Missione a Israele/Verità evangeliche: differenze tra le versioni

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Tuttavia, la scena del Tempio fa comunque riferimento alla futura Passione di Gesù, e in un certo modo che curiosamente richiama il tema marciano — la relazione tra il fato di Gesù ed il fato del Tempio. Per citarne un esempio fra tanti: Marco connette l'idea di distruzione e restaurazione con la frase "tre giorni" in due drammatici contesti-chiave: nella predizione di Gesù riguardo alla propria Passione e Risurrezione ("Il Figlio dell'Uomo deve ''venire ucciso''... e dopo ''tre giorni risuscitare''", {{passo biblico2|Marco|8:31,9:31,10:34}}); e nell'accusa a lui attribuita davanti al concilio dei sacerdoti ("Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo", {{passo biblico|Marco|14:58}}, ripetuto beffardamente alla Crocifissione, {{passo biblico|Marco|15:29}}). Anche il Gesù giovanneo rende esplicita la connessione, sebbene gli agenti della distruzione del Tempio, nella sua versione, si sposti da Gesù agli ebrei di Gerusalemme: "Rispose loro [gli ebrei] Gesù: «''Distruggete'' questo tempio e ''in tre giorni'' lo ''farò risorgere''»... ''Ma egli parlava del tempio del suo corpo''. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo" {{passo biblico2|Giovanni|2:19:22}}). Per Giovanni, il significato del Tempio reale è sussunta completamente dal suo significato cristologico: l'intera immagine del Tempio distrutto indica la Passione. La funzione del Tempio qui è simbolica, non drammatica (come in Marco).
 
Inoltre, il Gesù di Marco ha confidaton le sue predizioni della Passione solo ai suoi discepoli; Giovanni, come abbiamo appena visto, proclama pubblicamente la notizia sia a seguaci che a nemici. Ciò punta ad una seconda grande distinzione tra i due Vangeli, distinzione che influenzerà ogni valutazione del loro rispettivo ordine degli eventi: le differenti rappresentazioni evangeliche del carattere di Gesù.
 
Il Gesù marciano è uomo d'azione: impetuoso, indaffarato, spinto vivacemente da sinagoga a infermo, da spiaggia a camoagna a mare, comandando a demoni con autorità, perfino ordinando alla natura di obbedire alla sua volontà. Ad un suo ordine, una tempesta in mare si quieta e il [[Un fico secco|fico si avvizzisce]] ({{passo biblico2|Marco|4:39,11:14,20}}). Queste dimostrazioni di potenza a loro volta evidenziano il duplice messaggio di Gesù: il Regno è vicino, e il Figlio dell'Uomo ha l'autorità di annunciare tale avvento. La storia stessa rende chiaro al lettore che questo £Figlio dell'Uomo" è veramente il Gesù di Marco; ma Marco non permette al suo protagonista di essere più specifico di così sulla propria identità. In effetti, il Gesù di Marco sembra nascondere la propria identità in discorsi oscuri, finanche quando l'annuncia in azioni decisive. Sebbene con "Figlio dell'Uomo" il Gesù marciano chiaramente intenda se stesso (per es. {{passo biblico|Marco|8:31}}), tuttavia parla di tale figura solo in terza persona; e sempre richiede il silenzio da coloro che comprendonio chi egli sia veramente: il Figlio dell'Uomo, il Messia ({{passo biblico|Marco|8:29,14:61-62}}), il Figlio di Dio. "E gli spiriti immondi, quando lo vedevano, si prostravano davanti a lui e gridavano, dicendo: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li sgridava severamente, perché non dicessero chi egli fosse" ({{passo biblico|Marco|3:11-12}}). Ai discepoli, dopo che Pietro lo aveva identificato come Messia: "E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno" ({{passo biblico|Marco|8:30}}); dopodiché la voce dalla nube chiama Gesù "‘Il Figlio mio prediletto’... [Gesù] ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto" ({{passo biblico|Marco|9:9}}).