Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Iraq-Iran: differenze tra le versioni

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Quanto agli Iraniani, la loro forza militare era fortemente sminuita ma ancora di notevole livello. Nonostante che la metà dell'arsenale iraniano fosse inutilizzabile a causa della Rivoluzione e delle sue conseguenze (con il blocco delle forniture americane e l'esecuzione di molti ufficiali troppo 'filo-occidentali' e visti quindi come traditori leali al vecchio regime). Molti erano gli ufficiali rimasti al comando giovani e relativamente inesperti. Né l'Iran aveva molte esperienze belliche prima del 1979, a parte la partecipazione alla repressione della guerriglia in Oman e gli scontri controcon i Kurdi e gli Irakeni alla frontiera. Tra i giovani c'era persino un tale Shamkhani, di appena 24 anni, con il grado di tenente della riserva, che si ritrovò comandante della Regione militare del Khuzistan nel '79 e lo rimase fino al 1982. In seguito diverrò comandante delle forze terrestri, ammiraglio della marina nel dopoguerra e ministro della Difesa nel 1997-2005.
 
Quanto alle unità sul campo, c'erano 3 divisioni e due brigate corazzate più 4 divisioni e 2 brigate meccanizzate, rinforzate da 5 brigate d'artiglieria e 2 di unità speciali e aviotrasportate. Nonostante l'Irak avesse più esperienza bellica di quanta non ne avessero gli Iraniani (sebbene non propriamente brillante), queste unità erano decisamente più potenti di quelle irakene. Il loro campione sul campo di battaglia era il Chieftain (o Shir, Leone). Questo mostro corazzato aveva una corazza convenzionale in acciaio molto pesante (anche se gli Israeliani non lo vollero perché nemmeno la sua robusta struttura poteva garantire la resistenza alle cariche HEAT); ma soprattutto era armato del potente cannone rigato L11 da 120 mm, capace di sparare granate APDS, HESH e WP. Sebbene le munizioni da 120 perforanti decalibrate di prima generazione non fossero migliori di quelle da 105 di seconda (l'M111 israeliana, all'epoca all'inizio della sua carriera), si trattava di un'arma poderosa e precisa, micidiale anche con le granate HESH, pur mancando delle HEAT. Il tutto era asservito ad una sofisticata direzione del tiro. Infatti, fu solo nel '71 che l'Iran ordinò lo Chieftain e così, fin da subito, ebbe l'Mk 3/3(P) e poi l'Mk 5/5(P). Il primo introduceva, assieme alla mitragliatrice di puntamento da 12,7 mm, un telemetro laser. Infatti lo Chieftain non ha mai avuto un telemetro, così come non ce l'hanno mai avuto i carri britannici di alcun tipo. Presto infatti passarono alla mitragliatrice calibro 0.50 pollici, perché con questa si calcolava, in maniera speditiva, la distanza semplicemente sparando raffiche di 3 colpi sul bersaglio, aggiustando il puntamento e osservando quando su questo i proiettili incendiari arrivavano. Era possibile simulare le traiettorie dei proiettili del cannone fino a 1.830 m, ma ovviamente si tratta di un sistema macchinoso, per quanto capace di assicurare persino il 90% delle probabilità di colpi a segno, anche meglio di un telemetro ottico dell'epoca. C'erano 300 colpi a bordo, sufficienti per 100 tentativi (alle grandi distanze: fino al migliaio di metri bastava il reticolo stadimetrico). Siccome il cannone superava ampiamente la gittata dell'arma coassiale, all'inizio degli anni '70 comparve un telemetro laser Barr&Stroud LF-2 con portata di 10 km. Dall'Mk 5 si è passati ad un sistema computerizzato IFCS che permette il calcolo automatico dell'alzo della canna a seconda del tipo di munizione, del movimento relativo del mezzo e della distanza. In tutto il Chieftain porta 64 colpi da 120 mm, più dei colpi da 105 mm dei carri più piccoli e lo stesso numero di quelli del Centurion Mk 13 con cannone L7 da 105; e soprattutto, il 60% più dei carri armati con il 115, 120 o 125 mm. Le ottiche quindi non hanno pesato sulla forma della torretta anteriore, che è potuta diventare, senza telemetri ottici, molto inclinata e quindi difficile da penetrare a parità di spessori. Il capocarro ha un sistema di osservazione con episcopi, faro IR, visore notturno opzionale, mitragliatrice telecomandabile da dentro il mezzo; il servente ha un sistema di puntamento, in verità non eccezionale, costituito da un periscopio diurno da 1 o 8x, e notturno da 3x. Le munizioni sono a cariche separate, contenute in appositi contenitori antincendio (per le cariche di lancio). L'unico problema è la mobilità, con un motore scarsamente affidabile (lo stesso diesel boxer degli autobus di Londra) che ha una scarsa potenza per le 54 tonnellate del mezzo (56 nel Mk 5). In ogni caso si trattava del carro più potente della NATO fino all'arrivo del Leopard 2 e superiore anche ai T-62, se non ai T-72. Lo Shah non poteva non ordinarlo, data la sua smania di dominio, e nel '71 ne richiese 705, consegnati prima allo standard Mk 3 e poi al livello di Mk 5 (con l'IFCS) fino al 1978. Nel '71 il Kuwait ordinò 150 Mk 5/5K, e quindi si può dire che quell'anno fu l'ultimo anno d'oro per l'industria britannica del settore. Agli Iraniani il Chieftain così com'era, però, non piacque del tutto e così vollero anche un veicolo dalla meccanica migliorata, più facile da guidare e con migliori sospensioni, nonché con maggiore corazza inferiore contro le mine. L'FV (Fighting Veichle) 4030/1 venne consegnato in altri 187 esemplari, che si aggiungevano agli altri mezzi e a alcuni veicoli speciali come recupero e gittaponte adatti alla mole di un mezzo difficile da trattare dato il suo peso.