Missione a Israele/Dio e Israele: differenze tra le versioni

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Queste sono le tre "filosofie" che Flavio Giuseppe cita quando descrive le sette principali nell'ambito dell'ebraismo palestinese dei suoi tempi. A causa del loro ruolo quali oppositori argomentativi di Gesù, i Farisei potrebbero sembrare oltremodo influenti in questo periodo; inoltre, a causa della pubblicità che i Rotoli del Mar Morto hanno ricevuto recentemente, anche gli Esseni acquisiscono importanza. Per avere una visione più chiara delle cose, dobbiamo esaminare alcune cifre demografiche. Bisogna però ricordarsi che tali cifre sono solo stime, e quindi non affidabili.
 
Alcuni studiosi stimano che oltre 2,5 milioni di ebrei vivessero in Palestina nel primo secolo; altri riportano la popolazione ad 1 milione; altri ancora ne stimano la metà, circa 500.000. Flavio Giuseppe stesso fornisce i numeri di appartenenza dei tre gruppi (e, al pari degli altri, non abbiamo modo di confermarne la stima): sacerdoti/Sadducei, Farisei ed Esseni. Sebbene non verificabile, la relativa proporzione delle sette rispetto ai gruppi generici ci dà un'idea del contesto in cui ci muoviamo. Durante il regno di Erode il Grande, Flavio Giuseppe afferma che i Farisei ammontavano a circa 6000, gli Esseni a cvirca 4000 (''AJ'' 17.42, 18.21). Finanche prendendo per buona la stima più bassa del numero totale della popolazione – 500.000 ebrei in Palestina agli inizi del primo secolo – ciò significa che gli Esseni costituivano l'0.8%, i Farisei l'1,2% del totale. Se presupponiamo una popolazione generale più numerosa, allora queste percentuali si abbassano ancor di più. Né i Farisei, né gli Esseni, quindi, rappresentano una proporzione molto ampia degli ebrei che risiedevano in Palestina.
 
Flavio Giuseppe riporta a ventimila la cifra dei sacerdoti e dei Leviti (''c. Ap.'' 2.108). Pertanto i sacerdoti, quale che fosse la rispettiva appartenenza (se ne avevano una), erano chiaramente il gruppo più numeroso. Si concentravano a Gerusalemme, e avevano la posizione più importante: gestire e supervisionare il Tempio. E nonostante le critiche quasi universali contro di loro da parte di chiunque avesse un'opinione sul modo in cui si comportavano, i sacerdoti evidentemente (data l'esistenza delle lamentele) continuarono a fare come facevano. I loro critici e dissidenti (eccetto alcuni Esseni) cionondimeno continuarono ad adorare nel Tempio. Quale che fosse la posizione interpretativa del singolo sacerdote rispetto a certe questioni della Legge, il suo diritto di insegnare e servire proveniva da una fonte di autorità insindacabile, cioè la Bibbia stessa.
 
La Bibbia, quindi, insieme al Tempio, era sia un'occasione di energetica divisione sia una fonte unica di ampia unità. Dobbiamo esser consapevoli di entrambi questi aspetti dell'ebraismo del Secondo Tempio. Ebrei di differenti orientamenti settari potevano sì criticarsi a vicenda con rancore, ma la grande maggioranza degli ebrei non appartenevano a nessun partito/fazione ed il dibattito coesisteva consensualmente. Vaste quantità di ebrei ovunque nell'Impero e oltre, contribuivano volontariamente alla tassa annuale di mezzo [[w:siclo|siclo (שקל, ''shèqel'')]] per il mantenimento del Tempio. Numerosi pellegrini si riversavano sulla città a spendere il denaro della seconda decima – una porzione del prodotto di famiglia messo da parte per spenderlo specificamente a Gerusalemme – per celebrare le [[w:festività ebraiche|grandi festività]] del pellegrinaggio. Grazie alla loro cultura religiosa comune, gli ebrei rimasero consapevoli d'appartenere ad una sola nazione, non importa quanto fossero dispersi per il mondo: quando l'imperatore [[w:Caligola|Calogola]], nell'anno 40-41 e.v., cercò di introdurre una statua con le sue sembianze nel Tempio, rischiò la ribellione degli ebrei ovunque, che preferivano la morte "a difesa della Legge" piuttosto che tollerare una simile profanazione.
 
== Vivere la Legge: spazio sacro e tempo sacro ==
Sabbath, leggi alimentari, protocolli sacrificali; regole di distinzione tra sacro e profano, tra puro ed impuro; codici sessuali, istruzioni sull'allevamento di animali sulla semina; tori e legge penale. Tutto ciò veniva affastellato insieme nella grandi storie che aprono la Bibbia – la Creazione dell'universo e dell'umanità; la saga di Abramo, Isacco e Giacobbe, di Giuseppe e i suoi fratelli; la schiavitù di Israele e la sua libertà successiva – trasformate, a mezza strada in Esodo, in direttive e descrizioni specifiche. Dio comanda non solo osservanze cultiche e rituali, ma affetti ("temi il Signore tuo Dio, cammina per tutte le sue vie, ama e servi il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima", {{passo biblico2|Deuteronomio|10:12}}; "Amerai il tuo prossimo come te stesso", {{passo biblico2|Levitico|19:18}}), comportamenti ("Alzati davanti a chi ha i capelli bianchi, onora la persona del vecchio", {{passo biblico2|Levitico|19:32}}) ed etica ("Non coglierai i racimoli e non raccoglierai i grappoli rimasti; li lascerai per il povero e per il forestiero... Non commetterete ingiustizie nei giudizi, nelle misure di lunghezza, nei pesi o nelle misure di capacità", {{passo biblico2|Levitico|19:10,35}}). Il lettore moderno, abituato all'organizzazione topica ed a una differente logica di presentazione, potrebbe restar confuso e meravigliato per la grande ridda di istruzioni. (Coloro che non sono abituati alla prosa biblica diano ora un'occhiata ad un solo capitolo, {{passo biblico2|Levitico|19}}, e cerchino di tener traccia di quanti argomenti, non corrispondenti alle nostre categorie, Dio riesca a presentare in soli trentasette versetti.) La ''torah'' di Dio – תּוֹרָה‎, ''tōrāh'', "insegnamento" in ebraico – intende istruire il popolo che Egli scelse come unico portatore del Suo Nome nel modo appropriato di vivere la vita con sé e con gli altri, e nel modo appropriato di adorarLo, e collega questi due impegni intimamente.