de Guillaume'', risalente alla metà del XII secolo e composta da
Il più celebre componimento di questo genere è però la ''Chanson de Roland'' (''Canzone di Orlando''), composta verso il 1100 e conservata in una decina di manoscritti tra loro molto diversi (in genere però ci si riferisce al manoscritto di Oxford, che comprende circa 4 mila versi). La trama è molto semplice e narra in chiave epica un episodio avvenuto nel 778 sui Pirenei. Durante il ritorno di Carlo Magno in Francia dalla Spagna, la retroguardia guidata dal paladino Orlando viene assaltata dall'esercito saraceno a Roncisvalle: l'attacco è stato reso possibile da Gano, un paladino che ha tradito il re. Lo stesso Orlando rimane gravemente ferito
Se questi primi esempi, più arcaici, risentono ancora di elementi derivati dalla tradizione orale, l'evoluzione successiva porta a vere e proprie riscritture di canzoni antiche. Nascono così componimenti destinati esplicitamente alla lettura, e tra i vari autori il più importante è Adenet (seconda metà del XIII secolo), noto come ''le roi des menestrels''. D'altra parte, le trasformazioni dell'aristocrazia e la diffusione dei valori cortesi porteranno le canzoni di gesta ad abbracciare temi e caratteristiche proprie del romanzo cavalleresco. L'esaltazione delle imprese militari lascia così il posto al gusto per l'avventura e per il fantastico, dando un'importanza centrale al ruolo dell'amore e della donna.<ref>{{cita libro| autore=Giovanni Matteo Roccati | titolo=Il Medioevo | opera=Storia europea della letteratura francese | curatore=Lionello Sozzi | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2013 | vol=1 | pp=13-18}}</ref>
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{{vedi pedia|Letteratura cavalleresca|Chrétien de Troyes}}
[[File:Yvainlion.JPG|thumb|200px|Yvain soccorre il leone in una miniature del XIII secolo, Princeton University Library]]
Il genere che ha conosciuto la più durevole fortuna nella letteratura d'oïl è però il romanzo, che si sviluppa a partire dalla metà del XII secolo, imponendosi in gran parte d'Europa. È una narrazione di ampio respiro, generalmente scritta in ottosillabi rimati a coppie, che mescola temi storici con
Il protagonista, molto spesso un cavaliere, è chiamato a raggiungere beni preziosi, e spesso le sue imprese sono compiute in nome di una donna. Il cavaliere è infatti un '''modello di vita cortese''': è un individuo superiore, che si distingue sia per la sua impareggiabile prestanza fisica sia per i nobili ideali che persegue. È fedele al proprio destino ma al tempo stesso è attratto dalle avventure, che lo portano lontano dalla banalità della vita comune. L'aggettivo "cortese" acquista quindi un nuovo valore: se in origine veniva usato per designare i membri della corte del sovrano, ora assume il significato di "elegante, gentile", opposto a tutto ciò che è "villano". Nel romanzo cortese, inoltre, ci sono i primi esempi di introspezione psicologica nella letteratura europea. Diversamente dagli eroi dell'epica classica, il cavaliere è chiamato a fare scelte spesso difficili, e attraverso lunghi monologhi dà voce al suo tormento. Centrale è poi il tema dell<nowiki>'</nowiki>'''amore cortese''', cioè dell'amore come forza assoluta che trova giustificazione in se stesso, al di là di ogni riconoscimento sociale. Spesso il sentimento dei due amanti arriva a sfidare l'autorità di un terzo, il marito della donna, e trova il suo compimento nella morte.
