Missione a Israele/Dio e Israele: differenze tra le versioni

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Il risultato fu, forse, inevitabile: gli ebrei furono una nazione di esperti. "Se qualcuno della nostra nazione venisse interrogato sulle leggi", dice Flavio Giuseppe, "costui sarebbe in grado di ripeterle molto più prontamente del proprio nome" (''c. Ap.'' 2.175). Dietro ad una solidarietà comunitaria che colpiva l'occhio critico dei pagani stavano faide accese di dissenso familiare. Ovunque gli ebrei si trovassero – generalizzo, ma non esagero – essi esprimevano una vasto consenso su cosa fosse importante religiosamente parlando: il popolo, la Terra d'Israele, Gerusalemme, il Tempio, la Torah. Dietro a questi concetti ed in base a loro, stava il loro impegno unico all'adorazione senza immagini di un Dio Uno, solo Signore dell'Universo. L'esclusività di principio del loro monoteismo poteva colpire i commentatori pagani come vagamente sediziosa e decisamente maleducata; strano il loro santuario vuoto di una qualsiasi statua cultica. Tuttavia, nell'ambito di questo ampio consenso visibile anche ad estranei, ribolliva un continuo, interminabile dibattito, veemente nei toni, praticamente su ogni cosa: non se la Legge dovesse essere osservata, ma su come. Poiché Dio era stato sia particolareggiato sia estensivo nelle sue istruzioni a Mosè, specificando spesso cosa dovesse esser fatto, ma non in che modo precisamente, lo scopo del dibattito interpretativo si allargava ininterrottamente. Il settarismo vigoroso che caratterizzò l'ebraismo del Secondo Tempio, ci fornisce un'indicazione di quanto fosse diffusa l'istruzione sulla Legge, e con quale profonda serietà venisse valutata.
 
Le leggi della purezza in entrambe le sue applicazioni, domestica e comunitaria, riceveva molta attenzione. Anche nella Diaspora, dove la distanza dal Tempio implicava che molti di questi regolamenti non avevano grande rilevanza, troviamo testimonianze che (alcuni) ebrei in linea di principio ritenevano la purezza importante. Per esempio, Filone di Alessandria, contemporaneo anziano di Gesù, cita aspersioni non bibliche eseguite per purificazione dopo un funerale o dopo rapporti sessuali; forse prima di entrare in sinagoga, e forse prima di pregare. La tendenza ebraica di riunirsi per le preghiere o di costruire case di preghiera vicino a corsi d'acqua (fiumi, spiagge; cfr. {{passo biblico2|Atti|16:13}}) potrebbe essere interpretata come espressione di tale istinto "purificatorio": l'acqua veniva universalmente considerata un mezzo di purificazione.
 
Più vicini a casa, in patria diciamo, si constata un'intensificazione ed estensione di queste leggi nelle tradizioni attribuite ai Farisei di fama evangelica. Questi interpreti laici della Legge sembra fossero preoccupati di estendere lo scopo e il dettaglio dell'ingiunzione biblica, specificamente in merito alla purezza. I Farisei ritenevano tra loro, in comune, certe credenze e pratiche — Flavio Giuseppe specifica la credenza nella risurrezione, nell'autorità delle proprie tradizioni d'interpretazione (la "tradizione dei padri"), e nell'interazione tra libero arbitrio e divina provvidenza nell'esperienza umana. Ma qui come altrove, il consenso non implica mai l'unanimità. Gli studiosi laici della Torah si dividevano inoltre tra la [[w:Dispute talmudiche tra Bet Shammai e Bet Hillel|Casa di Hillel e quella di Shammai]] due saggi della generazione prima di Gesù, che dibattevano aspramente il modo giusto di adempiere ai comandamenti della Legge. Ed avevano le rispettive vedute su come anche i sacerdoti dovessero osservare le proprie leggi.
 
Non che i ranghi dei sacerdoti fossero uniti. Tutt'altro. A seguito della vittoriosa guerra di indipendenza condotta dagli [[w:Asmonei|Asmonei]] (166-142 p.e.v.), i sacerdoti della famiglia [[w:Sadoc|sadochita]], per i quali il sommo sacerdozio era una questione ereditaria, si separarono quando gli Asmonei stessi si assunsero tale carica. Una branca stabilì il proprio tempio a [[w:Leontopoli|Leontopoli]] nel [[w:Basso Egitto|Basso Egitto]]; altre trovarono modo di continuare la vocazione di famiglia stabilendo altri templi nella [[w:Samaria|Samaria]] ed in quello che oggi è la [[w:Giordania|Giordania]]. Un altro sadochita si stanziò presso una comunità di devoti separatisti sacerdotali – "i custodi del patto dei figli di Sadoc" – nel deserto giudeo fuori Gerusalemme. Nei [[w:Manoscritti del Mar Morto|Manoscritti del Mar Morto]], biblioteca della comunità, egli appare come il "Maestro di Giustizia". Il suo gruppo, gli [[w:Esseni|Esseni]], estesero le regole della purezza in maniera elaborata (cosa comprensibile, penso, date le loro origini sacerdotali), evitando l'adorazione nel Tempio di Gerusalemme (macchiato, ai loro occhi, da sacerdoti inetti) e sognando visioni apocalittiche di ricompensa in un nuovo o rinnovato Tempio, alla fine del mondo, di proporzioni gigantesche, gestito secondo la loro interpretazione della Legge.
 
== Vivere la Legge: spazio sacro e tempo sacro ==