La religione greca/Le teologie dei filosofi/L'Essere di Parmenide: differenze tra le versioni

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Parmenide di Elea (oggi Velia), filosofo del VI/V secolo a.C., fu avviato alla filosofia dal pitagorico Aminia. Di Parmenide conserviamo un poema in esametri che convenzionalmente indichiamo con il nome di ''Sulla natura'' (Περί Φύσεως, ''Sulle origini'')<ref>Oggi, di questo poema, conserviamo diffusi frammenti della sua prima parte, quella inerente alla "verità", mentre della seconda parte, quella inerente alle "opinioni dei mortali", conserviamo solo pochi singoli frammenti; Simplicio, nel commentario alla ''Physica'' (144, 25), ne attesta una edizione completa ancorché poco diffusa.</ref>, dove il filosofo ha sollevato un tema che è centrale nella ricerca filosofica: l'Essere (τὸ Ὄν), tema a fondamento della cosiddetta "ontologia" (scienza dell'essere). Tale poema conservava già per gli antichi elementi di problematicità per via del suo carattere enigmatico <ref>Cfr. Proclo, ''Commentario al Timeo'', I, 345, A 17 e 19.</ref>.<br>
Nel proemio del poema, Parmenide narra di un viaggio in cui fu trasportato per mezzo di un carro trainato da cavalle e guidato da fanciulle (le figlie del Sole) per una via che "dice molte cose" (ὁδὸν πολύφημον), una via della divinità che porta in molti luoghi "colui che sa", che porta ai sentieri della Notte e del Giorno, fino giungere alla presenza di una dea, Δίκη (Giustizia) che, convinta dalle figlie del Sole, gli dischiude la porta per la "strada maestra", in una narrazione che si presenta «come un discorso vero, cioè come la rivelazione divina di una verità»<ref>Enrico Berti. ''Parmenide'' in ''Il sapere greco - dizionario critico'' vol.2, Torino, Einaudi, 2007, p.187</ref>.