Talvolta i romanzi sono ispirati
Il principale autore di romanzi sul ciclo bretone è però '''Chrétien de Troyes'''. Vissuto nel nord della Francia e attivo tra il 1160 e il 1180, ha scritto varie opere, ma
Oltre a questi si sviluppa, a partire dal XIII secolo, un filone di romanzi detti "realistici", che rifiuta il meraviglioso tipico del ciclo arturiano. Le narrazioni sono ambientate in un passato vicino e gli autori cercano di creare situazioni verosimili; tuttavia i personaggi si muovono ancora in un mondo idealizzato, vivendo peripezie ben poco realistiche.<ref>{{cita libro| autore=Giovanni Matteo Roccati | titolo=Il Medioevo | opera=Storia europea della letteratura francese | curatore=Lionello Sozzi | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2013 | vol=1 | p=41}}</ref>
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Nei suoi componimenti il trovatore canta la distanza ma allo stesso tempo esprime il desiderio di raggiungere la donna, nel tentativo di instaurare un dialogo. La richiesta è però destinata a restare inesaudita. La ripetizione della domanda manifesta la potenza di Amore, che mescola astrazione ed erotismo. D'altra parte, i sentimenti del poeta sono minacciati dalle maldicenze, che gli fanno correre il rischio di essere allontanato dall'amata. Per questo, la donna non viene mai menzionata direttamente, ma è invocata attraverso un nome fittizio (''senhal''). La passione amorosa ha quindi effetti contraddittori, sottilmente analizzati dalla poesia: da un lato la gioia e il godimento, dall'altro la sofferenza.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2003 | Einaudi | Torino | pp=44-45}}</ref>
La lirica provenzale è una produzione inizialmente destinata alla trasmissione orale e solo dal XIII secolo le poesie trobadoriche vengono raccolte in forma scritta nei canzonieri, che contengono anche la biografia romanzata dell'autore (''vidas'') e commenti di carattere stilistico e retorico (''razos''). Di tutta la produzione provenzale ci sono giunti
Non è ancora chiaro quali siano le origini della poesia trobadorica, che probabilmente si sviluppò da forme orali molto più antiche. Alcune forme strofiche si ritrovano comunque sia nella poesia religiosa latina sia nella lirica andalusa (in arabo ed ebraico), da cui probabilmente deriva la centralità del tema amoroso.<ref>{{cita libro| autore=Giovanni Matteo Roccati | titolo=Il Medioevo | opera=Storia europea della letteratura francese | curatore=Lionello Sozzi | editore=Einaudi | città=Torino | anno=2013 | vol=1 | p=23}}</ref> Il genere principale della lirica provenzale è la ''canso'',
La civiltà cortese della Provenza tramonta all'inizio del XIII secolo in seguito alla crociata contro gli
=== Altri generi ===
Accanto ai romanzi cortesi vi sono anche i cosiddetti «romanzi d'amore e peripezia», che narrano di due innamorati separati da varie vicissitudini (ne sono esempi il ''Floire e Blanchefleur'' oppure ''Aucassin e Nicolette''). La diffusione di un uso profano dell'allegoria, figura retorica precedentemente utilizzata solo dalla cultura ecclesiastica, fa inoltre sorgere il nuovo genere del romanzo allegorico, con al centro l'amore cortese. Il più celebre esempio è il ''Roman de la Rose'', composto per i primi 4 000 versi dal chierico Guillaume de Lorris attorno al 1230 e terminato quarant'anni dopo da Jean de Meung, che ne scrive i restanti 18 000 versi. La prima parte è un'«arte di amare», mentre la seconda è ricca di elementi didascalici, filosofici e satirici. Jean de Meung espone le proprie teorie naturalistiche, mostrandosi contrario all'amore cortese e tributando lodi all'amore fisico. Le idee borghesi che vengono espresse e la critica degli ideali cortesi sono d'altra parte sintomo della nuova cultura urbana che si sta diffondendo.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=L'età cortese e comunale | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | p=8}}</ref>
Esiste poi un tipo di produzione satirica che irride i generi alti e la cultura ufficiale: sono i ''fabliaux'' (favolelli), componimenti in versi che narrano vicende comiche e popolari tratte dalla quotidianità. In contrapposizione alla letteratura cortese, questi autori anonimi impiegano un linguaggio libero e disinibito, e insistono sugli aspetti più plebei e volgari, fino ad arrivare all'oscenità. Elementi satirici sono d'altra parte presenti anche in favole dal contenuto morale che hanno per protagonisti animali parlanti, come nel caso del ''Roman de Renard'', un raccolta di racconti medievali in lingua francese del XII e XIII secolo,.
== L'età dei Comuni in Italia ==
{{vedi pedia|Comune medievale}}
[[File:Barbarossa.jpg|thumb|left|Federico Barbarossa ritratto in una miniatura di un manoscritto del 1188, Biblioteca Vaticana]]
Con un secolo di ritardo rispetto alla Francia, la letteratura in volgare italiano prende piede alla fine del Duecento. Il contesto è però diverso: tramontato il sistema feudale, la vita associata ha come centro la città, in cui vige un'economia di scambio e il cittadino ha una forte partecipazione politica
Tra il XII e il XIV secolo
{{Nota
All'inizio del Duecento la Chiesa fronteggia l'avanzata di Federico II, che capeggia il partito ghibellino. Alla morte dell'imperatore, il papa Bonifacio VIII cerca di rafforzare il proprio potere nell'Italia centrale, intervenendo nelle lotte a Firenze tra la fazione dei Bianchi e quella dei Neri. Dopo un conflitto con la monarchia francese, la Chiesa conosce però un periodo di crisi e decadenza, concretizzatasi nello spostamento della sede papale da Roma ad Avignone tra il 1309 e il 1377. Intanto sul fronte interno i papi devono affrontare i tanti movimenti spirituali nati dal basso che promuovono un rinnovamento della vita ecclesiastica. Alcuni di questi sono definiti eretici e strenuamente combattuti, come avviene per i catari di Tolosa e Albi (da cui il nome di Albigesi), contro i quali Innocenzo III indice una crociata (1209). Allo stesso tempo, si assiste alla nascita degli ordini mendicanti, quello dei francescani e quello dei domenicani, che avranno grande importanza nel rinnovamento della Chiesa.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2001 | editore=Paravia | città=Torino | pp=27-29}}</ref>▼
| titolo = Guelfi e ghibellini
| contenuto = I due termini indicano le due fazioni che, nella Germania del XII secolo, si spartirono il potere. Con l'elezione a imperatore di Federico I Barbarossa (1155-1190) lo scontro si spostò in Italia. I '''ghibellini''' erano filo-imperiali e lottavano per limitare i poteri della Chiesa, mentre i '''guelfi''' erano favorevoli al papato. I guelfi fiorentini si divisero in due fazioni: i '''bianchi''', filo-papali ma favorevoli anche alla signoria, e i '''neri''', che sostenevano l'intervento dell'autorità pontificia negli affari interni della città.
