Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Al centro della rivoluzione: Russia: differenze tra le versioni

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Gli ebrei sono quasi del tutto assenti nel resoconto di Ehrenburg. Scrive: "Le SS divennero i carcerieri dei campi di concentramento, comandavano squadre punitive nelle nazioni occupate, ed erano i tormentatori giurati dei francesi, polacchi, norvegesi e serbi." Questi sono quindi, a quanto pare a Ehreburg, i bersagli primari dell'odio nazista! Ma le preoccupazioni naziste erano concentrate altrove, come ben si sa — ma la storiografia ufficiale sovietica riduce e persino nullifica la presenza ebraica.<ref name="Hingley"/><ref name="Rubenstein"/> Anche col nazismo, gli ebrei non vengono calcolati come vittime, o vittime su uno stesso piano degli altri. I nazisti sono noti come hitleriani e capitalisti e, dal 1941 in poi, come anti-socialisti. Il leader della lotta contro il nazismo è la gloriosa Unione Sovietica; Ehrenburg propone persino che gli Alleati non si impegnino abbastanza nella guerra comune. Non si sogna nemmeno di menzionare che l'USSR si ritrova in guerra solo perché è stata attaccata direttamente — molto dopo che gli Alleati si erano coinvolti. La società sovietica per Ehrenburg è ancora la più grande: "Possiamo dire senza vantarci che in molte sfere la nostra nazione ha superato le altre. Noi amiamo il futuro. È il respiro della nostra vita." Ed in seguito: "Il popolo sovietico non sarà mai, mai e poi mai, schiavo!"<ref name="Rubenstein"/>
 
[[File:Ilya Ehrenburg and Gustav Regler with Hemingway, Spain, 1937.jpg|thumb|left|Ilya Ehrenburg con Ernest Hemingway e Gustav Regler durante la Guerra Civile spagnola, nel 1937]]
 
Che il popolo sovietico non fu mai schiavo è da discutersi, in base ai resoconti di ciò che accadde in quel regime. La già citata '''[[w:Evgenija Solomonovna Ginzburg|Eugenia Ginzburg]]''' (1904-1977), sedicente comunista leninista, narra nel suo ''Viaggio nella vertigine'' (1967) le sue orrende esperienze — diciotto anni in prigione e campi di lavoro senza una ragione particolare. Poiché venne riabilitata insieme a molti altri nel 1956, può forse permettersi di affermare che lo stalinismo fosse un'aberrazione transitoria da sussumersi sotto il titolo "culto della personalità": per lei rappresentò qualcosa che "fu e mai più sarà". Nel testo pare rallegrarsi della situazione che "ora sia possibile dire a tutti cosa successe allora". Solo che il suo resoconto non fu mai pubblicato nell'USSR: dovette essere fatto uscire di straforo, a sua insaputa, e pubblicato inizialmente a Milano nel 1967.<ref name="Memorial">Si veda la recensione del libro a [http://www.memorialitalia.it/2011/05/03/evgenija-ginzburg-viaggio-nella-vertigine/ ''Memorial'' - "Evgenija Ginzburg, Viaggio nella vertigine"], di Stefano Garzonio, “Il Manifesto”, 1 maggio 2011.</ref> La sua testimonianza degli orrori dello stalinismo sembrano convincenti e confermano altri resoconti. Per lei, il 1934 fu l'inizio di quel periodo che raggiunse il suo apice con i processi-farsa del 1936 e 1937. In quella prima fase, Ginzburg afferma di se stessa: "Non avevo il minimo dubbio che la linea di partito fosse quella giusta"; l'unica sua riserva riguardava la personalità di Stalin stesso, che ella rifiutava di riverire. Altri, anche coloro che erano stati condannati ingiustamente "riuscivano stranamente a combinare un sano giudizio di ciò che stava accadendo, con un culto personale veramente mistico di Stalin." L'autrice non scorge l'ironia nel suo rifiuto dello stalinismo a favore del leninismo, sebbene Lenin sia stato il creatore del sistema sotto il quale Ginzburg stessa aveva sofferto così tanto. Tuttavia il suo resoconto afferma i valori umani, la centralità dell'individuo, il valore della poesia, fornendo inoltre molte informazioni. Di fatto, comunque, il "sistema" che torturò e schiavizzò la popolazione e soppresse la libera espressione aveva preceduto Stalin e lo sopravvisse. Mandelstam, Pasternak, Babel, Solzhenitsyn e la stessa Ginzburg (per citare solo alcuni esempi) furono pubblicati e letti nel mondo esterno, ma mai nell'Unione Sovietica finché esistette.<ref name="Hingley"/>