Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/L'esperienza migratoria in America: differenze tra le versioni

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{{Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo}}
[[File:Happynewyearcard.jpg|thumb|left|Cartolina di ''Rosh Hashana'' (Capodanno ebraico) dei primi 1900, raffigurante ebrei russi che, bagagli in mano, guardano i parenti americani che li invitano con fervore negli Stati Uniti. Più di due milioni di ebrei fuggirono dai pogrom dell'Impero Russo verso la sicurezza dell'America, dal 1881 al 1924.]]
Demograficamente, non vi è stato nulla nella storia ebraica più rimarchevole dell'immigrazione in America. In cento anni (1825-1925), la comunità ebraica americana si trasformò da insignificante ad una delle più prospere del mondo. Mentre in quel lasso di tempo la popolazione americana in generale decuplicò, la popolazione ebraica aumentò trecento volte tanto, raggiungendo i quattro milioni e mezzo.<ref name="Gartner">L.P. Gartner, "Immigration and the Formation of American Jewry, 1840-1925", in H. Ben-Sasson & S. Ettinger (curatori), ''Jewish Society Through the Ages'', Londra:Valentine, Mitchell, 1971; vedi anche ''id.'', collab. Haim Hillel, ''Jewish Society through the Ages, 1914-1977'', New York: Schocken Books, 1983.</ref> Il contingente ebraico, specialmente quello di New York, era notevole per la sua dimensione, la sua libertà, la sua relativa ricchezza e il suo tasso di crescita. La scala e immediatezza degli eventi recenti portò due mondi in contrapposizione e focalizzò l'attenzione sia sulle differenze di questi due mondi, sia sulla natura dell'identità ebraica. Gli scrittori ebraici del tempo potevano scrivere della situazione ebraica o di un individuo senza connessioni storiche al di fuori dell'America. Ma l'ambiente, spirituale e anche sociale, spesso comportava implicazioni oltre ciò che veniva affermato in superficie. La politica ufficiale l'ideologia nazionale e la visione esterna non esprimeva necessariamente strati più profondi di istinto etnico. Esisteva un contrasto percepito tra ciò che l'individuo proclamava come dottrina e tra ciò che sinceramente sentiva. Gran parte di tale narrativa ebraica si articola su queste percezioni e situazioni ambigue. Gli immigrati ebrei volevano stare in America (l'avevano scelto volontariamente). L'America li voleva, per il loro pontenziale espansionistico. Qual era, tuttavia, il significato dell'ebraicità americana o dell'americanismo ebraico? Le parti del sotteso contratto ne avevano capito i termini? E come li avrebbero interpretati? I romanzi qui discussi non sono solo frutto di invenzione, ma anche i veicoli per esprimere le preoccupazioni più profonde dei relativi scrittori.<ref name="Gartner"/>