}}
▲All'inizio del Duecento la Chiesa fronteggia l'avanzata di Federico II, che capeggia il partito ghibellino. Alla morte dell'imperatore (1250), il papa Bonifacio VIII cerca di rafforzare il proprio potere nell'Italia centrale, intervenendo nelle lotte a Firenze tra la fazione dei
== Le prime testimonianze in volgare italiano ==
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{{quote|Se pareba boves, alba pratalia araba,<br/>albo versorio teneba, et negro semen seminaba.}}
Secondo l'interpretazione più diffusa, l'indovinello parla di uno scrittore
Il primo vero documento ufficiale in volgare italico è però il ''placito capuano'', una dichiarazione resa da un testimone analfabeta e inserita in un testo notarile del 960, scritto in latino, con cui
{{quote|Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parti Sancti Benedicti (So che quelle terre, entro quei confini di cui si parla, li ha posseduti per trent'anni l'abbazia di San Benedetto).}}
[[File:Roma San Clemente fresco.JPG|thumb|left|L'affresco con l'iscrizione di san Clemente e Sisinnio nella basilica di San Clemente al Laterano]]
Altre due testimonianze in lingua volgare risalgono alla fine dell'XI secolo e provengono da ambienti religiosi. La prima è una lunga formula di confessione umbra rinvenuta in un codice dell'abbazia di Sant'Eutizio a Norcia. La seconda è un'iscrizione su un affresco nella basilica di San Clemente al Laterano a Roma, che rappresenta una scena della vita del santo. Sisinnio ordina di condurre san Clemente in carcere ma, grazie a un miracolo, il santo si è liberato e, senza essersene accorti, gli aguzzini stanno trascinando una colonna. Sull'affresco sono riportate anche le parole che pronunciano gli aguzzini (che parlano in volgare) e il santo (che commenta in latino):
{{quote|SISINIUM: Fili de le pute, traite. (Figli di puttana, tirate)<br />
GOSMARIUS: Albertel, trai. (Arbetello, tira)<br />
ALBERTELLUS: Falite dereto co lo palo, Carvoncelle! (Mettiti dietro a lui con il palo, Carboncello!)<br />
SANCTUS CLEMENS: Duritiam cordis vestris, saxa traere meruistis. (Per la durezza dei vostri cuori, avete meritato di trascinare pietre)
}}
== Aree di sviluppo della letteratura italiana ==
I primi testi letterari in volgare risalgono alla fine del XII secolo e quasi tutti provengono dall'Italia centrale (Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, con esclusione della Toscana). Si tratta perlopiù di componimenti destinati alla recitazione, con fine ludico-religioso: era infatti il metodo più efficace, per i chierici dell'epoca, per diffondere la dottrina e la morale cristiana fra il popolo. Confermano la rilevanza letteraria dell'Italia centrale anche due componimenti poetici, il ''Cantico di frate Sole'' di Francesco d'Assisi e ''Quando eu stava in le tu' cathene'' di mano anonima.
In generale, la letteratura italiana della prima metà del Duecento si sviluppa secondo tre filoni. Come scrive Dionisotti:<ref>{{cita libro | autore=Carlo Dionisotti | titolo=Geografia e storia della letteratura italiana | città=Torino | editore=Einaudi | anno=1999 | p=35 }}</ref>
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{{quote|nella prima metà del Duecento corre dalla Sicilia lungo la fascia tirrenica un flusso di nuova poesia che invade e dilaga in Toscana, supera d'impeto l'Appennino pistoiese e si ingrossa ma si arresta anche a Bologna. Estranea resta in gran parte tutta la fascia adriatica, e qui, fra Abruzzi e Marche, facendo centro nell'Umbria francescana, fiorisce una tutt'altra poesia e letteratura. Finalmente una terza zona a sua volta indipendente dalla prime due si disegna a nord della dorsale appenninica e del Po.}}
In questi primi secoli la penisola italiana si trova quindi in una situazione di polivalenza linguistica. Gli storici della letteratura hanno ormai accantonato l'idea, di ascendenza romantica, secondo cui vi sarebbe stato un rapporto stretto tra lingua parlata e lingua letteraria. Si tratta piuttosto di un panorama letterario molto spezzato, in cui continuano a essere utilizzate come lingue di poesia anche il provenzale (soprattutto a nord dell'Appennino) e la lingua d'oïl (
== Note ==
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